Chi si aspettava un banger esplosivo, dovrà ricredersi. Ma non resterà affatto deluso. Sorprendere, soprattutto oggi, è sempre più difficile. “Adrenalina” di Baby Gang con Blanco e Marracash è un brano con una produzione dall’energia sotterranea, ma potente, curato a livello musicale da Michelangelo e Higashi. Il primo solitamente è al fianco di Blanco, il secondo del rapper di Lecco con cui ha lavorato su brani come “Cella 3” e "Karma". È un pezzo che parte con un sound misterioso, quasi alla X-Files, per poi lasciare campo a un ritmo più veloce su cui si innestano le barre di Baby Gang, che fa un’autoanalisi a denti stretti: “La vita non mi ha dato ciò che merito, per quello ho preso, mai chiesto la carità perché la vita dà a chi non merita”. Le sue parole, come sempre, trasudano una verità sporca. Segue il ritornello di Blanco, che gioca con il suo timbro, tra una voce in falsetto e una rabbia soffocata. È molto efficace nell’architrave della canzone perché non esplode del tutto, ma avvolge: “col sanguе freddo colmo le mancanze d'affеtto”. Le parole di Blanco si rompono e saltano con quel “ra-pah-pah” sul suono, che è fresco.
Marracash è lo schiaffo che dall’etereo del ritornello riporta sulla Terra, come sempre le sue barre sembrano scritte oggi, non ieri. E non manca una barra corrosiva e divertente, che profuma di quell’irriverenza che il rap non dovrebbe perdere mai: “Vengo solo, no ferri, sei il pandoro fake della Ferri”. Il pezzo fa parte del nuovo album di Baby Gang “L’angelo del male” in uscita il 26 aprile con dentro un mare di nomi: Paky, Blanco, Marracash, Emis Killa, Jake La Furia, Geolier, Gemitaiz, Madman, Lazza, Tedua, Sfera Ebbasta, Guè, Simba La Rue, Rocco Hunt, Niko Pandetta, Fabri Fibra, Ernia e Rkomi. L’annuncio è arrivato dopo un percorso di avvicinamento scandito da tappe importanti, come la recente partecipazione alla nuova versione di “In Italia” di Fabri Fibra, insieme a Emma, un pezzo in cui non fa sconti e non compiace.
La musica di Baby Gang, all’anagrafe Zaccaria Mouhib, in un abbraccio tra lingue e stili che trasudano hip hop al di là di una tecnica pulita, è uno dei mezzi più efficaci per aprire gli occhi e accorgersi non solo del talento innegabile di uno dei più interessanti fenomeni dell’urban attuale, ma anche per ascoltare la voce di quella “seconda generazione” figlia di migranti e mix culturali, spesso ai margini della società. Una voce scomoda che, al netto dei guai giudiziari, racconta gli alti e i bassi della propria condizione e che andrebbe, consapevoli di alcuni aspetti non sempre digeribili e volutamente fastidiosi, ascoltata.