PFM, "Jet Lag" (Cd RCA Nd 75244)
Primo album realizzato dopo che Mauro Pagani aveva lasciato il gruppo, "Jet Lag" aveva il difficilissimo compito di essere all’altezza del precedente "Chocolate Kings", uno dei capisaldi realizzati da questa storica formazione del rock italiano. Il cantante Bernardo Lanzetti si era ormai integrato perfettamente nel suono generale del gruppo (anche se la PFM è sempre stata una formazione incline a dar spazio più alle performances strumentali che alla voce) e si destreggia attraverso le complicate melodie di queste canzoni con risultati di valore. Per supplire alla mancanza del violino di Pagani venne reclutato l’americano Gregory Bloch, proveniente dalla Marc Almond Band, che si dimostra tecnicamente ferratissimo ma decisamente meno personale del suo predecessore e che nell’album gioca un ruolo piuttosto defilato.
Il gruppo riesce a restare ad alti livelli proprio grazie alla bravura compositiva di tutti i membri; anziché adagiarsi in una routine di successo (come molti gruppi in quel periodo) si rimettono completamente in gioco spingendo ancora di più l’accento sul linguaggio jazz-rock, dando vita a entusiasmanti improvvisazioni d’assieme dal grande virtuosismo strumentale all’interno di strutture compositive decisamente complesse. Assieme agli Area e al Banco, la PFM si muoveva su livelli di standard tecnico-esecutivi impensabili per qualsiasi altro gruppo italiano di allora (e probabilmente anche di adesso), ma la bravura tecnica non si cristallizzava mai in freddo calcolo di bravura strumentale ed era sempre al servizio di un approccio musicale spontanteo e ricco di fantasia.
Franz Di Cioccio alla batteria è incontenibile, ma il basso fretless di Patrick Djivas non gli è da meno nel costituire intelaiature ritmiche che uniscono originalità e istinto in modo inconfondibile. I pezzi sono tutti ottimi, dal solo di chitarra "Peninsula" che disvela pienamente la bravura del chitarrista Franco Mussida al trascinante tema di "Left-Handed Theory" passando per l’omaggio ai Weather Report di "Storia in La". Rispetto a dischi come "Storia di un minuto" e "L’isola di niente", "Jet Lag" venne accolto piuttosto freddamente dal pubblico (e la critica rockettara come al solito non ci capì nulla), ma non è mai troppo tardi per recuperare il tempo perduto riscoprendo un lavoro ricco di ottima musica.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.