Il cantautore che con la dedica alla sua città di “amoR” guarda ai maestri del cantautorato romano, il trapper di periferia che in pezzi come “La bella e la bestia” aspirava a un futuro lontano da quel «contesto marcio e senza cultura» nel quale era cresciuto, l’aspirante punk-rocker di “1969” e quello che in “Latte+” guardava al funk: ci sono tutti gli Achille Lauri visti in questi anni nelle due ore di show che il 34enne cantautore romano porta sul palco del Circo Massimo, davanti a 14 mila fan adoranti. Ieri sera Achille Lauro si è consacrato nel cuore della sua città dopo i trionfi di questi mesi, dal singolo “Amore disperato” all’exploit sanremese con “Incoscienti giovani”, fino ad arrivare all’album “Comuni mortali”.
Lauro si è normalizzato
Il bruco si è trasformato in una meravigliosa farfalla: la metafora scelta dalla voce di “Rolls Royce” per lanciare il disco, uscito ad aprile, rappresenta alla perfezione la svolta delle svolte. L’artista divisivo di “Me ne frego” e della stessa “Rolls Royce” non abita più qui. Lauro si è normalizzato, è diventato pop, nel significato più puro del termine: popolare. «Roma, lusingato di essere qui questa notte. Siete stupendi. Finalmente a casa. È incredibile tornare nella mia città e trovarvi così qui, da dove siamo partiti, senza sapere dove stavamo andando e soprattutto senza sapere dove arriveremo», ha detto ieri ai fan, di tutte le età, dal palco del Circo Massimo, dove domani sera farà il bis, parlando al plurale a sottolineare il legame con la sua gente. Quella che lo ha «salvato», come ha ricordato quando ha cantato “Incoscienti giovani”, accompagnandolo verso quel successo nazionalpopolare che ha cercato per anni. Era il 2018 quando il remix di “Thoiry” inciso con Gemitaiz, Quentin40 e Puritano, diventò virale, cominciando a far circolare il nome di quell’artista con lo stesso nome di un armatore napoletano, quello che nel difficile secondo dopoguerra prometteva ai cittadini un chilo di pasta in cambio del voto. Nel 2019 “Rolls Royce” lo portò sul palco più nazionalpopolare d’Italia: quello di Sanremo. Da lì in poi un’ascesa segnata da tanti cambi di rotta: la dance, il jazz, il funk, il cantautorato. Alla fine ha capito che per fare il salto in avanti doveva fare un passo indietro. Anziché continuare ad aggiungere accessori alla sua musica, doveva fare l’operazione inversa: rimuovere le sovrastrutture, lasciando solo il minimo indispensabile.
Da "Thoiry" ad "amoR": ascesa di una popstar
Sul palco del Circo Massimo, ieri, non ha ripercorso quell’ascesa in ordine cronologico, ma si è divertito a mescolare le carte, accompagnato da una band e da un’orchestra di 40 elementi: si è presentato sul palco con “amoR”, mostrando l’ultima versione di sé stesso, ma poi ha snocciolato una dietro l’altra “Bam bam twist”, “Dannata San Francisco”, “1969”, “Solo noi”, “Marilù”, “Me ne frego”, “Amore disperato”, “Rolls Royce”, “Incoscienti giovani”. Sembrava esserci un messaggio tutto da decifrare, tra le righe: lui che in “Rolls Royce” cantava di non essere stato sé stesso mai in fondo ieri ha rivendicato come nella sua musica ci sia sempre stata della sostanza, in un modo o nell’altro, ma come solo la semplicità di “Amore disperato” e “Incoscienti giovani” abbia dato valore a tutto quanto fatto prima. La sua ascesa, a livello di show, l’ha rappresentata con l’immagine del pianoforte che su “Perdutamente” saliva verso l’alto del palco.
Il concerto allo Stadio Olimpico
Tutine e pailettes hanno lasciato il posto a completi eleganti, da crooner d’altri tempi: come per magia l’aura disturbante e divisiva che in molti sembravano percepire ascoltando i dischi prima di “Comuni mortali” è sparita. Chissà quante delle mamme e delle zie che ieri l’hanno preso in parola quando su “Latte+” lui ha invitato tutti a togliersi qualche vestito, al Sanremo di “Me ne frego” storsero il naso. E mentre scorrevano i titoli di coda, tra “C’est la vie” e “16 marzo”, un video ha messo in fila tutte le “ere” della sua discografia, prima dell’annuncio: il 10 giugno 2026 si esibirà per la prima volta in carriera allo Stadio Olimpico. «Qualcosa che sogno da quando avevo dieci anni sta per avverarsi», ha annunciato. Piaccia o no, alla fine ha vinto lui.
SCALETTA:
"amoR"
"Bam Bam Twist"
"Dannata San Francisco"
"1969"
"Come me"
"Fiori rosa"
"Solo noi"
"Marilù"
"Perdutamente"
"Cristina"
"Walk Of Fame"
"Me ne frego"
"Amore disperato"
"Rolls Royce"
"Che sarà"
"Dirty Love"
"Latte +"
"Maleducata"
"Domenica"
"Incoscienti giovani"
"Pessima"
"Cadillac"
"Bulgari"
"Thoiry"
"Barabba III"
"La bella e la bestia"
"Nati da una costola"
"C’est la vie"
"16 marzo"