“Per soldi e per amore”, un gran disco che segna il ritorno di Ernia a tre anni di distanza da “Io non ho paura”, è una saga famigliare, personale e umana in cui poter ritrovare pezzi di sé. Prima di iniziare a presentare il nuovo lavoro, Matteo Professione, questo il suo vero nome, 31 anni, fa vedere un video dell’attore James Franco che domanda: “E tu cosa sei disposto a fare per soldi e per amore?”. E si accende subito una scintilla, che si ritrova nella prima traccia del progetto: “Mi ricordo”. “In ‘Mi ricordo’ parlo della disillusione che ho provato nell’aver raggiunto un discreto successo per poi guardarmi intorno e vedere che i soldi hanno deciso tutto per noi. Quando abbiamo iniziato a fare rap, io e tanti ragazzi, non potevamo neanche immaginare di poter vivere o guadagnare con la musica. Oggi molte cose sono cambiate…”, dice subito, senza maschere.
Un cuore aperto che attraversa tutto il disco dove non c’è spazio e tempo per flexare o dire banalità come in molto del rap contemporaneo. Perché queste canzoni per Ernia sono arrivate come pioggia d’estate, a ridare vita e vigore dove tutto sembrava essere diventato secco. “L’anno scorso, proprio in questo periodo, avevo un album chiuso - ricorda - l’ho ascoltato, non mi è piaciuto, non mi rappresentava e l’ho totalmente rifatto con Charlie Charles, che ne ha curato la produzione sonora segnando anche per lui un ritorno sulle scene. Con lui ho lavorato tantissimo piano-voce. E infatti il piano è lo strumento protagonista di questo progetto. A ogni disco mi viene chiesto: ‘È quello della maturità?’. Rispondo che 'quello della maturità’ è sempre il prossimo. Il tempo che mi sono preso per realizzare questo album è stato sacro e necessario. Ma me lo sono anche potuto permettere perché non sono più un emergente”.
Prima di mettere le mani nel sangue e nelle ferite, Ernia si esalta e poi distrugge le certezze, spacca le corazze: "'Figlio di’ con i Club Dogo è una celebrazione, loro non concedono feat ad artisti singoli, ne hanno concesso un paio solo ai Co'Sang e a DJ Shocca per una questione di ‘storia’, per me è un cerchio che si chiude averli nel progetto - sottolinea Ernia - ‘Fellini’ con Kid Yugi, invece, vuole distruggere i punti fermi di tanti rapper di oggi. Molti si credono invincibili e questa sembra l’unica cosa che conta. Io rappo: ‘Non può salvarti un bracciale Cartier. Non vai più lontano se guidi una Coupé. Mangia finché c’è però ricordati che un giorno morirà pure il re’. Basta farsi film mentali, i rapper non sono Fellini, fly down”.
Ernia è sempre stato un rapper “diverso”: “della trap in realtà non me ne è mai fregato un cazzo”. Lo ha dimostrato più volte nel suo percorso, ma a questo giro va ancora più a fondo. Il disco racconta i suoi affetti e la sua famiglia, mettendo il tutto in relazione ai soldi. C’è una scelta da fare tra il sentimento e la materia? “Sì, e io ho scelto palesemente il primo – sorride – in ‘Per i loro occhi’ parlo dei miei genitori. Sono sempre stati abbastanza freddi, non mi hanno quasi mai detto 'bravo'. Oggi da adulto ammetto che mi sarebbe piaciuto sentirlo dire qualche volta…Anche adesso mi farebbe piacere. In ‘Per te’, in cui parlo a me stesso, mi ripeto che anche io, forse, mi sarei dovuto apprezzare di più. ‘Berlino’ è dedicata a mia sorella. Da qualche anno vive in Germania. A volte mi manca, anche se non ce lo diciamo quasi mai, siamo fatti così. Fa la fotografa. Nel mio ambiente i fotografi servono sempre, ma lei, esattamente come i miei amici, non ha mai voluto essere ‘inserita’. Mi ha sempre detto di non voler diventare “la sorella di Ernia’. Per me lei è un grandissimo esempio di dignità. ‘Non piangere’ è stata ispirata dalla telefonata di un mio amico, che piangeva, perché era in prigione. Insomma, ho scelto gli affetti, i legami: sono loro a vincere su tutto in questo lavoro”.
Dentro ci sono altri due feat: Marracash, in “Da denuncia”, che racconta la strada per raggiungere i traguardi, e Madame in “Perché”, “un pezzo sociale che non va spiegato, è tutto lì tra quelle barre”, dice. Oltre alla title track, per raggiungere la chiave di questo disco, intriso di idee e pensieri, mai pesanti, arriva a chiusura “Grato”. “Spesso appaio deluso nelle mie canzoni, parlo della “non realizzazione”, del vuoto che si sente nonostante molti traguardi raggiunti. In questa canzone prendo tutto da un altro punto di vista - conclude - ho 31 anni, faccio il lavoro che ho sempre sognato, ho una compagna e una figlia piccola. Io posso essere annoiato e sentirmi insoddisfatto quanto voglio, ma se vedo le rovine di questo mondo, non posso che essere grato per quello che ho, non posso che dire ‘grazie’. Sono un sopravvissuto. Non posso lamentarmi. Questo pezzo magari farà meno streaming, ma per me è importantissimo”.