Una stanza d’hotel arredata stile Anni ’70 un po’ disordinata, con un giradischi a terra, un vinile fuori dalla sua custodia, indumenti gettati qui e là. E una ragazza sdraiata sul letto, indossando una pelliccia con sotto lingerie bianche, che comincia a cantare. Non è chiaro se il video di “Lentamente” rappresenti l’inizio o la fine della storia raccontata da Ana Mena in “Bellodrama”, ma in fondo poco conta. Forse è solamente una visione, una delle tante che ti si presentano davanti ascoltando il nuovo album della popstar spagnola, appena uscito, un sogno lisergico, un trip psichedelico in cui accadono cose improbabili. Come quando Ana Mena, più o meno a metà disco, comincia a cantare una cover in spagnolo di “Stasera che sera” dei Matia Bazar. Tutto vero. La voce di “Duecentomila ore” ha inciso una versione tutta sua, con testo adattato allo spagnolo (“Mañana dios dirá”), del brano portato al successo dai Matia Bazar di Piero Cassano, all’epoca rappresentati dalla voce di Antonella Ruggiero, nel 1975.
“Mi è sempre piaciuto il pop e con questo disco lo omaggio. Ciò che mi ha commosso di più sono sempre state le canzoni che raccontano storie e che hanno molto a che fare con il pop”, ha detto la cantante in un’intervista a El Mundo, a margine dell’uscita del disco. Diventata negli ultimi due anni una delle figure musicali spagnole più rilevanti a livello internazionale - sono gli stessi spagnoli a riconoscerglielo - anche grazie all’enorme spinta che le ha dato il pubblico italiano, Ana Mena punta ora a consacrarsi. A 26 anni vanta già numeri da record con un Disco di diamante, 36 Dischi di platino, 3 Dischi d’oro, oltre 5,8 milioni di ascoltatori mensili su Spotify e 544 milioni di visualizzazioni complessive su YouTube. In “Bellodrama” la cantante unisce le sue radici urban con un immaginario decisamente più pop. Ispirandosi proprio alla musica leggera italiana.
Quella di “Stasera che sera” è solamente una delle cover di brani italiani contenute nell’album. “Un clásico” è un’improbabile versione in lingua spagnola di “Superclassico” di Ernia. “Música ligera” è la riscrittura in spangolo, già nota, di “Musica leggerissima” di Colapesce e Dimartino, che “riporta” tutto a casa: da “Se mi lasci non vale” di Julio Iglesias - citata dal duo tra i riferimenti della hit - a “Música ligera”, è una chiusura del cerchio. Nell’edizione estesa ci sono anche i duetti con Rocco Hunt su “A un passo dalla luna” (“A un paso de la luna”) e con Fred De Palma su “Una volta ancora” (“Se iluminaba”), oltre 240 milioni di streams complessivi su Spotify, le hit estive che l’hanno resa una protagonista della scena pop anche nel nostro paese, prima della partecipazione dell’anno scorso al Festival di Sanremo con “Duecentomila ore” (che però nel disco non c’è, curiosamente). Da “Lentamente” a “Música ligera”, in tutto “Bellodrama” Ana Mena prova a far convivere tra loro questi due mondi: da un lato melodie italiane, intense e appassionate, dall’altro ritmi latini.
C’è tanta Italia anche tra gli inediti dell’album. “Lentamente” è co-firmata da Cheope, Federica Abbate, Raige, Francesco Catitti e da autori spangoli come Bruno Nicolás e José Luis de la Peña. In “Ben & Jerry’s” c’è lo zampino di Davide Petrella, autore delle hit di Cesare Cremonini, Fedez e J-Ax, Elodie, Lazza (“Cenere”) e Marco Mengoni (“Due vite”, la canzone con la quale il cantante laziale ha trionfato all’ultimo Festival di Sanremo, è scritta anche da lui) e di Zef & Marz. In “Me enamoro” c’è il tocco degli hitmaker Takagi & Ketra, in “Rojo amanacer” quello di Giulio Nenna (già braccio destro di Irama): “Voglio essere molto libera quando si tratta di fare musica, non mi piacciono le etichette”, dice lei.