I Nomadi sono tornati. E sono sempre gli stessi

La band presenta il primo live da 10 anni. E il nuovo batterista

Quando calchi il palcoscenico da più di 60 anni, di concerti dal vivo un po’ te ne intendi. E magari senti anche il bisogno di portare qualche novità nel tuo percorso. Da qui nasce il “Live al Teatro Dal Verme” dei Nomadi, che tornano a pubblicare un album dal vivo dopo quasi dieci anni. “è quasi un libro questo disco: racconta la nostra storia” dice il fondatore, Beppe Carletti.

Per un gruppo che fin dal proprio nome rifiuta l’idea di chiudersi in studio, il ritorno alla dimensione live è vitale. Il pubblico dei Nomadi è affezionato, presente e molto legato al senso di appartenenza che gli eredi di Augusto Daolio riescono a suscitare. “Avere un confronto diretto e costante con il nostro pubblico è la nostra caratteristica. Suonare i brani con la nostra gente davanti è un valore aggiunto, perché poi è la nostra gente a chiederci di esporci su questioni che vanno anche oltre la musica. Sulla Palestina, per esempio” racconta Carletti, che difende con orgoglio la capacità dei brani dei Nomadi di trascendere il tempo. “Mi piace dire che siamo attualissimi. Purtroppo. Le nostre canzoni sembrano state scritte in questi giorni qui. Pensiamo ad Auschwitz: tremendamente attuale”.

È un sentimento che i cambi di formazione non riescono a scalfire: cantare in coro “Io vagabondo” o “Dio è morto” continua a emozionare ogni generazione. “Se si aggiungono nuovi membri, io sono solo contento: è un valore aggiunto. Ricordo ancora una frase che mi disse Augusto: pensa che bello se io e te non ci siamo più e i Nomadi continuano a vivere lo stesso. La forza sta nel gruppo, fin dai tempi di Augusto che amava il gruppo in una maniera viscerale, tanto da aver sempre rifiutato la carriera solista. Stiamo bene insieme, siamo una band vecchio stampo che si diverte ancora sul pullmino tra una data e l’altra. Se ci tolgono il palco siamo finiti”.

La collettività è il motore che alimenta non solo l’ultima uscita discografica, ma l’intera carriera di Beppe Carletti, Cico Falzone, Massimo Vecchi e Sergio Reggioli, ai quali dal 2017 si è aggiunto Yuri Cilloni alla voce. Quello al Teatro dal Verme è il primo live registrato con Cilloni e con Domenico Inguaggiato, vera new entry della band, alla batteria dal 2023. “L'emozione c'è sempre” confessa Yuri, “questo disco è importante per me perché è un altro traguardo dopo il mio debutto otto anni fa. La struttura del Dal Verme poi ricorda un'arena e mi ha dato una carica in più”. Emozione condivisa da “Mimmo” dietro i tamburi: “Suonare per la prima volta in un disco live è un'emozione che porterò sempre con me. Ricordo ancora gli sguardi delle persone. Se non ho sentito la responsabilità di questo debutto è grazie a questo gruppo fantastico: ci siamo divertiti”.

Quello registrato nella splendida cornice milanese nel dicembre 2024 non è certo il primo live registrato dai Nomadi, e molte delle canzoni in scaletta sono storiche, suonate chissà quante volte; perché, dunque, aggiungere questo tassello a un mosaico già variopinto? “Perché riuscire a fare un live ogni 10 anni è già di per sé bellissimo: vuol dire che siamo ancora vivi. E se li ascolti, ognuno è diverso. Un live è una fotografia del tempo che stiamo vivendo. E farlo in un teatro è ancora più magico. Si è più concentrati, è meno dispersivo rispetto a una piazza” spiega Carletti. “Ciò che conta è non tradire mai la propria natura. Non abbiamo né padri né padroni. Siamo sempre gli stessi… ed è la nostra forza”.

In uscita il 19 settembre, l’album è già disponibile in pre-order in tutti i retailer fisici e digitali.

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