Il disco del giorno: Little Feat, "Waiting for Columbus"

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro

Little Feat
"Waiting for Columbus" (2 Cd Warner Bros. R 2 78274)

Dal 1969 i Little Feat continuano a preparare la loro miscela di rock, funk, r&b, cajun, e mille altre spezie musicali diverse,
che confluiscono in un ribollente calderone in grado di scatenare qualsiasi pubblico soprattutto nelle esibizioni live.
Guidati per molti anni dal chitarrista, compositore e cantante Lowell George (prematuramente scomparso nel 1979 a causa di un infarto) i musicisti del gruppo hanno continuato negli anni a percorrere le autostrade in lunghissimi tour americani, dando una svolta stilistica a metà degli anni ’80 in direzione maggiormente jazz-rock grazie all’influenza del tastierista Bill Payne, e recuperando il loro stile maggiormente rockeggiante solo negli album successivi.
La loro discografia è eccellente, tutti i titoli sono degni di menzione, da "Sailin’Shoes" a "Down on the Farm", ma indubbiamente il modo migliore di gustare l’eccitante musica dei Little Feat è quest’incredibile album dal vivo del 1978, che vede il gruppo allo zenit della bravura.
In realtà "Waiting for Columbus" fu ritoccato successivamente in studio mettendo a posto diversi dettagli che non soddisfacevano Lowell George, ma nulla della spontaneità originaria si perde in queste registrazioni effettuate tra Inghilterra e Stati Uniti.

Davanti a un pubblico entusiasta, i Little Feat esplorano il loro repertorio con versioni strepitose di brani come "Fat Man in the Bathtub" (guidato dalla esplosiva batteria di Richie Hayward), "Oh Atlanta", "Dixie Chichen", caratterizzate da ritmiche elastiche e allo stesso potenti, assoli di chitarra sfolgoranti di luci blues/rock, tastiere dal sapore funky, eccellenti vocals e cori da parte di tutti, con in più l’aggiunta della potentissima sezione fiati dei Tower of Power, che fa sollevare il tetto dell’auditorium in "Spanish Moon", "Tripe Face Boogie" e "Feats Don’t Fail Me Now" e il cui sassofonista Lenny Pickett si produce in uno straordinario assolo in "Mercenary Territory".

Non mancano momenti più riflessivi, come la celebre ballata "Willin’", ma per la maggior parte il disco corre velocissimo, sostenuto dall’inarrestabile basso di Kenny Gradney e dalle chitarre di Paul Barrére e dello stesso George. Questa edizione in Cd possiede un suono di altissima qualità e comprende anche brani di ottima fattura che per motivi di spazio non erano stati pubblicati nella versione in vinile.
 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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