Come Barry Can’t Swim sta conquistando la scena elettronica
In un’epoca in cui tutti ricercano la perfezione, lui esalta l’imperfezione. Barry Can’t Swim dice che «l’imperfezione trasmette autenticità, qualcosa che una versione “pulita” di qualcosa non riesce a evocare». Ha anche coniato un’espressione per celebrare l’arte dell’imperfezione: la sua musica, dice il dj scozzese, tra i nomi più chiacchierati della scena elettronica mondiale, è caratterizzata da veri e propri «happy accidents», «incidenti felici» fatti in fase di composizione e registrazione. “Deadbeat Gospel”, ad esempio, ne è piena, di questi «happy accidents»: ascoltare per credere (più sotto). «I produttori spesso passano troppo tempo a pensare. Io invece do il meglio di me e sono più creativo quando non penso», spiega Joshua Spence Mainnie, questo il vero nome del musicista, che dall’esordio del 2023 con l’album “When will we land?”, uscito su etichetta Ninja Tune, la label fondata da Matt Black e Jonathan More, nave pirata dell’elettronica e della dance, non ha mai smesso di far parlare di sé.
Il disco, incensato dalla critica, ha conquistato attestati di stima a livello internazionale ed è stato menzionato come uno dei migliori lavori di quell’annata da testate specializzate come Mixmag e DJMag ma anche più pop come Billboard. Nel Regno Unito l’album ha pure ottenuto una nomination al Mercury Music Prize, tra i premi musicali più ambiti d’oltremanica, al fianco di Charli XCX, Beth Gibbons, English Teacher (ai quali è andata poi la statuetta), Ghetts e The Last Dinner Party. Il musicista di Edimburgo è uno dei pochi artisti di musica elettronica solisti, insieme ad Aphex Twin, Nia Archives, Burial, Jamie xx e Jon Hopkins, ad essere stato selezionato per questo riconoscimento. Ora Barry Can’t Swim si prepara già a rilanciare. Reduce dal più grande tour nordamericano della sua carriera - si è esibito lo scorso anno anche al Coachella - l’11 luglio farà uscire il suo nuovo album “Loner”, di cui ha diffuso le prime anticipazioni, “About to begin” e “Cars pass by like childhood”.
Il primo è un pezzo pulsante e carico di beat incalzanti, che si distingue per il crescendo ripetitivo verso il drop, perfetto per l’esecuzione dal vivo e consacrato come uno dei brani preferiti dal pubblico dei suo show. L’altro offre invece un contrasto più morbido e riflessivo, tra beat delicati e voci sovrapposte che creano un paesaggio sonoro ipnotico.
Le due tracce seguono il singolo collaborativo prodotto con O’Flynn “Kimpton”, accolto con entusiasmo da testate come il New Musical Express, Clash e DIY (che ha dedicato al dj di Edimburgo la copertina della sua “festival issue” 2025). “Loner” sarà promosso con nuovi show nel Regno Unito. Barry Can’t Swim si esibirà sui palchi di festival come l’All Points East di Londra (dal 15 al 24 agosto sarà tra gli headliner della kermesse insieme a Raye e The Maccabees), il Fowards Festival di Bristol (il 23 e 24 agosto condividerà il palco con Doechii, Jorja Smith e Ezra Collective) e pure il Big Weekend di Bbc Radio 1: «Mi piace suonare ai festival perché mi permette di mettere in mostra alcuni dei pezzi che normalmente non suonerei nei club. Sono sempre stato un po’ deluso dall’aspetto ammiccante della musica dance. La gente è troppo preoccupata di come viene percepita. Non ho mai avuto tempo per questo. Si tratta di fare comunità, di unire le persone, di divertirsi e condividere un’esperienza sulla pista da ballo».