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Le Last Dinner Party sono arrivate al momento giusto

Rock’n’roll, fluide e freak: perché ascoltare l'album d'esordio della band, "Prelude to ecstasy"
Le Last Dinner Party sono arrivate al momento giusto

“Pensiamo che l’arte risponda sempre inconsciamente a cose che sono nello zeitgeist politico e pubblico. Il post-punk è emerso come prodotto dell’era di austerità della Brexit: la gente voleva essere ferocemente arrabbiata per questo. E poi dopo il Covid, invece, voleva solo divertirsi. Siamo arrivate al momento giusto, ora che la gente ha bisogno di questo. È un allineamento di pianeti”, riflettono loro, non a torto, parlando del successo.

Rock’n’roll, alternative, sensuali, fluide, libere: le Last Dinner Party incarnano perfettamente lo zeitgeist, lo spirito del loro tempo. Sono un gruppo di ragazze, cinque in tutto, che con la loro estetica visiva e sonora orogliosamente freak hanno conquistato in fretta - forse anche troppo - chiunque, riuscendo a caricare il loro album d’esordio di un hype gigantesco ancor prima dell’annuncio. “Prelude to ecstasy” esce oggi, a coronamento di un’ascesa fulminea partita con le prime esibizioni nei locali londinesi e proseguita poi con l’apertura dello show dei Rolling Stones a Hyde Park, la vittoria del Rising Star ai Brit Awards (la statuetta che viene consegnata alla rivelazione dell’ultima stagione discografica, che ha posto il gruppo in linea di continuità con Adele, Florence and the Machine, Tom Odell, Sam Smith e James Bay), il trionfo ai BBC Sound of 2024 (battendo Kenya Grace e Peggy Gou, la dj di “Nanana”). E non tradisce le aspettative.

Criptiche, enigmatiche, quasi metafisiche. Le Last Dinner Party non vogliono essere per tutti. E non vogliono suonare come tutti: “Siamo cresciute circondate dalla musica di artisti come Kate Bush, David Bowie, o i Queen, mentiremmo se dicessimo che non siamo state influenzate o ispirate da questi grandi artisti. Ma noi vogliamo suonare come le Last Dinner Party”, dicono. Arrangiamenti sofisticati (hanno lavorato alle dodici tracce del disco - la prima è un’overture che dura un minuto e mezzo, un’esplosione di archi, legni e ottoni - insieme a James Ford, già braccio destro degli Arctic Monkeys), sonorità ricercate, testi pieni di immagini simboliche: Abigail Morris (voce), Georgia Davies (basso), Lizzie Mayland (chitarra), Aurora Nishevci (tastiere) e Emily Roberts (chitarra solista) si raccontano in un modo che è al tempo stesso respingente, ma estremamente affascinante. Da “Burn alive” a “Mirror”, passando per “Sinner” e “Portrait of a dead girl”, nell’era degli algoritmi le Last Dinner Party sono la prova che gli algoritmi sono fatti per essere orgogliosamente ignorati.

In “Prelude to ecstasy” Abigail Morris e compagne cantano e suonano la loro diversità: “I am not the girl I set out to be / let me make my grief a commodity”, “Non sono la ragazza che avevo deciso di essere / permettimi di trasformare il mio dolore in merce”, cantano in “Burn alive”, come se fossero delle moderne Giovanne d’Arco. Il mito dell’eroina nazionale francese, arsa viva neppure ventenne e oggi considerata un’icona femminista ante litteram, viene tirato in ballo esplicitamente in “My lady of mercy”: Oh, rest your feet on me my lady of mercy / strike me, pierce me straight through the heart”, “Poggia I tuoi piedi su di me, mia signora di misericordia / colpiscimi, trafiggimi dritto al cuore”. “Parla dell’essere una ragazza. Una ragazza che guarda per la prima volta un dipinto di Giovanna d'Arco e pensa che le sembra così coraggiosa e così bella che vuole baciarla. E forse vuole anche baciare la ragazza che le sta accanto nel coro della scuola. Stiamo espandendo il mondo di The Last Dinner Party per includere un'atmosfera più cupa e pesante. I testi esplorano l'angoscia di una cotta adolescenziale che può essere descritta solo attraverso il linguaggio sanguinario e carnale dell'esperienza religiosa, mentre il mondo sonoro prende spunto da Nine Inch Nails, PJ Harvey e Roxy Music”, spiegano loro.

Un po’ di shoegaze, un po’ di Sparks e un po’ (tanto) di Kate Bush (basti ascoltare pezzi come “The femminine urge”, “Beautiful boy” e “Sinner”, che non è un omaggio al neocampione di tennis). Anche i riferimenti delle Last Dinner Party sono freak: “Siamo come gazze, raccogliamo continuamente idee e identità visive”. Chi, tra i fan della prima ora, le aveva accusate di essersi in sostanza vendute dopo la firma del contratto con una multinazionale, la Universal, dovrà ricredersi: “I troll si aspettavano che dopo che ci è stato proposto un contratto discografico noi rispondessimo: “No grazie, preferiamo lottare”?”. In Italia arriveranno a fine mese, il 25 febbraio, sul palco della Santeria Toscana a Milano: vietato mancare.

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