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Così “Frosinone” di Calcutta è diventata (ancora) un tormentone

No, stavolta non c'entra la parodia di Savastano sull'indie, ma la squadra del basso Lazio.
Così “Frosinone” di Calcutta è diventata (ancora) un tormentone

Per comprendere quanto “Frosinone” sia entrata nell’immaginario collettivo, otto anni dopo l’uscita di “Mainstream” e la trasformazione di Calcutta da artista di culto del Pigneto a idolo delle masse, basta dare un’occhiata al tweet con il quale l’Inter - ma perché proprio l’Inter? - ha salutato con il suo account ufficiale il ritorno del Frosinone in Serie A: “…E il Frosinone in Serie A”, ha scritto il social media manager dei nerazzurri. Da manifesto dell’indie pop italiano, di cui sintetizzava in tre minuti e dieci secondi tutto il disagio, tra pizze mangiate in solitudine, sbagli e bottiglie di vino, a tormentone social: “Frosinone” di Calcutta vive la sua seconda popolarità dopo che il club della cittadina del basso Lazio è riuscito a conquistare la terza promozione in Serie A della sua storia.



L’impresa della squadra oggi allenata da Fabio Grosso si è compiuta ieri sera, quando al Benito Stirpe, lo stadio di casa, i Canarini - così come vengono chiamati i giocatori del Frosinone, per via del colore sociale dominante, il giallo - hanno battuto per 3-1 la Reggina, allenata da un altro supereroe di Germania 2006, Filippo Inzaghi. Borrelli, Insigne e Caso hanno siglato le tre reti che hanno permesso al Frosinone di certificare il suo dominio quest’anno in Serie B: dalla decima giornata ad oggi, i gialloblu non hanno mai perso il primato in classifica. Al termine del match allo Stirpe è esplosa la festa, con tanto di commozione di Grosso e di invasione di campo dei 16 mila tifosi del Frosinone, sulle note di - tra le altre - “Freed from desire” e pure “Voglio vederti danzare” di Franco Battiato. Ma sui social era un altro il tormentone che rimbalzava, tra storie, post e tweet: quello di Calcutta.



“Ha fatto prima a tornare in A il Frosinone che Calcutta a fare musica, questo è davvero troppo”, ha ironizzato qualcuno, alludendo al silenzio nel quale si è ormai rintanato da mesi il cantautore di Latina, il cui ultimo album, “Evergreen”, risale al 2018, cinque anni fa, l’anno in cui il Frosinone centrò la sua seconda promozione in Serie A. La prima era quella cantata dallo stesso Edoardo D’Erme nel 2015 nella sesta traccia dell’album “Mainstream”: “Leggo il giornale e c’è Papa Francesco / e il Frosinone in Serie A”, cantava Calcutta nella sua canzone. Un omaggio alla squadra? Non esattamente. Quello tra il Frosinone e il Latina, la squadra della città che ha dato i natali a Calcutta, che attualmente milita nella Serie C ma ha conquistato i play off e nelle prossime settimane potrà dunque tentare la promozione in Serie B, è il derby del basso Lazio, tra i più sentiti della regione. Tra le due squadre c’è una forte rivalità calcistica e a specificare che “Frosinone” non è propriamente un omaggio ai gialloblu è stato lo stesso Calcutta: “La canzone parla di un po’ di fatti relativi alle cose che cambiano in bene e in male: persino il Frosinone è riuscito ad arrivare in Serie A. C’è un po’ di amarezza”.

Il video di “Frosinone” è tra i più iconici dell’indie pop degli Anni Duemiladieci. Anche grazie alla parodia firmata da Enzo Savastano. In quello originale, con regia di Dandaddy, Calcutta cantava - e suonava - in playback la sua canzone, incappucciato, sul retro di un camion che vagava in giro per la sua Latina, vuota e notturna: oggi conta 14 milioni di visualizzazioni su YouTube. Nella sua parodia, intitolata “Una canzone indie”, Savastano scimmiottava Calcutta sulle note di un’irresistibile presa per i fondelli dei luoghi comuni e dell’estetica indie: “E chiedo scusa a tutti se ho trovato un nuovo accordo / e per errore ho scritto un pezzo indie / stasera il neomelodico del cuore Savastano / è diventato un cantante indie / e mo ci devo mettere Bologna dentro al testo / sennò il mio pezzo indie non si capisce il senso / e devo travestirmi da coniglio, da marziano / perché fa molto indie”.

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