Il disco del giorno: Paul Gonsalves, "Tell It the Way It Is!"

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro

Paul Gonsalves
"Tell It the Way It Is!" (Cd Impulse 547960-2)


Una delle colonne portanti dell’orchestra di Duke Ellington, in cui militò per ben ventiquattro anni producendosi in esecuzioni memorabili (una per tutte il celebre assolo in "Diminuendo And Crescendo In Blue" al Festival di Newport del 1956), Paul Gonsalves è stato uno dei maggiori tenoristi nella storia del jazz, uomo dal carattere non facile e complicato dall’eccesso di alcol e narcotici (non di rado si addormentava durante le esibizioni a causa di questi eccessi, per risvegliarsi solo al momento di suonare) ma musicista solido e sempre affidabile per Duke, che ad ogni esibizione gli dedicava molti spazi
per esibizioni solistiche. Naturalmente Newport rimase per sempre il culmine della sua carriera ma esistono molte registrazioni che testimoniano del suo sopraffino gusto melodico, del suono ricco di calore, del fraseggio perfetto e perfettamente complementare all’altra grande voce dell’orchestra ellingtoniana, Johnny Hodges.

Questo Cd riunisce due album realizzati da Gonsalves nel 1963; il primo, "Tell It the Way It Is!", lo vede circondato da suoi
compagni di orchestra come Hodges (anche arrangiatore di alcuni brani) e Ray Nance, assieme a nomi di provata professionalità come Walter Bishop jr al pianoforte e Osie Johnson alla batteria. È una session fresca e senza problemi, composta da brani orecchiabili (rendendo omaggio al proprio boss in "Duke’s Place" e "Things ain’t What They Used to Be") che scorrono con facilità dando a ognuno dei partecipanti la possibilità di far brillare la propria bravura strumentale, con risultati piacevoli e accattivanti.

L’altro album è un’autentica rarità dimenticata da anni, "Cleopatra-Feelin’ Jazzy", che vede Gonsalves rispolverare in chiave jazzistica temi tratti dalla colonna sonora del blockbuster cinematografico con Elizabeth Taylor. Le melodie con cui Gonsalves e i suoi colleghi (un supergruppo comprendente nomi di lusso: Kenny Burrell, Hank Jones, George Duvivier e Roy Haynes) hanno a che fare non sono certo dei capolavori compositivi, il confine del kitsch viene attraversato spesso e volentieri, ma i nostri riescono davvero a cavare il sangue dalla rapa attraverso esecuzioni swinganti e rilassate che fanno ben presto dimenticare
la povertà del materiale originale puntando la luce sull’abilità di questi musicisti, in grado di creare dell’ottimo jazz da qualunque cosa.

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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