“Tutta Vita (Sempre)”, uscito la settimana scorsa, non è solo l’ampliamento, con nuove canzoni, del suo ultimo disco. È di più, è la continuazione del viaggio. Due anni vissuti al massimo, due anni che gli hanno cambiato l’esistenza, con il mondo che, per citarlo, non ha mai smesso di “girare”. “In questo disco c’è tutto il mio percorso, prima e dopo la vittoria di Sanremo - spiega Olly - ci sono cinque inediti, ma in totale sono otto i brani nuovi. La vera esigenza del continuare a fare andare avanti questo progetto è stata quella di sentirsi vivi, che non vuol dire rischiare la patente perché si fumano le canne. È ballare nudo per casa, è seguire il vento, è scrivere ‘Ti amo’ sull’asfalto”.
I nuovi pezzi sembrano anche delle reazioni al successo, o meglio un tentativo di rimanere attaccati alle cose importanti: in “Così così”, per esempio, risponde con un sorriso beffardo alle critiche, mentre ne “Il brivido della vita” sente il bisogno di sentirsi ancora “un coglione” con i suoi amici. “Oggi sono un ragazzo di 24 anni famoso. Lo dico con umiltà. E devo avere necessariamente delle accortezze, ma cerco di non mettermi troppi freni - prosegue - al bar ci voglio andare lo stesso, anche se so che potrebbe non essere più come prima. Ma devo dire la verità: sto scoprendo anche la bellezza di parlare con quei fan che non si limitano a chiedere una foto e basta. Io alla fine sono una persona normale e, a volte, cerco di sentirmi così. Ne ‘Il brivido della vita’ dico che sento l’esigenza di sentirmi un po’ coglione, perché è proprio così. Soprattutto dopo la vittoria al Festival la normalità e la ricerca di essa hanno avuto e hanno un ruolo importante per me”.
Quest’estate è finito in mezzo a una bolla mediatica per aver sporcato la tavola di un ristorante durante una cena movimentata con la sua compagnia, “mi assumo i rischi di essere chiacchierato”, taglia corto a chi gli ricorda l’episodio, intanto là fuori la realtà fotografa un artista capace di vendere decine di migliaia di biglietti come dimostrano i due grandi live a settembre all’Ippodromo di Milano, radunando quasi 70mila persone. Non è finita: tornerà a esibirsi dal vivo con il “Tutta Vita Tour 2025–2026”, il suo primo tour nei palazzetti con 20 date sold out. “Non c’è nulla di costruito, il fare canzoni da ‘canto collettivo’, che poi è il cuore del live, è un iter. Scriviamo in studio e sappiamo quando un pezzo è cantabile o meno. Ho smesso di fare l’artistoide e fare pezzi astrusi. Testiamo i brani sui nostri amici, che non sono degli ‘yes man’ -specifica - ‘A squarciagola’ uscì quando non ero certo in questo momento discografico, anzi in alcune riunioni, in cui non c’ero, mi si dipingeva come in un periodo di flop. E invece ora la gente la canta all’Ippodromo. Quell’approccio ha pagato. ‘Così così’ è piena di parole, ma io credo verrà cantata. Il mood ‘canto di gruppo’ non nasce in laboratorio, il mio obiettivo non è fare slogan per vendere dischi, ma fare pezzi che possano arrivare a tutti”.
A proposito di “Così così”: “Non me la vivo sempre così. Ma ho avuto un momento in cui determinate critiche, messaggi e minacce di morte, mi hanno fatto un po’ male. In quei casi andare sul palco e cantare scaccia via tutto. Nel pezzo ‘Così così’ cito proprio alcune di quelle critiche, da ‘miracolato’ a ‘raccomandato’. Dopo Sanremo ho patito quella narrazione: ‘ha vinto perché era deciso, ha vinto perché era tutto costruito, lo hanno voluto i poteri forti’. Ho passato una sera a leggere tutti questi commenti e li ho esorcizzati con questa canzone, quelle critiche mi hanno fatto andare in studio carico”. “Tutta Vita (Sempre)” contiene anche una versione in acustico di “Come noi non c'è nessuno”, senza le strofe di Angelina Mango che l'hanno resa "Per due come noi". “La portammo per la prima volta live nel 2023. Così, in acustico, eravamo io e Juli. Poi ha subito diverse trasformazioni, le persone hanno apprezzato tantissimo la versione con Angelina: quando l’abbiamo cantata insieme all’Ippodromo è stato magico. Allo stesso tempo, ci tenevo a offrire all’ascoltatore anche questa versione più primordiale”, dice Olly. Poi riavvolge il nastro: “All’Ippodromo è successo tutto quello che speravo. Alla fine ha anche piovuto ed è stato epico. Tra il pubblico c’era di tutto: dalla bambina al nonno, e questa credo che sia la vittoria più grande. Vasco per me è un’ispirazione totale, non solo nella musica, ma anche nelle atmosfere. Quando vedo gente molto adulta ai suoi live penso alla prima volta che lo hanno scoperto e da quel momento non l’hanno più lasciato. Mi piacerebbe che succedesse lo stesso con i miei fan: accompagnarli per anni”.
Dopo il tour invernale Olly si prepara a esordire sul palco dello Stadio Luigi Ferraris di Genova per le tre date evento di “Tutti a casa”: i primi due live sono andati subito sold out. “Tutti a casa” rappresenta un nuovo appuntamento live che sa di straordinario: Olly sarà infatti il prossimo 18, 20 e 21 giugno 2026 nella sua Genova, nello stadio che riapre eccezionalmente le sue porte alla musica a 21 anni dall’ultimo concerto che si è svolto nella venue, tenuto da Vasco Rossi. “Lo stadio di Genova sarà una sorta di mix tra gli Ippodromi e i palazzetti, con il pubblico nel parterre, ma anche sugli spalti – anticipa - sono molto orgoglioso di suonare lì, nella mia città. Quello stadio non ospita un live da vent’anni, sarà una sfida. L’ultimo a suonare lì è stato proprio Vasco. I miei coetanei non hanno mai vissuto un live in quella location. Devo anche dire che la parola ‘stadio’ mi terrorizza, oggi è uno statement da raggiungere il prima possibile e mi è stato anche proposto di fare live più grandi. Ma a Genova tutta questa ansia non c’è, perché è casa”.
In “Tutta Vita (Sempre)” c’è un brano a cui il cantautore tiene particolarmente. “‘Buon trasloco’ è il pezzo a cui sono più legato. Parla di morte, arriva alla fine di ‘Tutta vita’ e tocca un argomento, con delicatezza, che non poteva essere escluso - conclude - nasce dopo la morte del papà di Juli, che è mancato quando è uscito il disco. Ho chiesto a lui il permesso per scrivere ogni parola. Il pezzo simboleggia l’idea che la morte, alla fine, potrebbe essere un’altra dimensione della vita. C’è il suono della fisarmonica, che suonò il papà di Juli in ‘Meno male che c’è il mare’, suonata questa volta dallo stesso Juli...”.