Radiodervish
"In Search of Simurgh" (Cd Il Manifesto 129)
Pazienti tessitori di trame musicali in limine tra Oriente e resto del mondo, i Radiodervish hanno costruito nel tempo un notevole seguito di appassionati che percorrono assieme a loro strade che portano fuori dai luoghi consueti, anche da quelli ormai consunti della world music.
La canzone d’autore si incontra con molteplici suggestioni stilistiche assieme a voci provenienti da culture diverse, accomunate unicamente dall’essere intrise dal sole del Mediterraneo; anche le lingue si fondono, arabo, inglese, italiano, spesso trasformandosi in unico suono, canto che si rifrange nel tessuto strumentale.
I Radiodervish nascono a Bari, figli di un altro gruppo molto interessante, gli Al Darawish. Fin da subito la critica li ha messi nell’angolino world, ma la loro musica è ben più complessa, affascinante e difficilmente etichettabile. Sono stati accomunati al percorso di Franco Battiato, forse in virtù delle lunghe frasi melodiche all’unisono intrecciate dagli archi che appaiono spesso in queste canzoni, eppure non è al Battiato pop che si potrebbe eventualmente riallacciare la loro musica quanto
allo sperimentatore de "L’Egitto prima delle sabbie", autore di partiture incantatorie e iterative in costante dialogo con il silenzio.
Un’estrema discrezione (quasi si potrebbe parlare di pudore) caratterizza infatti la musica di questo album; gli arrangiamenti distribuiscono leggeri tocchi di colore utilizzando vaste possibilità cromatiche con abilità e gusto.
Una linea di flauto, qualche percussione sullo sfondo (spesso si sovrappongono ritmi suonati da autentici strumenti ad altri programmati elettronicamente, ma la fusione timbrica arriva a renderli indistinguibili), diversi tipi di chitarre acustiche, le tastiere di grande delicatezza affidate a Michele Lobaccaro (armonium, organo diatonico, fisarmonica, pianoforte) e cornici armoniche di archi avvolgono la bellissima voce del cantante Nabil Salameh, espressiva e sempre ricca di intensità.
In un mondo discografico troppo spesso votato all’urlo perenne i Radiodervish preferiscono farsi avanti puntando sui profili delle ombreggiature, sui chiaroscuri, attraverso la cura amanuense dei dettagli. L’eccellente produzione di Saro Cosentino privilegia tessiture luminose che disvelano ancor più che negli album precedenti la potenzialità melodica dei brani e la loro immediatezza.
Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.
Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.