Per Giorgia, il palco dell’Ariston è “un appuntamento con la vita”, oltre che rappresentare "una prova". Quest'anno, in cui cadono i trent’anni dalla vittoria con “Come saprei”, l’artista romana torna in gara a Sanremo 2025 con “La cura per me”. “Per me, il palco dell’Ariston ha rappresentato e rappresenta una prova. Una prova anche rispetto a se stessi”, racconta la cantante a Rockol: “In generale, il live è una prova, e quando calchi un palco così importante devi mettere in gioco tutto quello che sei, quello che hai, senza paura di farlo. In generale posso dire che, per me, il palco dell'Ariston è un appuntamento con la vita, appuntamento che io non manco mai”.
Il ritorno a Sanremo e i pronostici
Per il suo ritorno al Festival, due anni dopo la partecipazione con “Parole dette male” e l’esperienza dello scorso anno come co-conduttrice, la cantante presenta un brano scritto da Blanco con la produzione di Michelangelo. Ed è stata proprio la canzone a spingere Giorgia, fresca della conduzione di X Factor, a ripresentarsi in gara. “È iniziato tutto con Sanremo di un anno fa, quando Amadeus mi ha dato l’occasione di essere co-conduttrice", spiega Giorgia in conferenza stampa: “Questo mi ha avviato verso una strada diversa che ho preso gusto a sperimentare. E poi è arrivata l’esperienza incredibile con la conduzione di X Factor, un‘esperienza ricca e intensa che mi ha permesso di imparare cose nuove”. Con la voglia di cercare “input continuamente nuovi”, e il supporto del team di Slait, per la voce di “Girasole” il percorso musicale nel 2024 non si è mai fermato. Oltre al singolo “Niente di male”, al coinvolgimento in “Oceania 2” della Disney e alla canzone per il film “Diamanti” di Ferzan Özpetek, a più di vent’anni da “Gocce di memoria” per “La finestra di fronte”, è arrivata a Giorgia la canzone che ora la riporta al Festival. “Già dal primo ascolto, ‘La cura per me’ mi ha emozionato come le canzoni di una volta”, racconta l’artista: “Ho sentito qualcosa dentro che mi ha fatto rendere conto che è una di quelle canzoni che voglio cantare. Dopo i primi provini, qualcuno del team ha azzardato a dire: ‘La mandiamo a Carlo Conti?’ Non era previsto e non era nei piani tornare in gara a Sanremo. In questo mio ritorno, da un lato c'è poesia, a trent’anni da ‘Come saprei’, e dall’altro c'è ansia e responsabilità per quello che è già stato fatto”.
A differenza di quello di due anni fa, che lei stessa descrive come “un Sanremo interiore”, ma che “anche se non fu un successo” le ha permesso di ritrovare “la scintilla che credevo di avere perso”, quest’anno i bookmaker già proclamano Giorgia come favorita alla vittoria a seguito del preascolto dedicato alla stampa di tutti i brani in gara (leggi qui le nostre impressioni). “Che ansia!”, scherza la cantante: “Apprezzo la vibrazione positiva, perché in passato ho anche provato quella negativa. Però, lo sappiamo che di solito i pronostici non ci azzeccano mai. Soprattutto, credo che Sanremo lo devono vincere i ragazzi. Io voglio fare qualcosa di fatto bene. La mia gara è riuscire a fare quello che devo fare, fatto bene. Poi il resto è tutto un di più. Avere un’altra età permette di vivere Sanremo in un altro verso. Sanremo ti può far bene anche al di là della vittoria, se il progetto è costruito bene. Poi, ripeto, deve vincere un pischello o una pischella. Io trent’anni fa vinsi contro Morandi e Fiorello: succedono cose assurde, a Sanremo”. A margine dell'incontro con la stampa, a Rockol Giorgia sottolinea:
“Penso davvero che debba vincere qualche artista recente. Per me, la mia gara è riuscire a emozionare come trent’anni fa. ‘Come saprei’ allora diceva: ‘Emozionando sempre più’. Speriamo di raggiungere un po’ di quell’emozione. Se riuscirò, vuol dire che almeno con me stessa avrò vinto”.
“La cura per me”
“La cura per me”, spiega Giorgia a Rockol, “ha veramente risvegliato degli entusiasmi antichi ed è una canzone che cercavo da tempo”. Svelando cosa raccontava questo brano la prima volta che l’ha ascoltato e cosa rappresenta ora che l’ha fatto proprio, la cantante aggiunge: “La prima volta che l’ho ascoltata era un provino cantato da Blanco, e mi ha emozionato molto perché lui ha questo stile con la disperazione nella voce. Già di per sé era un piccolo gioiello. Poi quando ci ho lavorato, ho cercato di farla più mia”. E aggiunge:
“Devo dire che il testo mi ha colpito subito, ma cantandola ancora di più, perché lo sento molto appartenente alla mia esperienza, alla mia personalità, anche alla mia sfera emotiva. Perché parla di alcune emozioni, di sentimenti profondi, che ti portano alla trasformazione. Che è un'altra delle cose in cui io credo molto. Quindi, l'ho sentita già un po' mia ed è diventata ancora di più mia. Spero quindi di riuscire a convogliare tutte le emozioni che la canzone mi ha provocato e cercare di passarle a chi ascolta. La musica arriva in posti che altrimenti noi non tocchiamo mai in nessun altro modo. Forse il messaggio che voglio trasmettere a Sanremo è proprio quello di arrivare a emozionare. Credere a quell’emozione. Perché quando ci si emoziona è uno dei momenti in cui noi esseri umani diventiamo, secondo me, più sensibili e quindi più ricettivi rispetto all’esterno”.
