"Eco" è il brano con cui Joan Thiele debutta quest'anno al Festival di Sanremo. "È una canzone contro la paura perché racconta di quanto sia importante conoscere ciò che ci destabilizza", spiega la cantautrice, classe 1991, ospite della Rockol Lounge, nella sede del Club Tenco.
Perché “Eco” è una canzone contro la paura?
Perché racconta di quanto sia importante conoscere ciò che ci destabilizza. La paura è un qualcosa che ci portiamo dietro sempre, da quando nasciamo fino alla fine. È un modo per conoscerla e per attraversarla.
Tu hai avuto paura di venire al Festival di Sanremo?
Tantissima, e tantissima ansia. Ed è un motivo per cui questo Festival per me rappresenta un momento importante a livello umano. Mi fa capire quanto, a volte, sia necessario lasciare andare le cose, non dover controllare tutto. Attraversare la paura, appunto, qualcosa che non è sotto il proprio controllo. Al di là del risultato, da un punto di vista lavorativo, a livello umano, credo che questa cosa sia bella.
Tu sali sul palco con una chitarra, ma non è una chitarra qualunque.
L'ho ideata con un mio amico designer. Lui ha inventato un materiale che si chiama Marwoolus, composto di marmo e lana. Ci stiamo lavorando da due o tre anni. Abbiamo fatto un paio di prototipi.
Dal punto di vista musicale, questo brano è in linea con quello che è il tuo mondo e il tuo sound. Un aggettivo che in qualche modo inquadra questa canzone è "cinematografico".
Le colonne sonore sono sicuramente un fortissimo punto di riferimento nei miei ascolti e quindi anche un po' nella mia ricerca negli ultimi anni. Il brano è un tassello importante dell'album. Faccio fatica a dargli un'etichetta, perché ci ho messo dentro tanto di me. Il tutto è sempre più fluido. Sicuramente, la parola "cinematografico" può aiutare le persone ad avere un'idea dell'utilizzo dei suoni.
Quanto è stato importante per te prenderti del tempo per affrontarti e trovare il modo per scrivere nuove canzoni?
Per me la musica è un gioco serio e sto cercando di renderlo leggero. Però per me è davvero un'urgenza. Con questo tempo che mi sono presa volevo poter raccontare una storia, lavorare sui suoni e sulle parole. Ho deciso di prendermi questo tempo, seppur a fatica, perché è un mercato molto frenetico. Ma io sono più interessata a fare delle cose che sento e che mi rappresentano.
In questo senso la canzone è anche un rivendicare le proprie scelte rimandendo fedeli a se stessi?
È una canzone importante perché non sento di essere scesa a compromessi.
Per la serata delle cover, come mai hai scelto di fare una cover di “Che cosa c’è” di Gino Paoli in duetto con Frah Quintale?
Gino Paoli è un king della musica italiana. Mi piaceva l'idea di omaggiare al Festival questo suo brano, una canzone d'amore. Io trovo difficilissimo scrivere canzoni d'amore e penso proprio di non esserci mai veramente riuscita ancora. Scrivere una canzone d'amore è la cosa più difficile, secondo me, e credo che ci sia molto bisogno di amore in questo periodo. Portare questo pezzo per me è anche un momento liberatorio. Sono felicissima di farla con Frah Quintale, perché è un mio carissimo amico, ed è un artista che stimo tantissimo, che fa parte anche un po' del mio mondo, della mia scena, del quotidiano. Volevo condividere questo momento di Sanremo in maniera reale, con qualcuno con cui io condivido la mia vita, la musica, con cui vado in studio, con cui mi confronto.
Le interviste di Rockol sono realizzate al Club Tenco, in collaborazione con Evolution ed SCF