MILLE: "Cantare dal vivo è meglio del sesso"

La cantautrice romana sta per portare in tour "Risorgimento", suo primo album solista

È da poco uscito “Risorgimento”, il primo album solista di MILLE. Un disco che attesta il percorso di crescita in continua evoluzione di un’artista che non riesce a stare ferma, perché «chi dorme non piglia pesci, no?». In attesa del tour che partirà il 7 novembre, con l’inconfondibile e spudorato accento romano MILLE racconta la genesi di “Risorgimento”: la liberazione, il cinema e l’amore, che non è bello solo se litigarello. «È una stronzata atomica. Ma chi te se pija se me devo mette a litiga’?».

Da ragazzina ti chiamavano “la garibaldina”.

Mio padre mi chiamava così: a Gariba’. Perché giocavo ad andarmene via di casa portandomi dietro i peluche e le bambole, a mo’ di spedizione dei Mille e quando mio padre vedeva quella scena mi diceva “a Gariba’, ma ‘ndo vai?”. La voglia di evadere e di partire per nuovi orizzonti poi è sempre rimasta. Il mio nome però non è legato a questo ricordo, almeno non in maniera cosciente perché, quando l'ho scelto, l'ho scelto in maniera molto spontanea e di getto, senza pensarci troppo. Poi, con il passare del tempo, nel momento in cui mi sentivo chiamare con questo nome, mi venivano in mente i ricordi con mio padre e quindi spesso mi ritrovo a unire dei puntini invisibili. Tutto torna.

Definisci la tua scrittura “spudorata”.

Un po' come sono io oggi, nel senso che mi sono tolta tutti i filtri, le sovrastrutture, i paletti, i limiti che potevo anche essermi autoimposta. Quello che scrivo è paro paro quello che sono e quindi sì, io mi ritengo abbastanza spudorata, che è un termine che mi son sentita affibbiare nel tempo e anche qua i puntini si uniscono. La mia identità ovviamente me la costruisco io, però poi ce la confermano anche gli altri, no?

Ci sono aspetti del tempo che stiamo vivendo che ti mettono in difficoltà e di conseguenza si riflettono nella tua musica?

Ho imparato ad avere le spalle abbastanza larghe. Poi ci metto pure le spalline, quelle degli anni Ottanta, quindi sono ancora più larghe. Adesso mi do la possibilità di pensare che quello che mi succede mi succede perché probabilmente ho la forza di accoglierlo, anche cose non proprio piacevoli. Probabilmente è questo che metto dentro la musica: non la difficoltà in sé, ma la possibilità che mi do di accogliere quella cosa, nel bene e nel male.

Il cinema influenza la tua vena creativa?

In maniera laterale, come tutte quelle cose che stanno lì, che osservi e che intanto integri dentro di te. Non c'è dietro uno studio, anche se in quello che faccio c'è sempre tanta ricerca: sono cosciente delle cose che mi piacciono e cerco di mantenerle nella memoria per poi utilizzarle al momento giusto. Il cinema è qualcosa di cui fruisco solo per il piacere di fruirne. Però poi mi ritrovo a fare cinema con le mie canzoni: scene, parole e momenti che diventano più belli perché sono raccontati dalla musica. E in quel momento tu la musica la stai guardando, non stai solamente ascoltando. Mi piace quel concetto lì: la possibilità che la musica ha di essere vista, oltre che ascoltata.

Al centro di “Risorgimento” c'è il tema della liberazione. Che cosa significa per te?

Liberazione – che non è libertà – è qualcosa che comporta un movimento. Per me vivere ha sempre a che fare con il muoversi, anche banalmente affacciarsi alla finestra è già qualcosa che porta il tuo corpo a vedere altro e non solo la tua stanza. È la possibilità che una persona si può dare di cambiare qualcosa che è scritto. Mi piace molto di più la parola “liberazione” che “libertà”. La sento tanto presente anche nel disco che ho scritto, perché è proprio il moto a luogo, da una condizione all'altra, che ho vissuto pienamente e che ho raccontato attraverso le canzoni. Siamo noi stessi a concederci la libertà, la possibilità di stare meglio.

