Phil Palmer e l'assolo di "Con il nastro rosa" di Lucio Battisti

Dal libro del chitarrista, un aneddoto riguardante la registrazione della canzone

E' fresco di pubblicazione "Session man - Una vita da chitarrista", memoir firmato dal chitarrista Phil Palmer, nipote dei fratelli Davies dei Kinks, uno che ha suonato con e per Paul McCartney, Sting, Phil Collins, Elton John, Mark Knopfler, Eric Clapton, David Bowie e molti altri. Fra i quali anche Lucio Battisti: e infatti nel libro è raccontato come si è svolta la registrazione di "Con il nastro rosa", la canzone di Lucio Battisti che chiude l'album "Una giornata uggiosa" (che è anche l'ultimo album frutto della collaborazione di Battisti con Mogol). La coda strumentale della canzone è stata ideata e suonata da Palmer, su indicazione del produttore Greg Walsh. Per gentile concessione dell'editore pubblichiamo il racconto così com'è riportato nel libro.


Il circuito dei turni di registrazione era in forte espansione, i costi in studio si stavano già avvicinando alle mille sterline al giorno, e di conseguenza i turnisti bravi erano molto richiesti. Essere veloce, preciso e affidabile era un vero vantaggio per un turnista, e per questo ero molto gettonato. Ci sono state volte in cui mi sono ritrovato in studio con il chitarrista della band presente. La cosa poteva creare un certo imbarazzo perché i chitarristi sono quasi sempre tipi competitivi, un po’ come i pistoleri del selvaggio West: «Dicono che sei il più veloce in città. Be’, fammi vedere!» Fortunatamente, nonostante queste rare
occasioni, la maggior parte dei progetti erano esperienze produttive e gioiose. Il Regno Unito sembrava il posto giusto quando si trattava di registrare musica e il paese aveva cominciato a essere una delle principali mete per artisti di varie nazionalità.

Uno dei primi di questi progetti in cui venni coinvolto fu con un produttore chiamato Geoff Westley, per un cantautore italiano di nome Lucio Battisti. Geoff all’epoca lavorava con i Bee Gees ed era un tastierista e arrangiatore di archi di grande talento. Il mondo di Geoff prevedeva spartiti musicali scritti nella maniera tradizionale e sembrò molto sorpreso che, come turnista, io non fossi in grado di leggerli. Gli suggerii di chiamare Ray Russell o altri chitarristi del West End, se aveva bisogno di una certa abilità nella lettura. Ma per fortuna Geoff doveva aver visto qualcosa in me che lo spinse a essere indulgente. Usava un lettore per le basi di una traccia, ma lasciava spazio perché io potessi aggiungervi le mie parti in un secondo tempo. Riponeva fiducia nella mia capacità di trovare idee fuori della sua sfera creativa e fu molto paziente nel darmi il tempo di sviluppare le mie parti.

Geoff si prese la briga di spiegarmi alcuni fondamenti della musica, che in seguito mi avrebbero aperto parecchie nuove porte. Mi suggerì di ascoltare della musica meravigliosa dal repertorio classico: Mahler, Barker e Beethoven, per citarne alcuni. Questo mi fece capire che leggere la musica non era come imparare il cinese. Scriveva semplici riff rock, facili da suonare, in modo che potessi riconoscere come si traducevano visivamente sullo spartito, rimuovendo così il mistero e la paura che avevo nei confronti della notazione musicale. Assieme sviluppammo un processo creativo che fu per entrambi sia gratificante che istruttivo, poiché il mio approccio rock non scolastico consentì a lui di esplorare aree che in precedenza non aveva preso in considerazione.

L’album di Lucio Battisti "Una giornata uggiosa" ebbe un successo enorme in Italia, diventando forse l’lp italiano di maggior rilievo del 1980. Un brano in particolare sarebbe diventato uno dei più importanti della storia del pop italiano. Geoff, come la maggior parte dei produttori, tendeva a fare le cose sull’onda del momento e un lunedì mattina mi chiamò per chiedermi di passare in studio. Avevo un appuntamento dal dentista quel pomeriggio, ma gli dissi che sarei passato prima dallo studio. Arrivai ai Parsifal Studios di Chiswick e preparai un amplificatore Vox ac 30 su cui suonare. Per qualche ragione, proprio quel giorno avevo deciso di cambiare un po’ le cose e provare una nuova chitarra Ibanez d’ispirazione «Les Paul» che mi era stata data per fini promozionali. Uno dei giochi tra Geoff e me consisteva nel prepararmi una mix del brano che però non mi faceva sentire finché non avessimo stabilito un suono di chitarra. Era interessato al mio istinto e alle mie prime impressioni, che cercava di utilizzare nel processo creativo. Faceva quindi partire la traccia, concedendomi un po’ di tempo per capire i cambi degli accordi durante l’introduzione e la strofa, e poi contava fino a quattro per prepararmi alla sezione da registrare.

«Con il nastro rosa» era in Do# minore, una tonalità insolita per la chitarra, ma l’atmosfera del brano era bellissima. La traccia era stata realizzata con grande maestria, grazie al lavoro eccezionale di Dave Markee al basso e Stuart Elliott (della band di Kate Bush) alla batteria. Geoff, che vi aveva anche suonato le tastiere, aveva lasciato un finale in dissolvenza insolitamente lungo sulla traccia. Suonai le mie parti in sole due take, dato che il mio appuntamento dal dentista si avvicinava, includendo un secondo assolo lungo tutta la sezione finale, che durava più di due minuti, pensando che Geoff l’avrebbe ridotta più tardi. Una volta fatto, raccolsi le mie cose e andai dal dentista.

Dieci anni dopo, all’inizio degli anni Novanta, atterrai in Italia e fui prelevato all’aeroporto dal mio caro amico Fabrizio Intra della Sony Music. Lungo il tragitto in auto diretti al suo ufficio, la radio cominciò a trasmettere «Con il nastro rosa» e dissi: «Oh, quello sono io!» Con mia grande sorpresa il secondo assolo, della durata di due interi minuti, non era stato tagliato. Fabrizio mi spiegò che il brano era stato pubblicato nel 1980 ed era stato al numero uno in classifica in Italia per la maggior parte di quell’estate, diventando nel tempo una sorta di inno pop italiano. Aggiunse inoltre che sia il primo che il secondo lungo assolo di chitarra venivano utilizzati nei conservatori italiani per insegnare ai chitarristi in erba come articolare un assolo di chitarra pop moderna.

In seguito, man mano che il mio volto e il mio modo di suonare divennero più conosciuti in Italia, perfetti sconosciuti mi si avvicinavano per strada cantando la melodia di quegli assolo. «Con il nastro rosa» è ancora oggi uno dei brani più trasmessi dalle radio italiane.


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