Dal primo Grammy in vent’anni al tour: così è rinata Kylie

"Can't get Kylie out of our heads", verrebbe quasi da dire. Pensare che per le radio era "vecchia".

E pensare che alcune delle radio più influenti e importanti del Regno Unito di trasmettere “Padam padam” proprio non ne volevano sapere. E non tanto perché il singolo non convinceva i direttori artistici delle emittenti, quanto per il fatto che a cantare il brano era una cantante che loro consideravano “vecchia”. Si sono rivolti a Kylie Minogue, 80 milioni di copie vendute in tutto il mondo in quarant’anni di carriera, proprio così. A raccontare la storia, che la dice lunga sui meccanismi che regolano l’industria discografica dell’era di TikTok, è stato Lostboy, vero nome Peter Rycroft, hitmaker - già al fianco di Lewis Capaldi, Anne-Marie, Ellie Goulding e Rita Ora - che ha scritto e prodotto la hit. A distanza di nove mesi dall’uscita di “Padam padam”, tutti vogliono un pezzetto di Kylie Minogue. Pure quei direttori artistici che la consideravano bollita e che ora trasmettono a manetta la colonna sonora della sua rinascita o - come nel caso degli organizzatori del British Summer Time, festivalone che rappresenta uno degli appuntamenti più attesi dell’estate musicale britannica e che ogni anno raduna migliaia di persone a Hyde Park a Londra - vogliono assolutamente il suo nome nei cartelloni delle kermesse.

“Padam padam” è l’ennesima masterclass di rinascita firmata Kylie, araba fenice che ha passato una vita - e una carriera - intera a rinascere dalle proprie ceneri. È sopravvissuta al successo precoce, quando a soli 19 anni si ritrovò in cima alle classifiche di mezzo mondo con hit come “I should be so luck” e “Got to be certain”. È sopravvissuta a una hit esplosiva come “Can’t get you out of my head”, che all’inizio degli Anni Duemila rischiò di fagocitarla. È sopravvissuta a un tumore al seno che nel 2005 la costrinse a ritirarsi per un anno dalle scene per curarsi. Ed è sopravvissuta pure all’assalto delle popstar di nuova generazione pronte a detronizzarla: le ha battute giocando nel loro campionato, incredibile ma vero, quel TikTok che ormai è un incubatore di tormentoni e di successi virali.

È da lì che, mentre i network britannici la snobbavano, è partita la scalata di “Padam padam”, che ha conquistato ragazzi e ragazzi che non erano neppure nati quando nel 2001 la popstar australiana con la stessa “Can’t get you of my head” vendette oltre 5 milioni di copie in tutto il mondo: merito di una coreografia tanto demenziale quanto efficace - consiste nel muovere le mani a ritmo una volta a sinistra e l’altra a destra - che ha dato il via a un trend irresistibile.

“Padam padam” è diventata la prima hit di Kylie Minogue in vent’anni nella top 40 degli Stati Uniti. È stato anche il singolo di maggiore successo della popstar nel Regno Unito in oltre un decennio, con quattro settimane consecutive trascorse nella top 10 della classifica dei singoli più ascoltati e scaricati oltremanica. L’album “Tension” lo scorso ottobre ha conquistato la vetta della classifica britannica. Mica male per la “vecchia” con trentacinque anni di carriera alle spalle, che era stata data ormai per spacciata. Alla fine anche gli scettici si sono dovuti ricredere (merito di una feroce campagna dei fan, che hanno letteralmente portato avanti una crociata social contro i network che si erano rifiutati di suonare “Padam padam”). Non è finita qui. All’inizio del mese alla Crypto.com Arena di Los Angeles Kylie Minogue è riuscita clamorosamente a vincere con “Padam padam” il suo primo Grammy Award in vent’anni, come “Miglior registrazione dance”: l’ultimo se lo aggiudicò nel 2004 con “Come into my world” nella stessa categoria. Il 2 marzo alla O2 Arena di Brit Awards Kylie riceverà davanti 20 mila spettatori il premio come Global Icon: Can’t get Kylie out of our heads, verrebbe quasi da dire.

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