I Jane's Addiction e il senso dell'aggettivo "alternativo"
“Señores y señoras, nosotros tenemos más influencia con sus hijos que tú tiene, pero los queremos. Creado y regado de Los Angeles, Juana's Addicción”. Poi, poco dopo, un urlo: “Here we go!”.
È l’estate del 1990: il decennio del rock, quello in cui le chitarre andranno in classifica, in radio e su MTV, è appena cominciato. A segnare questo nuovo inizio è l’uscita di “Ritual de lo Habitual”, secondo disco dei Jane’s Addiction, e inizia con quel proclama, rivolto ai genitori di quella che verrà chiamata “generazione alternativa”. Ne sappiamo più noi che voi dei vostri figli, e li amiamo, dice la voce che introduce la band “nata e cresciuta a Los Angeles”. I Jane’s Addiction si scioglieranno nel 1991, non prima di avere fatto un tour di addio che coincise con il Lollapalooza, il tour inventato dal leader Perry Farrell. Fu lo stesso Farrell a coniare il termine “alternative rock”, come racconta Luca De Gennaro nel suo recente libro dedicato sulla “generazione alternativa” del ’91-’95. 34 anni dopo, siamo di nuovo qua: la band che ha definito la parola “alternative” è tornata: dopo il primo concerto a Londra, l’unica data italiana è prevista per il 14 giugno a La Prima Estate, a Lido di Camaiore
Oggi si parla spesso di generi che si fondono, fino a far diventare inutile l’idea stessa di genere musicale. Ma bisogna ricordare che questa fusione avvenne già proprio nella scena alternativa, tra gli anni ’80 e ’90, e i Jane’s Addiction furono tra i primi e i migliori ad abbattere le barriere musicali: la loro musica fondeva - e fonde - le chitarre e l’approccio trasgressivo del rock con la psichedelia, il post-punk, la new wave, con un appproccio da freak californiani lontano mille miglia dal classicismo machismo dei concittadini Guns ’n Roses. Un’altra band di Los Angeles, negli stessi anni, fondeva il rock con il funk, suonando Stevie Wonder come se fosse un rockettaro: erano i Red Hot Chili Peppers, che avevano un approccio più goliardico. I Jane’s Addiction prendevano tutto terribilmente sul serio, invece: fu quello spirito rivoluzionario che portò Farrell a trasformare il loro tour d’addio in un’occasione per radunare la scena rock e unirla ad altri generi: al Lollapalooza suonarono - negli anni - i Nine Inch Nails, Soundgarden, Pearl Jam, Rage Against the Machine, gli Smashing Pumpkins, i Beastie Boys e chi più ne ha più ne metta: su Paramount+ è appena uscito “Lolla: The Story of Lollapalooza”, docuserie che racconta quello che fu quel festival.
Quando li abbiamo visti 8 anni fa erano ancora la dimostrazione che “nothing’s shocking: lo spettacolo che da un lato riproduceva per intero “Ritual de lo habitual” per tranquillizzare i fan ma dall’altro metteva in scena sul palco performance non musicali non proprio rassicuranti (andatevi a leggere la recensione del tempo) questo tour non è la prima reunion dei Jane’s Addiction ma è comunque particolare: c’è tutta la formazione “classica” è tornato Dave Navarro, che era stato assente nelle ultime uscite sul palco della band e con il ritorno del bassista Eric Avery assente dal 2010. E ci sono in scaletta canzoni nuove - le prime da "The Great Escape Artist" ultimo album di studio del gruppo datato 2011, a cui seguì un singolo, “Another Soulmate” nel 2013 - poi più niente. La prima canzone in dieci anni si intitola “Imminent redemption”. Chissà che tipo di redenzione hanno in mente i Jane’s Addiction, probabilmente attraverso la musica.