Declan Patrick MacManus in arte Elvis Costello è nato a Londra il 25 agosto del 1954, oggi compie quindi 70 anni. Il suo primo album, "My aim is true", uscì nel 1977 all'epoca del punk e della new wave. Nella sua lunga carriera il musicista britannico ha esplorato diversi stili musicali. Il suo ultimo disco, "The boy named if", è datato gennaio 2022. Questa è la nostra recensione.
Country, pop, musica classica, r ’n’ b, jazz: è difficile trovare un genere che Costello non abbia frequentato. E sempre con effetti straordinari: i suoi due capolavori sono probabilmente “King of America” (quello che oggi chiamamo “Americana”, ma suonato da un inglese) e “Painted from memory”, il pop orchestrale nella sua collaborazione con Burt Bacharach. Ma il suono delle origini è il rock chitarristico dei primi album, con attitudine punk e new wave, quello degli Attractions, la sua band storica. Da tempo si chiamano Imposters, i musicisti sono gli stessi, tranne il bassista Bruce Thomas con cui c’è stata una lite anni fa. È qua che è tornato Costello con il nuovo album: c’è soprattutto l’organo di Steve Nieve, compagno fedele di una vita. Un disco dal suono secco e diretto, che arriva in un periodo ricco di uscite solide (gli ultimi due album "Look now" e "Hey clockface"), ma anche di ep, e persino di una rivisitazione di "This years model", album del '78, in spagnolo. 45 anni dopo, Elvis Costello è ancora qua a spiegarci come si fa il rock, con il nuovo album “The boy named if”.
La copertina è un disegno di Costello, che riporta alla mente quello di “Blood & chocolate”, album storico degli Attractions degli anni ’80 per cui si inventò un tour in cui sul palco c’era una ruota della fortuna con titoli delle canzoni: la si faceva girare e la band suonava quella che usciva. Il suono è quello di una band che si diverte: per dire, la prima canzone lenta arriva alla sesta traccia, “Paint the red rose blue”, un titolo che riecheggia “Good year for the roses”, hit country sempre degli anni ’80.
Ma non si tratta di nostalgia, anzi: “The Boy Named If (And Other Children's Stories)” (questo il titolo completo) è un album vitale e potente sia nelle canzoni più tirate che nelle altre. Costello non fa solo rock, fa proprio “Rock & Roll”: come ha dichiarato recentemente a Rolling Stone: “Non mi piace molto il rock e quando mi chiedono i miei dischi preferiti, non nomino mai quelli chitarristici. Mi piace il rock & roll, invece. Penso che se perdi la parte del ‘roll’, molto del divertimento se ne va”. Se è vero che il rock è rinato negli tempi, un po’ delle giovani band dovrebbero andare a scuola da Elvis Costello per recuperare anche il roll, non solo il rock.
A proposito di origini del suono di Costello: in questi giorni si torna a parlare in Italia del Saturday Night Live: c’è una band nazionale che si esibirà in uno dei programmi più noti della TV americana. Forse i Maneskin dovrebbero andare a lezione da Elvis Costello: nel 1977 fu protagonista di una delle più memorabili performance mai avvenute nel programma. Iniziò una canzone, il singolo che voleva la casa discografica, ma dopo una strofa fermò tutto, dicendo “fare questa canzone qua non ha nessun senso”, e attaccò un brano allora inedito, “Radio radio”, dedicato allo strapotere dei media e dei network, come quello che lo stava ospitando. La leggenda vuole che Lance Mercer, il curatore del programma, gli fece il dito medio per tutta la performance. In risposta, Costello e gli Attractions suonarono con una foga punk, dando una lezione di come si suona dal vivo in TV. Costello venne bandito dal programma per 12 anni (ma “Tanto io non volevo una carriera in TV”,) salvo poi venire reinvitato e diventare un simbolo: “Oggi mi citano ogni volta che un musicista fa qualcosa di strano in TV”, racconta.