In un lungo messaggio condiviso sul suo profilo ufficiale Instagram, Robbie Williams ha parlato apertamente del “disagio” che prova nel doversi rendere disponibile, in quanto celebrità, per gli incontri con le persone che lo riconoscono durante la sua vita quotidiana. Nel post, il cantante ha raccontato un episodio in cui ha rifiutato di concedersi per delle foto durante un volo recente.
Nella nota, che riporta la data del 16 aprile, Robbie Williams ha narrato: “Sono su un volo nazionale, attraversando l’America. Finora ho avuto tre interazioni con altri passeggeri. Una persona mi ha dato un bigliettino adorabile – parole gentili sul mio documentario – e poi mi ha chiesto una foto. Le ho risposto con un altro biglietto. Le ho spiegato che ero sveglio dalle 4:30 del mattino, avevo dormito due ore, e portato in giro quattro bambini per l’aeroporto. Ho le occhiaie e sto facendo i conti con l’ansia. Le ho spiegato che se fosse venuta a farsi una foto con me, la mia ansia sarebbe salita alle stelle – perché poi tutto il resto della cabina si sarebbe chiesto chi sono. E qui non sono famoso. Quel tipo di attenzione aggiungerebbe solo altro stress alla mia già intensa inquietudine dell’’essere in giro’. Non ho detto di no – ho scritto il biglietto, gliel’ho consegnato, e ho detto: ‘Tanta gente ha una foto con me, ma nessuno ha una cosa così’”.
Nel racconto, la popstar ha riportato un’altra richiesta arrivata da parte di “un adorabile steward” da parte di un uomo “grande fan di ‘Rock DJ’, che si chiedeva se poteva venire a fare una foto”. Williams, ha riportato, ha quindi scritto un altro messaggio sul retro del suo biglietto aereo. “Anche stavolta non ho detto di no. Speravo solo che il biglietto potesse bastare”, ha spiegato nel suo post il cantante: “Mentre scrivevo quel biglietto, un altro passeggero è venuto da me e ha semplicemente chiesto una foto. Ho acconsentito”.
Successivamente al racconto dell’accaduto, Williams ha quindi condiviso una propria riflessione su quanto le celebrità dovrebbero essere sempre disponibili e ha scritto: “Oggi la vedo come una forma di servizio. Se rende felice qualcuno – e posso – allora cerco di fare il possibile per favorire quella felicità. Non l’ho sempre vista così. Ma ora sì. Per lo più. Eppure... penso serva una premessa. Quindi lasciatemi provare a spiegare. Questo è un terreno scivoloso per una persona famosa che prova a fornire un contesto. Qualsiasi cosa che non sia: ‘Certo, è mio dovere ed è la cosa giusta da fare…’. È una dichiarazione rischiosa. Esiste una sorta di legge non scritta: se sei una celebrità, devi essere accessibile 24 ore su 24. Accogli tutti gli sconosciuti come se fossi il sindaco del posto più bello che abbiano mai visitato. Fai in modo che i loro desideri si realizzino, qualunque essi siano. Altrimenti – sei uno stronzo. Non esistono vie di mezzo. Ho sentito qualcuno dire: ‘Sono queste persone che ti hanno portato dove sei – quindi è giusto’. Ma quel modo di pensare è sbagliato. Credo che oltre il 50% – probabilmente molto di più – non saprebbe nemmeno nominare uno dei miei album, figuriamoci dire di aver comprato un biglietto per un mio concerto. Certe persone sono fan di me quanto lo sono della Torre di Pisa o del Big Ben. Loro sono solo fan della fama. Come lo sono anch’io. Ma non necessariamente di me”.
Ha proseguito: “Ora ascoltate – se ci incrociamo per caso e siete miei fan, ditemelo. Per me significa tanto. Troverò il tempo. Ho gratitudine per questo. Mi scalda il cuore sapere di aver scaldato il vostro. Ma ecco una domanda aperta: 'Pensate che ci debba essere un limite al numero di persone che possono accedere a te in un giorno? Esiste una cifra che è ‘troppa’? O il numero è infinito – quanti sono, tanti ne devi accontentare?'. Credo che le persone immaginino questi momenti come episodi isolati. Una persona. Una foto. Una richiesta. Non le dieci che sono successe quella mattina… o le cinque che ancora mi aspettano quella sera. Ogni. Singolo. Giorno. Onestamente, non mi sto lamentando. Questo è un problema che preferisco avere, piuttosto che no. Non è un lamento – è contesto. Ero su un altro volo di recente, chiacchieravo con l’equipaggio. Un gruppo adorabile. Hanno chiesto delle foto – ho acconsentito. Poi ne sono arrivate altre. Poi alcuni si sono semplicemente fermati a chiacchierare accanto al mio posto. Uno di loro non sapeva bene cosa dire, e nemmeno io, ma ha detto comunque qualcosa. Poi è arrivata la stoccata: ‘Sei molto più gentile di…. Lui non si è voluto fare una foto con noi’. Quella frase mi ha infastidito. Conosco quell’altro famoso – ed è un bravissimo ragazzo. Magari pensava che, se stava pagando 8.000 dollari per un biglietto, il prezzo potesse includere anche un po’ di privacy. Chi può sapere cosa stava vivendo quel giorno?”.
