Non solo "una questione di qualità", come recita una loro famosa canzone, ma di cifra. La prima a sollevare una polemica è stata Simona Larghetti, consigliera comunale di Coalizione civica, che ha posto questione al sindaco Matteo Lepore. "Un evento culturale sicuramente significativo e di rilievo - ha detto Larghetti - l’organizzazione di uno spettacolo a pagamento in piazza Maggiore è un fatto che merita una riflessione e che non dev’essere dato per scontato. Una piazza pubblica ha proprio una natura di altro tipo e forse siamo ben abituati ai tanti eventi gratuiti, tra cui il Cinema sotto le stelle".
Al centro di queste frasi c'è il concerto dei CCCP in programma a Bologna, in piazza Maggiore. Un live già sold out il cui costo del biglietto era di 50 euro. Una cifra che, per un concerto in una piazza pubblica, sta destando proteste in città e anche sui social. I CCCP hanno annunciato da poco le nuove date estive e la location è subito finita nel mirino. Con Larghetti si è schierato il collettivo Cua, che parla di "autoriduzione". "Verremo in piazza Maggiore – recita un post su Facebook – e saremo felici di partecipare in maniera gratuita, come dovrebbe essere sempre". Poi il comunicato prosegue: "Dai Cccp degli anni ‘80 tanto è cambiato, ma ancora oggi – scrivono – quei pochi album registrati alla buona, senza pretese, riescono a toccare corde profonde tra giovani e giovanissime. Per cui crediamo che sia ancora più inaccettabile che quei suoni, quei testi, vengano resi di nicchia chiedendo 50 euro di ingresso".