Sam Smith e l'inno d'amore queer di un artista libero

La tappa torinese del "Gloria tour": la recensione

Il tour europeo di Sam Smith si chiude al Pala Alpitour di Torino che, come spesso accade, diventa la stazione capolinea del viaggio. L’ultima tappa del Gloria Tour va in scena in una città in fermento per il Salone Internazionale del Libro, tuttora in corso, per le Super Final di Champions League di pallavolo, appena concluse, e per i grandi disagi provocati dalla pioggia incessante. Sam Smith, però, arriva per prendersi tutti i riflettori e per cantare il suo dirompente inno d’amore queer, sovrastando qualunque altra voce.

Il tono dello show è talmente concreto da poterlo vedere con gli occhi, persino toccare, per chi sta sul palco. Sta nascosto sotto un telo bianco che avvolge una gigantesca sagoma femminile giunonica. Si tratta di una riproduzione dorata di Afrodite, dea greca dell’amore, della bellezza e del sesso che occupa l’intero palco stando distensa, spalle al pubblico. Amore, bellezza e sesso: sono i tre temi della performance, ma anche i tre atti nei quali la stessa viene suddivisa. 

Sono passati quasi quattro anni da quando l’artista londinese ha deciso di annunciare senza indugi e con grande fierezza la sua identità non binaria, iniziando un processo di liberazione umana e artistica di grande impatto. Chi non ha visto l’iconica esibizione degli scorsi Grammy Awards? Quando la sua “Unholy” in duetto con Kim Petras fece tremare il pavimento sotto diverse poltrone comode, scatenando una serie di polemiche e accuse - anche e soprattutto dal mondo ecclesiastico - che non hanno fatto altro che fungere da straordinaria cassa di risonanza. E Sam ancora oggi ringrazia.

Il radicale cambiamento che Sam Smith ha intrapreso negli ultimi anni è al centro di questa nuova e gloriosa messinscena musicale. Mentre un tempo la voce del cantante soul era l’assoluta protagonista, oggi la fisicità della popstar prende il sopravvento e manifesta con ogni mezzo la propria libera espressione. Appare al centro dello stage, emergendo dal fianco di Afrodite in una folgorante tenuta con camicia, cravatta, corpetto dorato e cappello da marinaio. Eccolo lì, il capitano dei suoi “Little Sailors”, pronto a prendere le redini della nave per un viaggio che, fino a qualche anno, sarebbe sembrato impensabile.

Inizia a cantare “Stay With Me”, hit mondiale portatrice di Grammy, lasciando di stucco l’intero palazzetto fin dal principio. La voce di Sam Smith è talmente potente e riconoscibile che quando la band alternative metal degli Sleep Token si affacciò nel music business senza rivelare l’identità del suo cantante mascherato, la strana somiglianza di timbro spinse molte persone a dire: “dev’essere Sam Smith con maschera e distorsione vocale”, perché nessun altro potrebbe avere un dono simile. A posteriori, che plot twist clamoroso sarebbe stato? L’ennesimo. Ma il punto è che la scelta di iniziare con il suo brano più noto e apprezzato del repertorio è anche una dichiarazione d’intenti molto forte. Sembra voler dire: comincio da qui, ma guardate fin dove vi porterò. E quel “dove” è il suo controverso e divertentissimo presente, fatto di abiti da donna, copricapo con la scritta “Queer”, copricapezzoli con la bandiera dell'Italia e twerking a chiappe scoperte, tra le fiamme.

21 maggio 2023 - PalaAlpitour - Torino - Sam Smith in concerto

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Dal bel canto, muovendosi da un atto all’altro dello show, Sam Smith e la sua band, insieme a coristi e corpo di ballo, scoprono via via le loro carte. I brani si susseguono, scorrendo ognuno dentro il successivo con una fluidità notevole. Sembra un film interamente girato in piano sequenza che si muove inesorabile verso il climax. Il soul si fa lentamente da parte, il pop prende invade la scena. L’energia sprigionata è un’onda d’urto che travolge l’arena in una celebrazione della body positivity, della fluidità di genere e dell’amore in ogni sua declinazione. L’atto sessuale stesso viene più volte rappresentato, dai ballerini in perfetta simbiosi con il loro leader, il cui corpo - orgogliosamente non conforme ai canoni di bellezza imposti - ha il compito di raccontare così tante cose da assumere un valore quasi analogo ai testi delle canzoni stesse.

Sono in tanti a sperare che questa sia solo una fase, ma a giudicare dalla partecipazione euforica viene da pensare che nessuno di essi si trovi al Pala Alpitour. “Esprimi te stesso, non reprimerti”. Non è solo una tagline, un mantra ripetuto più volte durante il concerto, ma anche un grido di battaglia di chi ha scelto di conquistarsi ogni spazio di felicità, che sia il pixel di uno monitor, un centimetro quadrato di palco o un lembo di pelle esposto. Perché oggi Sam Smith è un artista libero che usa la musica come un diario dei suoi pensieri oscuri, per questo è destinato a dividere sempre di più tra ammiratori e detrattori. Bisogna solo scegliere da che parte stare.

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