In “White horses” dei Wolf Alice canta il batterista Joel Amey

La canzone fa parte del nuovo album della band "The Clearing", ormai sempre più vicino.

“White Horses”, il nuovo pezzo dei Wolf Alice (qui la nostra intervista), contenuto nel loro atteso nuovo album, “The Clearing”, è l’unico del progetto in cui il batterista Joel Amey diventa la voce principale. Il brano è nato da una demo di Joel, ispirata ad alcuni versi annotati sul telefono, durante un inusuale viaggio in auto con sua madre, sua zia e sua sorella. Joel, verso la fine delle registrazioni di “The Clearing”, è tornato su quel testo e ha portato lo scheletro del brano al resto della band, che insieme ha contribuito a svilupparlo fino a ottenere una canzone in linea con la visione complessiva del nuovo capitolo. Joel ha commentato: “Mi sono lasciato ispirare dai brani che stavano dando forma a 'The Clearing', dalle strutture melodiche che stavamo costruendo, dalle parti acustiche, dalle armonie, ma volevo sorreggerle con un ritmo pulsante in stile krautrock”.



In merito al testo, riguardante la sua famiglia, Joel ha dichiarato: “Non abbiamo mai davvero saputo da dove venivamo, in termini di origini, fino a poco tempo fa. Mia madre e mia zia sono state adottate e per anni questo ha sollevato domande sulla nostra identità e sulle nostre radici. Per me non sono mai state risposte che sentivo di dover cercare”. Grazie alle esperienze vissute viaggiando per il mondo con i Wolf Alice durante i suoi vent’anni, la sua idea di “casa” è diventata sempre meno chiara. A tal proposito, Joel ha aggiunto: “Ero in una grande avventura con i miei migliori amici, senza mai sentire il bisogno di chiamare un posto “casa”, vivendo con una sola valigia e tutto quello che comporta essere in una band. Sentivo che le risposte a ‘chi sono?’ e “da dove vengo?” non fossero poi così importanti. La mia famiglia l’avevo scelta ed erano le persone intorno a me”. E ancora: “‘White Horses’ è stato il mio tentativo di trasformare tutto questo in una canzone ed Ellie, Joff e Theo mi hanno sostenuto lungo tutto il cammino”.

La canzone prende spunto dalla musica dance psichedelica, fondendosi con il rock anni ’70 che caratterizza il resto dell’album. Ha una sonorità che si apre a diverse possibilità, con deviazioni sonore affascinanti che culminano in un emozionante crescendo. Il brano è carico di una psichedelia delicata ma potente, aprendosi con versi intensi e diretti: “Know who I am that’s important to me / Do what I can to see the wood from the trees”. Il brano arriva dopo i singoli che hanno anticipato l’album: “Bloom Baby Bloom” e “The Sofa”, presentata dopo il ritorno della band sul palco “The Other Stage” del Glastonbury Festival. Scritto nel quartiere di Londra, Seven Sisters, e registrato l’anno scorso a Los Angeles con il vincitore di Grammy e produttore Greg Kurstin, il nuovo progetto riunisce una serie di pezzi che mostrano l’ambizione, le idee e le emozioni che hanno spinto la band a realizzarlo. È un classico album pop/rock che strizza l’occhio agli anni ’70, ma che resta saldamente ancorato al presente. Se i Fleetwood Mac scrivessero oggi un disco nel Nord di Londra, probabilmente suonerebbe simile a questo album, caratterizzato, dal punto di vista sonoro, dall’eliminazione di dettagli superflui od orpelli.

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