E ha scritto:
“Ecco la verità: Ogni interazione – con sconosciuti o persino con persone che conosco bene – mi mette a disagio. Lo maschero bene. Ma l’interazione sociale mi spaventa ancora. A tal punto che non sono uscito di casa per anni. Ho dovuto reimparare a interagire. E ho dovuto farlo senza droghe né alcol. Una volta mi sembrava impossibile. Ora... me la cavo. Ma dentro, continuo a strisciare. Ogni volta che uno sconosciuto si avvicina – e sono sconosciuti – vado nel panico. Inoltre... avete mai incontrato il pubblico in generale? Se ho 20 interazioni di questo tipo in un giorno – che è la media – è probabile che una o due siano con degli emeriti stronzi. E se non recito il ruolo di “Sindaco del Miglior Posto del Mondo”? Allora lo stronzo divento io. Avete notato come, quando c’è un’interazione spiacevole con una celebrità, la colpa ricade sempre sulla celebrità? Mai sulla persona che si è avvicinata, o su ‘come’ l’ha fatto? È strano. Perché lasciate che ve lo dica – negli ultimi giorni ho avuto a che fare con ogni tipo di persona: arroganti, psicopatici, narcisisti, dissociati, passivo-aggressivi, giudicanti silenziosi e i ‘fuori fase’. E anche con persone adorabili. Ma come posso sapere la differenza - specialmente quando sono con i miei quattro figli? Sicuramente, il mio primo dovere è proteggerli. Se lavorate in qualsiasi lavoro a contatto col pubblico, scommetto che sapete di cosa sto parlando. Ero al telefono con mia moglie l’altro giorno – era in lacrime per sua madre. È accettabile, in quel momento, dire di no a una richiesta di foto? E se sto vivendo una giornata difficile dal punto di vista mentale – è accettabile se non voglio che quello stato venga immortalato da uno sconosciuto? È accettabile se non voglio fingere un sorriso e recitare di nuovo il ruolo del Sindaco? Due pollici puntati verso il mio petto e un sorriso smagliante: ‘Tutto bene!’. Magari sto litigando con mia moglie. Magari sono al telefono con mia madre, parlando della sua demenza. Magari sto pensando al Parkinson di mio padre. Magari sono semplicemente... triste. È accettabile restare in quella tristezza senza dover fare spettacolo? Non sto dicendo di non chiedere. Potete chiedere. E non sto dicendo che tutte le celebrità siano sante. Abbiamo la stessa percentuale di brave e cattive persone che c’è ovunque lavoriate. Guardatevi intorno – alcune persone sono semplicemente degli stronzi. Quello che sto dicendo è: lasciate che le persone siano persone. Esseri umani, in difficoltà – come tutti, in un modo o nell’altro. Concedete loro la dignità della privacy, dei propri desideri, dei propri bisogni. Perché la maggior parte di noi cerca solo di proteggersi - mentalmente, fisicamente, o entrambi. Proprio come voi. Lasciate che un “no” non significhi che qualcuno è uno stronzo. Voglio davvero che siate felici. Voglio davvero contribuire alla vostra felicità. Voglio davvero essere di aiuto. Ma dev’esserci spazio anche per la salvaguardia di sé. E comunque – grazie per avermi permesso di condividere tutto questo. Tirarlo fuori, invece di tenermelo in testa, è terapeutico. Non è uno sfogo. È solo qualcosa che avevo bisogno di togliermi dal petto. Vi ho lasciato entrare in parti della mia vita in cui forse non dovrei farvi entrare… Ma spero che, come per tutto quello che ho condiviso ultimamente, venga accolto con compassione. A meno che non siate degli sconosciuti. Vedete? Sono sempre gli sconosciuti".