Nel raccontare la collaborazione con Blanco e Michelangelo su “La cura per me”, Giorgia evidenzia: “Il brano lo sento mio perché ho lavorato un po’ sulla melodia. Trovo più difficile cantare un brano con una scrittura più moderna rispetto ad un’apertura sulle note. Questa canzone ha entrambi i lati: quello che sono e quello che vorrei essere”. A proposito del testo aggiunge: “La ricerca delle parole in questo momento è complicata rispetto a trent’anni fa, perché quando si cresce e si parla di un sentimento, le parole devono appartenerti. Quello di ‘La cura per me’ è un testo che da donna sento molto mio - avrei voluto scriverlo io. La cura che cerchiamo all’esterno, tipico della nostra società, in realtà la dobbiamo cercare dentro di noi, noi dobbiamo imparare l’amore perché altrimenti amiamo per colmare un vuoto”. In merito alla ricerca musicale e al confronto con la voce di “Blu celeste” e il suo produttore, afferma: “Mi piace confrontarmi con la musica che cambia perché è una fonte di ispirazione. Ho sempre cercato di non ripetermi. A volte è meglio, altre peggio. Ma la ricerca musicale per me è linfa, è vita. Nella musica nuova trovo qualcosa che mi appartiene nella radice. Nel lavoro di Michelangelo e Blanco ho trovato consapevolezza e classicità che non ti aspetteresti da due ragazzi, ma da due musicisti. Blanco ha talento e sensibilità nella scrittura. Nella parte musicale ho trovato delle melodie e armonie molto più classiche di quello che mi aspettavo. La strofa è più contemporanea ma l’inciso è più anni Novanta”.
Alla domanda se “La cura per me” possa in qualche modo avere la possibilità di diventare un nuovo inno generazionale come sue canzoni passate, Giorgia si dice speranzosa: “Quando ho incontrato Slait, gli ho detto che vorrei avere una nuova canzone che possa restare. Spero che sia questa, e se non lo è, continueremo a cercare. I Sanremo degli anni Novanta erano diversi. All’epoca non mi rendevo conto che cantavamo cose che ci saremmo portati avanti per trent’anni e che avrebbero accompagnato nuove generazioni. Vorrei quindi che ‘La cura per me’ fosse un’altra canzone da non lasciare fuori dalle scalette dei concerti”.
Senza sbilanciarsi troppo nelle anticipazioni, per la serata dei duetti la cantante svela che “si è pensato già a tante cose”, soprattutto dopo aver proposto nel 2023 “Luce” e “Di sole e d’azzurro” con Elisa come ospite. E a una domanda sul collegamento nel titolo tra “La cura per me” e “La cura” di Franco Battiato, Giorgia risponde: "Non ci penserei mai di fare ‘La cura’ come cover. È troppo grande per farla. Quelle due paroline che vengono dopo, nel titolo della mia canzone, ti fanno capire che siamo in un altro piano di umanità. Considero Battiato come uno di quegli artisti da non rifare. Ho poco coraggio per cantare quella canzone, richiederebbe un effetto emotivo stravolgente: cantarla comporterebbe un lavoro interiore e una consapevolezza che al momento non sento di avere”.
Oltre al Festival
La direzione musicale intrapresa per "La cura per me" ha iniziato in qualche modo a delineare quella del prossimo progetto discografico di Giorgia. "Ci sto provando, a fare un nuovo album", svela l'artista, che ha pubblicato il suo ultimo lavoro di studio, "Blu", nel 2023: "Non sono mai pronta, ma per fortuna ho qualcuno che mi obbliga. Mi sto affidando al mio team, voglio essere guidata. Musicalmente ho proprio bisogno di unire le forze". A Rockol narra poi: "La direzione musicale per 'La cura per me' non è stata semplicissima da raggiungere. C'è stato parecchio lavoro, chiedevo molti cambiamenti. Nasce come una ballad ma, pur avendola mantenuta così, a un certo punto diventa un pezzo pop contemporaneo. C'è stato un lavoro di ritmica, di suoni. Ha una parte di ballad cruda, quasi nuda, e poi arriva la parte più piena, che però rimane comunque sempre molto essenziale. E questa è un po' l'impronta che ci sarà nelle cose future, che perseguiremo per il prossimo progetto discografico. Se mai riuscirò".
Oltre a un nuovo album, dopo Sanremo per Giorgia arriverà il momento di tornare in concerto. Prima per festeggiare insieme al pubblico i trent’anni di “Come saprei” in tre occasioni: il 13 giugno alle Terme di Caracalla di Roma, il 25 luglio al Teatro Greco di Siracusa e il 16 settembre alla Reggia di Caserta. Successivamente, a novembre, la cantante intraprenderà un nuovo tour nei palasport italiani con tappe a Jesolo, Bologna, Firenze, Torino, Milano, Padova e Bari.
Il legame con Sanremo
L'elenco delle partecipazioni di Giorgia a Sanremo è lungo, delinea una storia di continuità e di ritorni. "La mia è una famiglia di musicisti e l'abbiamo sempre seguito", racconta l'artista a proposito del suo legame con il Festival. Scegliendo due delle canzoni della storia di Sanremo a cui è più legata, spiega poi: "Ci sono tante canzoni di Festival passati o più recenti che risuonano in me. Una delle canzoni che identifico con uno dei Sanremo più belli è 'Luce' di Elisa. Quell'anno, nel 2001, con la conduzione di Raffaella Carrà, c'era un cast pazzesco. Un'altra canzone è sicuramente 'Maledetta primavera' di Loretta Goggi. Ricordo che mi mettevo sotto al tavolo a cantarla perché mi vergognavo. Avevo trovato il testo e mi mettevo a canticchiarla, per mettermi alla prova con le note meravigliose che lei faceva. Fortunatamente, gliel'ho potuto raccontare".