Un altro tema centrale è l'amore. Che cos'è l'amore per Mille?

L'amore per me è una scelta, è prendere una decisione. C’è la fase dell'innamoramento, che è stupendo, ma amore è quando scegli di aprire le braccia e di accogliere la vita dell'altra persona. Che non significa accollasse i problemi dell'altra persona, ma accogliere anche quelli, gioie e dolori, perché nel momento in cui abbracci sei cosciente che non farai solamente la tua di camminata durante la vita, ma avrai a che fare anche con il camminare dell'altra persona e non è una cosa che ti capita, ma una cosa che scegli di fare. L'innamoramento capita, l'amore lo scegli. Scegli di prendere il biglietto del treno con un'altra persona, per usare una metafora. Da quando ho capito questa cosa, ho rivalutato anche l'utilizzo del termine "compagno/compagna", che prima mi sembrava qualcosa di troppo adulto, troppo vecchio. E invece, effettivamente, è proprio scegliere di fare un viaggio con un'altra persona, che diventa compagna di viaggio.

C'è una curiosità sull'album che non hai ancora raccontato e che vuoi condividere?

Alcune cose dell'album le ho scoperte parlandone. Quando scrivo una canzone, penso solo al motivo che mi spinge a scriverla. Non penso al fatto che potrebbe avere un significato diverso per chi l'ascolta. Ci sono sicuramente tanti momenti che per tante persone che lo hanno ascoltato hanno un significato, mentre per me è diverso. Per esempio, “Artiglieria pesante” è apparentemente una canzone d'amore, perché parlo di amore. In realtà quella canzone non ha niente a che vedere con il rapporto uomo donna, un rapporto di amore relazionale. Parla dei fatti della scuola Diaz e l'ho scritta perché la sera prima parlavo con delle persone di quello che è accaduto e in quel momento, in quella canzone, usavo la parola “amore” su diversi piani. I fatti della Diaz sono fatti che vengono raccontati come giusti in nome dell'amore, ma non c'è mai una motivazione giusta per avallare la violenza.

Che cosa ti aspetti dal prossimo tour?

Di divertirmi da morire. Prima, davanti al microfono, se c'era qualcosa di vocalmente nuovo da affrontare mi vergognavo sempre tanto. Ero io la prima a mettere dei paletti alla mia voce. Ora ho superato quei limiti. In questo disco ho fatto proprio come cazzo mi pare, nel senso che non mi sono vergognata di sperimentare davanti al microfono. Ho molto più imbarazzo a fare una cosa da sola o davanti a una persona che non davanti a un sacco di gente. E cantare quelle canzoni dal vivo amplifica tutto quello che dico, cantare quelle parole dal vivo è meglio del sesso, di qualsiasi piatto buonissimo, pure della carbonara più bona del mondo. Mi piace anche solo pensare che a breve inizierà l'allestimento del tour e quindi la costruzione dello spettacolo. Perché mi piace pensare che non sia solo un concerto, ma uno spettacolo. L'ho sempre concepito come qualcosa con un inizio, uno svolgimento, una fine, con dei momenti, con le luci che vanno a sottolineare quei momenti. Vorrei che le persone che vengono al concerto potessero vedere le parole che sto cantando.

 

UN MALEDETTISSIMO POSTO MIGLIORE TOUR

7 Novembre 2025 
Bergamo – DRUSO 

11 Novembre 2025 
Milano – SANTERIA TOSCANA 31

12 Novembre 2025 
Roma – MONK 

14 Novembre 2025 
Parma – BAREZZI FESTIVAL 

15 Novembre 2025 
Torino – SPAZIO 211 

28 Novembre 2025 
Napoli – TEATRO BOLIVAR 

29 Novembre 2025 
Molfetta (BA) – EREMO CLUB 

17 Gennaio 2026 
Bologna - LOCOMOTIV

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