Artie 5ive, nome d’arte di Ivan Arturo Barioli, è un rapper milanese classe 2000. È sulla bocca di tanti, tantissimi appassionati di musica urban. Giocando con le terminologie, lo si può definire, senz’altro in questo momento, il nome più caldo del rap italiano di nuova generazione. E non è solo una questione di numeri, anche se quelli non mancano: solo su Spotify ha oltre 3,5 milioni di ascoltatori mensili. Di origini italo-sierraleonesi, il suo pseudonimo arriva dal suo secondo nome (nome anche del nonno) e dalle cinque vie principali di una parte del quartiere Bicocca di Milano. Sta collezionando hit da club come “00” e “I love it” (brano tratto dal disco “Vera baddie” di Anna, con cui ha anche una relazione e con cui aveva già scritto “Anelli e collane”), sforna singoli in modo intelligente, “Milano testarossa” con Guè ne è un esempio, partecipa agli album dei big (è uno dei feat di “Locura” di Lazza) e dà la sensazione di essere, oltre che in crescita, anche in una fase di trasformazione in cui piano piano potersi concedere momenti più personali e conscious.
“È indubbio che io abbia fatto le hit per i club, che l’approccio più superficiale, la prima cosa che vedi, sia quello. Ma sono sicuro che ci sia molto altro…”, ha raccontato a Gq. Per poi proseguire: “Il mio concetto di club, viste anche le mie origini, è diverso da quello europeo, che è più vicino alla techno, quasi più d’evasione. Mia madre è della Sierra Leone, per me il club è un’esperienza di festa collettiva”. La sua ultima pubblicazione, “Per sempre”, in collaborazione con Bresh, sembra già andare verso quella direzione: il pezzo parla di un momento di riflessioni e considerazioni sulla direzione che sta prendendo la vita, un “tirare le somme” proprio del mese di settembre che rappresenta sempre un nuovo inizio. E sullo sfondo ci sono anche conflitti interiori. “Mettiti a sedere, non mi lanciare i bicchieri. Qui muoiono i ragazzi, non è guerra dei bottoni. Il mio quartiere brulica di spacciatori e di travoni. Il mio Paese è sul tracollo, non credo alle istituzioni. Bevo l'acqua dalla pozza, mi darà la forza. Sventola bandiera nera, ti offro una bandana rossa. Non c'è gloria nella fogna”, rappa Artie, più ispirato del solito.
Ha tanto, tantissimo da dimostrare, ma è interessante assistere al suo salire gradino dopo gradino, più in alto, tra evoluzioni e maturazioni che interessano anche il suo profondo timbro vocale, una caratteristica che già oggi lo distingue. Questo processo di maggior consapevolezza ha coinciso anche con alcune storie Instagram sul razzismo e sulla sua percezione in Italia. Ecco le sue parole: “A una buona metà degli italiani non piaccio e non piacerò mai, solo per il colore della mia pelle. Non importa che cosa io dica, alla metà di voi non piacerò comunque. Non importa che sono nato a Milano, per alcuni di voi sarò sempre una scimmia o un negr* di merd*. Dovrò sempre tornare al ‘mio Paese’. Dopo 24 anni non mi tocca più nulla, mi fate solo ridere, perché ormai non potete più fare nulla se non lamentarvi. Faccio parte del cambiamento, sono l’ultimo ingranaggio che lo completa, i miei figli avranno gli stessi documenti dei vostri, e parleranno la stessa lingua. Ma mi spaventa vedere ragazzi della mia età o più giovani ancora concentrati sulle diversità piuttosto che su cosa ci rende simili, ho sempre cercato di costruire ponti e continuerò a farlo per chi vorrà attraversarli, sbloccate le vostre potenzialità e rilasciate la vostra identità, siate liberi e nella libertà scoprirete l’amore verso il prossimo, ci vogliono separati e divisi perché insieme siamo pericolosi. Io continuerò a dire la mia, sempre più consapevole che sto facendo giusto, le parole di uno ispirano altri, così come io fui ispirato da chi venne prima di me”. Il suo album di debutto “Aspettando la bella vita” è uscito nel 2023, nello stesso anno di “Motivation 4 the Streetz”, il joint album con Rondodasosa, oggi c’è fame di capire quale sarà la sua prossima mossa e se arriverà un nuovo progetto. E intanto si è conquistato un’attenzione particolare.