Charli XCX è ormai una popstar (e potrebbe essere la sua fine)
Il suo obiettivo, del resto, l’ha centrato: entrare nel pop che conta e consacrarsi dopo dieci anni in cui non ha fatto altro che autosabotarsi, cambiando continuamente stile, registro, suono e identità nel tentativo di intercettare i gusti del pubblico. Alla fine ha capito che la chiave giusta per aprire certe serrature era quella dell’autenticità: Charli XCX ha pubblicato “Brat” senza alcuna aspettativa, puntando sull’anti-marketing (come la copertina, una scritta in Arial Narrow che campeggia su uno sfondo verde acido: “Mi hanno detto che ho avuto l’idea più stupida di sempre, ma io volevo risparmiare perché temevo il flop”), cercando stavolta di soddisfare sé stessa anziché compiacere il pubblico. Bingo: “Brat” è passato all’improvviso dall’essere da un fenomeno musicale a un fenomeno culturale e di costume, capace di influenzare anche la campagna presidenziale statunitense, con quel “Kamala is brat” twittato dalla cantautrice britannica diventato ufficialmente uno slogan per la candidata democratica. E così il “brutto anatroccolo del pop” ha scalato le classifiche, convinto la critica, conquistato una nomination ai Mercury Prize (tra i premi musicali più ambiti del Regno Unito) e ora promette di fare incetta di premi ai Grammy del prossimo anno. A certificare la conversione da apocalittica a integrata di Charli XCX ci pensa ora un repack del disco uscito lo scorso giugno. “Brat and it's completely different but also still brat”, questo il titolo della nuova versione, è per attitudine e spirito l’esatto opposto del disco originale. Charli XCX scende a patti con il mainstream e lo fa duettando con popstar del calibro di Ariana Grande, Troye Sivan, Addison Rae, Billie Eilish e pure Dua Lipa, che non è accreditata ma che compare - parlando in francese e in spagnolo nel remix di “Talk talk”. “Penso che il successo di ‘Brat’ sia in un certo senso una maledizione”, riconosce lei.
The dark side of pop
In una lunga intervista concessa ad Apple Music in occasione dell’uscita di “Brat and it's completely different but also still brat”, da oggi sulle piattaforme, Charlotte Emma Aitchison - questo il vero nome della 31enne cantautrice britannica, che cominciò a muovere i suoi primi passi nell’industria addirittura nel 2012, l’anno in cui firmò per le Icona Pop la hit “I love it” - ha riflettuto sul successo conquistato in questi mesi e sulle conseguenze che potrebbe avere su di lei e sul suo lavoro: “Penso che la mia non sia stata affatto una storia di successo improvviso. Credo di essere stata preparata, in un certo senso, per ciò che sta accadendo ora, sia per il ritmo delle cose che per il mio livello di interazione con la realtà rispetto alla fantasia. Penso sia più facile per me prendere molte cose con le pize, dato il tempo che ho passato a fare questo lavoro”. L’esposizione avuta in questi mesi ha ispirato il duetto con Ariana Grande su “Sympathy is a Knife”: “Prima nessuno si interessava troppo a quello che facevo a livello personale quotidiano e sono rimasta un po' scioccata. Ho provato empatia per gli artisti più grandi che affrontano questa situazione quotidianamente da anni. È difficile. È difficile essere costantemente attenzionati per le cose che hai detto. È difficile che le tue parole vengano estrapolate dal contesto e poi sentirti davvero che non puoi difenderti. Mi sono sentita un po' manipolata, a volte. Avevo sentito che Ariana voleva fare qualcosa con me e ho pensato: ‘Lei è sicuramente qualcuno che conosce questo sentimento più di me’”.
Tutti i duetti
Oltre ad Ariana Grande, a Dua Lipa, a Troye Sivan ad Addison Rae e a Billie Eilish (duetta con Chari XCX in “Guess”), nell’album ci sono anche Lorde (la versione a due voci di “Girl, so confusing” è stata una delle prime anticipazioni dell’album), Robyn & Yung Lean (“360”), 1975 (“I might say something stupid”), Caroline Polachek (“Everything is romantic”), Tinashe (“b2b”), Bon Iver (“I Think about it all the time”) e Julian Casablancas degli Strokes (“Mean girls”): “È stato divertente nell'album dei remix portare tutte queste persone, alcune delle quali solo apparentemente non solo collegate al mondo dei club che celebro nell’album: in realtà Julian Casablancas ha collaborato con i Daft Punk e se si ascolta attentamente Justin Vernon (Bon Iver, ndr) si scopre che si muove costantemente in mondi elettronici”.
La chiusura del cerchio
È chiaro che “Brat and it's completely different but also still brat” rappresenti a tutti gli effetti una chiusura del cerchio: “Ho sempre vissuto in questa dicotomia: sono un'artista underground di nicchia o devo essere una pop star? Non mi sono mai sentita tradizionalmente abbastanza bella o che stessi dicendo le cose giuste per essere accettata su una scala più ampia nella sfera del pop. Quindi, è stato molto gratificante essere semplicemente me stessa, per quanto possa suonare banale, e vedere che più persone ascoltano la mia musica. Questo è sempre stato il mio obiettivo: fare ciò che voglio, ma far sì che tante persone lo ascoltino. Dall'altro lato, però, è tutto abbastanza travolgente. Ai discografici ho detto: ‘Non dobbiamo cercare di accontentare altri lati dell'industria, dobbiamo solo farlo per i fan’. E così hanno capito, mi hanno lasciato fare, ed è tutto ciò che ho sempre voluto: essere lasciata in pace”. Ha funzionato. E ora? “Non potrò promuovere il mio prossimo album nello stesso modo. Cambierò, ma qualunque cosa farò dopo sarà paragonata, anche se la musica sarà completamente diversa, la scala, il modo in cui viene lanciata, il livello di conversazione”.