I Tool tornano in Italia a cinque anni di distanza dalla loro ultima apparizione e lo fanno con il complicato compito di salvare questa claudicante edizione del Firenze Rocks. Fu proprio il festival della Visarno Arena a ospitare Maynard James Keenan e soci nel 2019, in quella serata il cui ricordo è certamente ancora vivido in chiunque abbia avuto il privilegio di prendervi parte. Era l’anno della pubblicazione di "Fear Inoculum", il quinto album in studio che è stato agognato dai fan di tutto il mondo talmente a lungo da rendere quel tour una sorta di rito sciamanico, tanto potente quanto liberatorio.
Si replica dunque, un lustro dopo. Ed è inutile - ma anche impossibile - nasconderlo: i Tool sono la vera ragione per cui questa edizione del Firenze Rocks è avvenuta lo stesso, nonostante le molte difficoltà. Ma se esistono dei musicisti con le spalle talmente larghe da prescindere da qualsiasi premessa o contesto, beh, quelli sono i Tool. Gli stessi che sono riusciti a tenere in scacco il mondo della musica promettendo l’uscita del successore di “10.000 Days” per quasi tredici anni, senza che questo abbia in alcun modo attutito l’hype per il disco che ha di fatto messo un sigillo sul decennio e accompagnato il mondo verso un nuovo capitolo. In uno spaventoso esercizio divinatorio che a posteriori stacca la mascella, Justin Chancellor aveva presentato l’opera spiegando che Fear Inoculum significa «vaccinarsi dalle cose che ti spaventano», con un panegirico sul ruolo salvifico della musica come antidoto contro la paura che annichilisce il pensiero.
Oggi i Tool si presentano sul palco con la consapevolezza che "Fear Inoculum" ha avuto abbastanza tempo da agire sottopelle, da sedimentare e lasciare una traccia indelebile. Dopo la perfetta introduzione offerta da “Jambi”, tocca infatti alla title-track dell’ultima fatica discografica e l’accoglienza parla chiaro: non esistono brani o album di serie B, quando sei la band che fa il proverbiale campionato a parte. Non mancherà chi si lamenterà dell’assenza di "Schism", "The Plot", "Ænima" o "Lateralus", anche e soprattutto perché nella fanbase si pesca a occhi chiusi tra i più saccenti ed esigenti musicofili del pianeta, ma tant’è.
Questa volta, invece, sarebbe davvero ingiusto lamentarsi della resa live. I suoni sono ottimi e già questo rende la data del 15 giugno una piccola isola felice in un’estate all’insegna delle polemiche sulla qualità dei live offerti nel nostro Paese. Dai volumi troppo bassi, ai mixaggi oltraggiosi, tutto lasciava presagire che questo potesse essere l’ennesimo concerto dal quale uscire con le dita roventi, pronte a digitare sulla tastiera dello smartphone l’ennesimo commento al vetriolo. E invece no: i Tool si sentono forte e chiaro. A supporto poi ci sono gli alienanti visual creati da Adam Jones, parte fondamentale e irrinunciabile dell’esperienza.
La sagoma di Keenan è come sempre tutto ciò che possiamo vedere del frontman. Salvo che per qualche lampo che lo illumina in modo fugace, rivelando l’iconico trucco, per il resto dello show resta nell’ombra, muovendosi in modo animalesco e primordiale. Oltretutto nel frattempo, tra la produzione del suo vino e i tour con Puscifer e A Perfect Circle, è riuscito anche a diventare cintura nera di Brazilian Jiu-Jitsu. La domanda non è tanto “come fa a far tutto?, quanto “come fa a far tutto così maledettamente bene?”. Sembra persino che i suoi continui miglioramenti nelle arti marziali abbiano reso ancora più magnetici e fluidi i movimenti sul palco. La sua è un maniacale missione per perfezionare la perfezione e sregolare l’irregolarità, in un circolo virtuoso al quale prendono parte anche Adam Jones, Justin Chancellor e Danny Carey, ciascuno autore di una performance clamorosa.
Sono alieni venuti da un pianeta remoto, governato da leggi totalmente diverse da quelle che conosciamo. Per questo riescono a essere ossimoricamente perfetti e irregolari allo stesso tempo. Per questo sono imparagonabili. Sono qui per mostrarci a loro discrezione, con i loro tempi e le loro modalità, uno squarcio di quel mondo oscuro e fascinoso che ci lascia spaesati ma in preda a un’estasi difficile da descrivere e impossibile da replicare.
Setlist:
Third Eye
Jambi
Fear Inoculum
Rosetta Stoned
Pneuma
Intolerance
Descending
The Grudge
Flood
Invincible
(-) Ions
Stinkfist