Nicky Hopkins: il session man di grande talento

Il tastierista inglese ha partecipato a centinaia d’importanti dischi rock. Uscito un documentario

Ci sono grandi artisti che hanno il merito di dare un grande contributo a dischi epocali pur restando nell’ombra. Sono i cosiddetti “session man” musicisti che non fanno parte di una band ma che collaborano con diversi artisti (gruppi o solisti) prevalentemente in studio (ma anche live). Dei “prezzolati” professionisti il cui tocco dei diversi strumenti lo abbiamo sentito tante volte senza magari preoccuparci più di tanto di attribuire un nome a quelle parti strumentali.

Tra i tanti artisti che fanno parte di questa schiera ce n’è uno che per numero e qualità del suo lavoro meriterebbe un posto in un ideale Pantheon dei session man: il tastiersta Nicky Hopkins, che ha contribuito a oltre 250 album e a un gran numero di singoli.

Nel 2023 si è deciso di ricordarlo e giustamente riconoscergli i suoi meriti e così a novembre uscirà sulle piattaforme un documentario sul leggendario tastierista Nicky Hopkins. 

Dopo aver partecipato ad alcuni concorsi cinematografici internazionali, guadagnando anche dei premi, “The Session Man: Nicky Hopkins” sarà reso disponibile in Nord America il 5 novembre su TVOD/PPV su Amazon Prime. La messa in onda su altre piattaforme e un'uscita in DVD sono previste entro la fine dell'anno. 

Il film, con la regia di Mike Treen, racconta la vita di Hopkins, che ha partecipato a centinaia di album di Beatles, George Harrison, Kinks, John Lennon, Paul McCartney, Steve Miller Band, Rolling Stones, Rod Stewart, Who e molti altri. 

Nel documentario compaiono molti artisti con cui Hopkins ha lavorato nel corso degli anni, tra cui Peter Frampton, Mick Jagger, Keith Richards e Pete Townshend

Nicky Hopkins è morto a 50 anni nel 1994. Per tutta la vita aveva avuto problemi di salute (gli fu diagnosticata la malattia di Crohn) e per questo lo si vedeva raramente sul palco, ma a sua attività in studio è stata notevole.

"Nicky Hopkins era un caro amico e un pianista iconico", osserva Frampton. "Nessuno aveva il suo meraviglioso tocco, la sua sensibilità e la scelta delle note. Ho avuto la fortuna di farlo suonare nel mio disco “Somethin's Happening”. Mi manca e lo ascolto spesso. Mi ha insegnato molto".

La “short lista” delle sue collaborazioni è strepitosa, dagli anni '60 agli anni '90, Hopkins ha suonato in molte delle più grandi canzoni e album del rock, tra cui "Revolution" dei Beatles, "Imagine" di Lennon e "Sympathy for the Devil" dei Rolling Stones

Iniziò la sua carriera a metà degli anni '60 suonando con gli Who e fu corteggiato per entrare nella band. Nel 1967 entra a far parte del Jeff Beck Group e continua a registrare dischi da solista e a partecipare a sessioni con altri artisti. 

Nel 1969 ha lavorato all'album “Volunteers” dei Jefferson Airplane e si è esibito sul palco con loro a Woodstock. In seguito si è unito alla Jerry Garcia Band e a Graham Parker and the Rumour

La sua lista include anche le collaborazioni con Badfinger, Joe Cocker, Donovan, gli Hollies, Harry Nilsson, Quicksilver Messenger Service, Carly Simon, Cat Stevens e Joe Walsh

Al suo attivo anche sei album da solista, pubblicati a proprio nome.

Il documentario “The Session Man” è narrato da Bob Harris, l'ex conduttore di The Old Grey Whistle Test (trasmissione BBC incentrata sulle esibizioni dal vivo di artisti rock affermati ed emergenti), il quale afferma che "il contributo di Hopkins ai loro dischi lo ha reso il più grande session man del rock 'n' roll". 

Molti artisti con cui Hopkins ha lavorato offrono spunti di riflessione: Dave Davies, Glyn Johns, Jorma Kaukonen, Jim Keltner, Albert Lee, Nils Lofgren, Benmont Tench e Bill Wyman. 

Ulteriori informazioni sul film sono disponibili qui.

 Questo il trailer del film

 

 

 

 

 

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