Come è nata "Balorda nostalgia": parola a Jvli

Intervista al co-autore e produttore del brano di Olly, vincitore del Festival di Sanremo.

Jvli, norme d’arte di Julien Boverod, producer, autore e musicista classe ’98 originario di Aosta, ma cresciuto artisticamente a Torino, si definisce un “sarto della musica”. Ha un approccio artigianale e verace all’arte, tutt’altro che industriale. Le sue produzioni e il come lavora sulle canzoni sono magici vestiti su misura. Uno di questi, in particolare, è diventato l’abito più scintillante di questo ultimo periodo: si tratta di “Balorda nostalgia”, brano con cui Olly ha trionfato a Sanremo e di cui Jvli è co-autore e produttore insieme a Pierfrancesco Pasini. Il sodalizio con il cantautore genovese inizia a prendere forma cinque anni fa e si intensifica attraverso la lavorazione di album come “Il mondo gira”, pubblicato nel 2022, con la partecipazione per la prima volta a Sanremo con “Polvere” nel 2023, fino a “Tutta vita” del 2024, il secondo progetto di Olly. Ma non è finita: nel 2024 Jvli, sempre al Festival di Sanremo, è autore, arrangiatore e produttore dei brani “Apnea” di Emma e de “Il cielo non ci vuole”, interpretata da Fred De Palma. È anche tra i compositori e produttori del singolo multiplatino “L’ultima poesia” di Ultimo e Geolier, inoltre, sempre l’anno scorso, pubblica il singolo “Ho voglia di te” con Emma e Olly. Sta diventando una delle figure più apprezzate e richieste del panorama musicale italiano e con quest'ultimo trionfo al Festival ha definitivamente messo le ali.

Jvli, quando è nata “Balorda nostalgia”?
Lo scorso 13 settembre. Ho ritrovato una nota vocale che lo dimostra. Quando sono in studio lascio sempre il registratore del telefono acceso in modo da non perdermi nulla. Ero in studio con Pierfrancesco Pasini, tastierista con cui andiamo in tour. È nato un giro di accordi tra me e lui, poi Federico (Olly, ndr), arrivato nel pomeriggio, ha iniziato a lavorare sulle melodie. È stato tutto spontaneo, il pezzo segue esattamente il suono del disco “Tutta vita” che sarebbe uscito di lì a breve. Non abbiamo mai pensato: “ora facciamo un brano per Sanremo”.

Anche perché Olly non voleva partecipare.
Sì, esatto. Federico era contrario. C’eravamo già stati con “Polvere” nel 2023. Voleva concentrarsi su altro. Sono stato io a dirgli: pensiamoci un attimo con calma. Mi sono proprio preso il compito di chiacchierare con Fede e fargli capire che poteva essere una grande occasione, un’occasione da non perdere. Soprattutto perché il pezzo era ed è figlio di tutto il percorso che stiamo facendo. Siamo andati a Sanremo con un brano totalmente nostro.

Ora che lo avete vinto, che sensazioni provate?
A volte rimaniamo in silenzio e ci guardiamo. Non abbiamo ancora del tutto capito che cosa sia successo. Siamo felici, ma credo che lo saremo ancora di più una volta processato con lucidità il tutto.

È vero che il “balorda” è stato suggerito da te?
Sì, doveva essere “Bastarda nostalgia”. Fede ha un modo di scrivere particolare, con termini che lo contraddistinguono, con termini usati da lui, dai nostri amici. “Balorda” fa più parte del suo modo di parlare e ha un mood molto ligure. Quando gliel'ho detto, gli è tornato in mente che quel “balorda” lo usava anche sua nonna. E il cerchio si è chiuso.

Tu non sei solo compositore, ma anche autore. Scrivete insieme?
Nasce tutto insieme, io posso suggerire delle parole o delle idee, ma la scrittura, nella sua globalità, è più ovviamente sua. Faccio un esempio: “Per due come noi”, il pezzo poi in collaborazione con Angelina Mango, ha preso vita sul divano: c’ero io che gli raccontavo la fine della mia relazione dopo cinque anni. Gli ho spiegato quello che ho vissuto e lui ha scritto una canzone. Capita anche il processo inverso con Fede che mi consiglia un accordo o uno stacco. Dopo diverse ore insieme succede anche che lui vada a casa e lavori sul testo mentre io in studio rifinisca la musica.

Come definiresti il tuo ruolo in sostanza?
Sono un sarto della musica, voglio creare il vestito su misura per l’artista con cui lavoro.

Siete aperti anche ad altri interventi?
Assolutamente sì. Nelle nostre canzoni hanno lavorato diversi musicisti che hanno portato idee importanti. Fondamentale è non snaturarsi, rimanere quello che si è. E questo credo che sia uno dei motivi per cui abbiamo vinto il Festival di Sanremo.

Le vostre prime canzoni erano molto diverse: giocavate con l’elettronica e con la cassa dritta. Poi è arrivata la svolta, con la strada di un cantautorato più melodico. Che cosa è successo?
Non lo so. Me lo chiedo anche io. Il cambiamento è stato drastico, più nella musica che nei testi. Ti faccio un esempio: “L’anima balla”, con cui andammo a Sanremo Giovani, ha un testo pazzesco. Federico già allora era profondo in quel brano, ma la produzione lo sovrastava e il pubblico dava più attenzione al sound che alle parole. Quel tipo di suono era legato a un bisogno di movimento, di fisicità e ballo sul palco. Si legava al desiderio di “fare festa”. Ci ha aiutato a crescere, ma poi effettivamente è arrivato altro. È arrivato senza dircelo, senza pianificarlo. Il nuovo approccio si è subito legato all’idea di cantare questi brani, chitarra e voce, con i nostri amici…

Quasi fossero degli inni?
Sì. Uno dei messaggi più belli che ho ricevuto è stato: “cantate le vostre canzoni d’amore come se foste ubriachi in Gradinata” (Gradinata Sud, Olly e Jvli sono tifosi della Sampdoria, ndr). Questo è il complimento più bello e racconta la nostra musica oggi, come la condividiamo con i nostri amici e il nostro pubblico.

Quando è avvenuta la trasformazione?
Credo che brani come “Meno male che c’è il mare” e “Bianca” ci abbiano fatto sentire a nostro agio e convinti che quella fosse la strada giusta.

Vedremo un producer album a firma Jvli?
Non ho mai apprezzato molto i dischi dei produttori, tranne quelli di Mace. Mi sono sempre sembrate delle playlist. Fare un producer album è complicato, è un passo difficile perché bisogna creare un vero viaggio, riconoscibile. Se arriva, arriva, ma deve essere naturalmente, non lo voglio cercare per forza. “Ho voglia di te” con Emma e Olly firmato da me è stato un pezzo di chiusura di un cerchio, di un certo modo di giocare con la musica. Con Olly avevamo lavorato su diversi pezzi in cassa dritta, con Emma era una novità. Per me quel brano è stato la fotografia di un momento.

Parteciperete a Eurovision?
È una scelta di Fede. Io resto dietro le quinte. Deve decidere lui. Il grande problema riguarda le tante date già programmate nei club in concomitanza, a maggio, con l’Eurovision. Al momento la mia visione è che vada conservata la salute mentale di Fede, capendo bene la fattibilità o meno di un impegno del genere perché spostare tutte quelle date non è semplice, non so neppure se si riesca. Però quei concerti dimostrano una cosa…

Che cosa?
Che non si preventivava di vincere Sanremo neanche lontanamente, se no non avremmo mai piazzato il tour in quel mese.

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