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Eurovision, contestazione per la cantante israeliana

Fischi e buu per Eden Golan, con “Hurricane”. Ma di cosa parla il brano?
Eurovision, contestazione per la cantante israeliana
Credits: Sarah Louise Bennett (EBU)

Si apre con atmosfere e sonorità ansiogene, poi un giro di piano accompagna l’interpretazione della cantante: “Writer of my symphony, play with me / look into my eyes and see / people walk away but never say goodbye / someone stole the moon tonight, took my light / everything is black and white / who’s the fool who told you boys don’t cry?”, “Tu che dai il via alla mia sinfonia, suona con me / guardami negli occhi e vedi / che la gente va via ma non dice mai addio / qualcuno ha rubato la luna stanotte, ha preso la mia luce / tutto è bianco e nero / chi è l’idiota che ti ha detto: ‘I ragazzi non piangono?’”, canta Eden Golan. Il brano è costruito con un crescendo emotivo che esplode nel ritornello, che sembra quello di una ballatona di Lady Gaga (la ricorda anche nel timbro): “Every day I’m losin’ my mind / holdin’ on in this mysterious ride / dancin’ in the storm, I got nothin’ to hide / take it all and leave the world behind / baby, promise me you'll hold me again / I’m still broken from this hurricane”, “Ogni giorno perdo la testa / resistendo in questa misteriosa corsa / ballo nella tempesta, non ho niente da nascondere / tira tutto fuori e lasciati il mondo alle spalle / tesoro, promettimi che mi abbraccerai ancora / sono ancora spezzata da questo uragano”.

Se l’Eurovision Song Contest 2024 fosse davvero - come si ostinano a ripetere gli organizzatori - solo una gara di canzoni dalla quale la politica e l’attualità devono rimanere fuori, Eden Golan con la sua “Hurricane” avrebbe anche ottime chance di conquistare un piazzamento alto in classifica. Ma l’Eurovision Song Contest non è solamente una gara di canzoni. Motivo per il quale la 20enne cantante russo-israeliana, che rappresenta Israele sul palco della Malmö Arena, è finita suo malgrado al centro della tempesta. Anzi, dell’uragano, per citare il titolo della sua canzone.

Ieri, durante le prove della seconda semifinale, in onda stasera in diretta su Rai2, Eden Golan è stata travolta da fischi e “buuu!” - che si sono ripetuti nella semifinale, sia nella performance che alle votazioni, quando è stato annunciato l'accesso della canzone alla finale.

 “Sono venuta qui per far ascoltare la mia voce e condividere il dono che mi ha dato Dio, per unire le persone attraverso la musica”, si difende lei, citando lo slogan dell’Eurovision Song Contest, “United by music”. La partecipazione di Israele alla kermesse, confermata dall’Ebu nonostante la guerra in corso, è stata sin da subito oggetto di polemiche, che continuano a segnare la presenza a Malmö di Eden Golan. Nata a Kfar Saba - città israeliana situata nella pianura di Sharon - da genitori ebrei immigrati dall’Unione Sovietica, Eden Golan è cresciuta a Mosca, prima di tornare a vivere da adolescente in Israele. È salita alla ribalta nel 2018, quando - appena quindicenne - ha partecipato all’edizione russa di “The Voice Kids”: ha conquistato pubblico e giudici cantando una cover di “Love on brain” di Rihanna. Lo scorso autunno si è iscritta a HaKokhav HaBa L’Eurovizion, il contest interno con il quale Israele seleziona il proprio rappresentante per la kermesse continentale: le esibizioni sulle note di “I have nothing” di Whitney Houston e “I don’t want to miss a thing” degli Aerosmith le hanno permesso di strappare il pass per volare a Malmö. Ed è qui che sono cominciati i guai.

Già, perché inizialmente Eden Golan aveva pensato di presentarsi all’Eurovision Song Contest con un brano intitolato “October rain”. È stata costretta a cambiare sia il titolo che alcuni versi, interpretati come riferimenti all’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre. Il motivo? I brani in gara non devono contenere riferimenti espliciti a politica, religione o tematiche controverse. Così “October rain” è diventata “Hurricane”, ballatona che parla di una donna che prova di superare l’”uragano” che ha lasciato dentro di sé un amore finito. Nel testo sono rimasti versi che in molti hanno interpretato come allusioni al conflitto israelo-palestinese. La coda, in particolar modo, cantata in ebraico, in inglese recita: “Don’t need big words, just prayers”, “Non servono paroloni, solo preghiere”.

Il video ufficiale di “Hurricane” su YouTube ha totalizzato in un mese 5,6 milioni di visualizzazioni. L’Eurovision è estremamente popolare in Israele, che ha vinto la competizione ben quattro volte, l’ultima nel 2018 grazie a Netta Barzilai con la sua “Toy”: “È un momento molto importante per noi, soprattutto quest’anno. Mi sento onorata di avere l’opportunità di essere la voce del mio paese”, dice Eden Golan.

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