Chi era Jesto, il rapper romano (figlio d'arte) morto a 40 anni

Fedez: "Un punto di riferimento in un’epoca in cui si rappava solo per la fotta e la passione".

"14 anni fa partecipavo al mio primo 2thebeat in cui gareggiava anche Jesto, vederlo fare freestyle mi ha fatto capire cosa significasse avere carisma sul palco. Un punto di riferimento per il movimento in un’epoca in cui si rappava solo per la fotta e la passione. Riposa in pace leggenda del rap (quello vero)". Così Fedez ha voluto ricordare Jesto, il rapper romano morto ieri notte, all'età di 40 anni. A dare la notizia della scomparsa di Justin Yamanouchi, questo il vero nome del rapper, è stato il fratello, Taiyo “Hyst” Yamanouchi: "Astro del Rap italiano e uomo di immensa levatura spirituale. Non si dica che lascia in vuoto, perché non è così. Lascia invece un’eredità di valore incalcolabile ed uno slancio all’elevazione morale e spirituale che le anime affini sapranno cogliere e sfruttare", ha fatto sapere. L’ultimo saluto, in forma privata, avverrà martedì 5 agosto, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, alle ore 11.

Nome di culto della scena rap romana (prima) e nazionale (poi), Jesto era figlio - d'arte - di un altro grande artista di culto. Non del rap, ma del cantautorato italiano: Stefano Rosso. La sua "Una storia disonesta", datata 1976, è un piccolo gioiello della canzone d'autore romana degli anni d'oro. L'artista morì prematuramente, a soli 59 anni, nel 2008, quando il figlio Jesto aveva già intrapreso la sua carriera musicale: dischi come "Il mio primo e ultimo disco" del 2005, "Estremo" del 2008", "Il Jesto senso" del 2010 e mixtape come "Radio Jesto livero vol. 1" del 2006, "Cenni di squilibrio" del 2008 e "Segni di squilibrio" del 2009 circolarono tantissimo grazie al passaparola tra i seguaci del circuito rap capitolino degli Anni Duemila. 

Jesto mise la testa nel mainstream nel 2018 con "Buongiorno Italia": "Ho fuso le radici di mio padre con il mio background di rapper, unendo i due diversi approcci musicali e culturali, in un momento in cui la musica è svuotata di contenuti”, raccontava a Rockol sette anni fa a proposito di quell'album. E ancora: "L’hip-hop nasce come ribellione e minoranza che si sente oppressa, nasce come critica sociale. Per me l’impulso che ha un creativo nel buttare fuori qualcosa dovrebbe essere già di per sé ribelle, perché se hai qualcosa da dire questo guizzo è fuori dal coro, già di base è rivoluzionario. È compito dell’artista dare un punto di vista originale, non in linea con il resto. Poi, sai, il sistema ammazza tutto: tutto quello che è riprodotto, solo per il fatto di essere, appunto, una riproduzione uccide il guizzo dell’arte".

Lunghissimo l'elenco delle collaborazioni collezionate negli anni dal rapper romano: da Gemitaiz a Rancore, da Nayt a CaneSecco, passando per Clementino e Mondo Marcio, Jesto aveva visto nascere e crescere le carriere di grandi protagonisti del circuito rap italiano degli ultimi vent'anni.

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