La copertina del disco, già annunciato, che uscirà il 19 maggio è inquietante. Kesha è fotografata a mezzobusto con in testa una busta di plastica che le impedisce di respirare, di prendere ossigeno. È naturalmente una metafora degli ultimi otto anni della vita - e della carriera - della popstar che conquistò le classifiche mondiali nel 2010, a 23 anni, con la hit “TikTok”. Non sono meno inquietanti i primi due singoli estratti da “Gag order”, questo il titolo dell’album, un’espressione che nel gergo giuridico angloamericano sta per “obbligo di riservatezza”. In “Fine line” e “Eat the acid”, appena uscite, le sonorità sono cupe, taglienti, spigolose e guardano un po’ al rock lo-fi e un po’ anche all’industrial, mentre Kesha canta di dottori e avvocati che vogliono tagliarle la lingua e di pensieri suicidi (“Sono sulla cima di una montagna con una pistola puntata alla testa”, dice in “Fine line”) e di visioni psichedeliche, frutto di chissà quali sostanze (“Lo giuro su Dio, ho chiuso gli occhi / ho sentito una voce nella mia mente / l’universo ha detto: ‘Ora è il tuo momento’ / e mi ha detto che va tutto bene”, sussurra in “Eat the acid”, un titolo che è tutto un programma).
Dopo la battaglia legale (persa) contro Dr. Luke, la popstar riparte ora con Rick Rubin. C’è il tocco del guru della musica statunitense dietro al progetto che questa primavera segnerà il ritorno di Kesha sulle scene discografiche a distanza di tre anni da “High Road”. L’”obbligo di riservatezza” del titolo è quello che è stata chiamata a rispettare dopo la sentenza che l’anno scorso ha visto i giudici respingere le richieste della cantautrice, che aveva accusato il suo (ex) produttore per abusi psicologici e violenze sessuali, cercando così di recedere pure il contratto che la legava all’etichetta Kemosabe Entertainment, gestita dallo stesso Dr. Luke. “Gag order” uscirà sempre per la Kemosabe. In compenso ora Kesha ha dalla sua un nuovo produttore, e mica l’ultimo arrivato. Il tocco di Rick Rubin si sente, in “Fine line” e “Eat the acid”, che fanno venire voglia di ascoltare subito il resto del lavoro.
Qualche riferimento - non esplicito - a Dr. Luke, considerato uno dei Re Mida del pop d’altaclassifica degli Anni Duemiladieci, capace di trasformare in hit i pezzi di Britney Spears, Avril Lavigne, Pink, Miley Cyrus, Katy Perry e Rihanna, è nascosto qui è là nei versi di “Fine line”, in cui Kesha racconta di essere stanca di camminare sospesa su un filo, su una linea sottile: “C’è una linea sottile tra il genio e la pazzia”, dice la popstar. E ancora: “Questa vita non è mai stata mia”. Quella vita, ora, Kesha prova a riprendersela.