Il grande sabotaggio del rock: Lou Reed e “Metal Machine Music”

Uno degli album più controversi di sempre compie 50 anni e viene ristampato per il Record Store Day

“Questo disco non è per feste/balli/romanticismo di sottofondo. Questo è ciò che intendevo con vero rock, cose vere. Nessuno che conosco l'ha ascoltato fino in fondo, me compreso”. Così scriveva nel 1975 Lou Reed nelle note di copertina di "Metal Machine Music"
“My week beats your year”, concludeva, sfidando i suoi ascoltatori.
Ma la sfida più grossa era il disco in sé. È stato definito sia come uno degli album più brutti della storia del rock, sia come un gesto punk senza precedenti. Sia un insulto all’industria musicale, sia un autosabotaggio della carriera, e una presa in giro dei fan. L’album venne pubblicato nell’estate del 1975, ma questa settimana viene ristampato per i suoi 50 anni in una lussuosa e argentata versione per il Record Store Day. Una nuova edizione che rende la storia di questo album ancora più surreale.

La storia 

Era il 1975 e Lou Reed, dopo il successo di "Transformer" e "Rock’n’Roll Animal", aveva conquistato il grande pubblico: quest’ultimo, il suo primo album live, aveva cementato la sua immagine di icona. Dopo aver pubblicato "Sally Can’t Dance" nel ’74, il rocker acconsentì a pubblicare un altro live sulla scia del successo del primo, "Lou Reed Live".
Poco dopo Reed pubblicò un altro album, un doppio disco rumore puro, chitarre distorte e feedback. Quattro facciate teoricamente della stessa durata, 16’ e 01”, con l’ultima che si chiudeva in un “locked groove”, con la puntina del vinile che finiva a girare perennemente in un solco circolare. Rumore all’infinito, se l’ascoltatore non avesse fermato il giradischi.
Come racconta Will Hermes nella monumentale biografia "King of New York": "Metal Machine Music era un album strumentale fatto di cesellati ronzii di feedback e uscì nello stesso mese del live. Ma anziché contribuire a risolvere i problemi economici di Reed, quel disco aggressivo e ipnotico ne creò di nuovi. (…) Il muro di rumore stratificato di 'Metal Machine Music', costruito con scoppi di chitarra registrati su nastro, accelerati, rallentati, invertiti e filtrati attraverso vari dispositivi, non era neanche troppo insolito per un chitarrista sperimentale che aveva ideato i riff di una sola nota di ‘The Ostrich' e gli assolo stratificati di ‘What Goes On’. Aveva anche qualche affinità con la manipolazione dei nastri ispirata a Stockhausen presente in alcune tracce dei Beatles come ‘Revolution #9’ e ‘Tomorrow Never Knows’ (…) ‘Metal Machine Music era anche una soluzione rapida alle richieste della RCA, nonché un ceffone avanguardistico a tutti quei tipi in giacca e cravatta che lo stavano tampinando. Reed deve aver pensato che fosse una mossa concettuale fantastica. Ma non funzionò”.

Anthony DeCurtis, in un’altra biografia, lo descrive come "un gesto punk su una scala mai vista prima, un vaffanculo stridente non solo alla sua casa discografica, ma anche ai suoi fan".

L’ambiguità del disco 

La copertina del disco gioca con il fraintendimento: Reed in posa con giacca di pelle e sfondo nero, un’immagine che richiama "Rock’n’Roll Animal". La RCA pensò di aggiungere un adesivo per avvisare gli acquirenti che "questo disco non contiene parti vocali". L’idea fu scartata - così come quella di pubblicarlo per una sottoetichetta di musica classica. Il risultato fu un’ondata di restituzioni da parte di fan infuriati, convinti di aver comprato un altro disco rock. 
In seguito l'artista descriverà l’album come "merda su un piatto d’argento", ma continuerà a difenderlo sempre come un’opera d’arte. “Reed”, scrive Hermes, “non avrebbe mai smesso di tentare di contestualizzare ‘Metal Machine Music' come una fusione tra arte alta e bassa, quello che in un certo senso era sempre stato il suo progetto. Lo paragonò alla lattina di zuppa e al film di Andy Warhol”.

Ambient music distorta

"Metal Machine Music"  fu un flop commerciale, ma in qualche modo finì per anticipare il successo e la reputazione di generi come il noise e il drone, influenzando artisti di generazioni successive  come i Sonic Youth. Sempre nel ’75 Brian Eno pubblicherà "Discreet Music", un album di bordoni elettronici, dando vita all’ambient music, la musica di sfondo che si può anche ascoltare. Senza procurarsi un acufene, come con ‘Metal machine music’
Paradossalmente, oltre 30 anni dopo, anche Reed si sarebbe convertito all’ambient music, incidendo un album di pacifica musica strumentale pensata per la sua pratica marziale del Tai Chi, "Hudson River Meditations", per lungo tempo introvabile e ristampato l’anno scorso. 

La versione del Record Store Day 

Alla fine, forse, quel gesto punk e quel vaffanculo all’industria e ai fan avevano una loro ragione d’essere: cinquant’anni dopo, "Metal Machine Music" è ancora qui. Torna  in un’edizione stampata in vinile "Metallic Silver" con copertina in rilievo, per 50€. Chi la comprerà questa volta saprà a cosa va incontro e non restituirà il disco.
Come scrive Daniele Federici, uno dei massimi esperti del rocker e fondatore della comunità italiana di LouReed.it, la ristampa è la trasformazione di "un atto di sabotaggio artistico in un oggetto di desiderio":

"C’è qualcosa di perfettamente circolare in tutto questo: un album nato (anche) come atto di ribellione contro il mercato musicale che viene ora riproposto come merce di lusso, confezionato in una veste preziosa che ne certifica lo status di 'classico'. Il sistema ha finalmente trovato il modo di addomesticare anche il più selvaggio dei suoi critici, trasformando il suo ruggito in un ronzio perfettamente commerciabile."

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