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Matia Bazar, Marrale: “Sabbione arrivò nel momento della svolta”

Il fondatore ricorda il tastierista scomparso, importante per album pionieristici come “Tango”.
Matia Bazar, Marrale: “Sabbione arrivò nel momento della svolta”

Il mondo della musica ha perso un grande professionista capace di lasciare un timbro musicale indelebile. Mauro Sabbione, pianista e compositore, noto per essere stato componente dei Matia Bazar dal 1981 al 1984, dando un contributo decisivo al “periodo elettronico” della band, e poi anche tastierista dei Litfiba, è morto a Milano all'età di 65 anni. Si era gravemente ammalato nell'ultimo anno. A ricordarlo è Carlo Marrale, uno dei membri fondatori del gruppo.

“Mauro fu con noi per alcuni anni - ricorda Marrale – lavorammo insieme a due album, ‘Berlino, Parigi, Londra’ e ‘Tango’. Fu la persona giusta nel momento giusto. Noi, in quel momento della nostra carriera, volevamo staccarci dal pop solare che la discografia ci chiedeva di perseguire. Ci chiedevano un pop più semplice, che poi in realtà semplice non era, ma a noi non interessava. Stavamo affrontando un processo di maturazione, prima individuale e poi di band. Con Aldo Stellita e Antonella Ruggiero andammo a Londra e rimanemmo influenzati dalla musica di quel tempo, volevo dare una svolta al nostro sound, fare qualche cosa di completamente nuovo per l’Italia”.

Nato a Genova il 17 aprile del 1957 e diplomatosi al conservatorio Niccolò Paganini, Sabbione debuttò nella famosa band genovese nel tour “Il tempo del sole” nel giugno del 1981 a Cavallermaggiore, Cuneo. Mentre il suo ultimo spettacolo ufficiale con i Matia Bazar si è tenuto al Piper di Roma, nel 1984. Ha contribuito alla composizione di brani simbolo come “Zeta”, Astra”, “Palestina”, “Scacco un po' matto”, “Bambini di poi”, “Casa mia”, oltre alla folgorante “Elettrochoc”. Tutti pezzi sperimentali dal grande successo e impatto culturale.

“Cercavamo un tastierista che potesse accompagnarci in questo nuovo viaggio – continua Marrale – mi segnalarono un bravo musicista, mi dissero che si esibiva in un locale di Nervi, a Genova. Era Mauro. Andai a vederlo, mi piacque e gli chiesi di venire con noi Matia Bazar in ritiro a Canelli in Piemonte, in provincia di Asti. Lui non era ancora forte con l’elettronica, ma di lì a poco lo sarebbe diventato: comprammo tutta l’attrezzatura più all’avanguardia per il periodo e la portammo con noi. Mauro si trovò per le mani un tesoro dal punto di vista tecnico. Sapevamo già che strada prendere. Il tocco di Mauro e l’apporto del produttore Roberto Colombo, attuale compagno di Antonella, furono determinanti”.

La forza di quei pezzi era anche a monte, non solo nel sound. “La svolta elettronica fu forte e importante perché quelle canzoni reggevano anche da sole – sottolinea Marrale – le melodie inziali che composi e i testi più oscuri e onirici scritti da Stellita erano qualche cosa, già di per sé, di nuovo e potente. Mauro Sabbione mise a questi pezzi un vestito perfetto per valorizzarli. Queste tipologie di canzoni, però, funzionano e rimangono nel tempo se già alla base sono valide. Non basta un muro di elettronica a renderle speciali. Mi spiego: “Elettrochoc”, che io oggi nei miei live propongo in stile bossa nova e che è un pezzo fortemente contemporaneo, è evocativa anche cantata in modo più spoglio. Questo per dire che tutta la band era in uno stato di grazia e quei pezzi lo dimostrano”.

L'ultimo e recente tour di Sabbione è stato “Tango nel fango” il primo tour italiano che mescolava video e pianosolo, dedicato all'epopea elettronica degli anni ‘80 proprio dei Matia Bazar, il suo primo grande amore. Dopo oltre cento date il tour era proseguito cambiando nome in “Tango nel fango di Rabelais”, ma mantenendo intatta la sua struttura. “Mi aveva scritto che voleva fare qualche cosa con me per il mercato spagnolo, ma poi ci siamo persi un po’ di vista – conclude Marrale – oggi Mauro è insieme a Giancarlo Golzi e ad Aldo Stellita a fare musica fra le nuvole, ne sono certo”.

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