Fenomenologia di “All I want for Christmas is you”
Leggenda vuole che la canzone sia nata nel giro di quindici minuti. Pare che l’ispirazione per il testo le venne guardando in tv “La vita è meravigliosa”, il capolavoro di Frank Capra sulla storia di un uomo, George Bailey (interpretato da James Stewart), che è sul punto di suicidarsi proprio la sera della vigilia di Natale e che viene salvato – e redento – da un angelo custode mandato da Dio. Mariah Carey era più o meno nella stessa condizione di George Bailey, nel 1994: non esattamente sul punto di suicidarsi, ma in preda a pensieri negativi e orribili, vittima degli abusi che – racconterà lei molti anni dopo – subiva dal marito e manager Tommy Mottola (la coppia, che si era sposata l’anno precedente, divorzierà nel ‘98). Pensavate che “All I want for Christmas is you” fosse solo un’allegra canzone d’amore natalizia? Sbagliavate.
La versione "apocrifa" e quella "canonica"
C’è un sottotesto drammatico, sotto la melodia apparentemente gioiosa e spensierata della hit di Mariah Carey diventata a tutti gli effetti la canzone natalizia contemporanea più popolare nel mondo (a proposito: il brano è al primo posto della classifica dei più ascoltati a livello globale su Spotify nell’ultima settimana, con 37,016,166 streams totalizzati in sette giorni – quel periodo dell’anno è ufficialmente arrivato): “Make my wish come true / all I want for Christmas is you”, “Realizza questo mio desiderio / tutto ciò che voglio a Natale sei tu”, chiede Mariah. Ma questa è solamente la versione apocrifa della hit da 16 milioni di copie vendute a livello mondiale. La versione per così dire “canonica” della genesi di “All I want for Christmas is you” ignora il turbolento matrimonio con Tommy Mottola (che pure nel video originale, 740 milioni di visualizzazioni su YouTube, fa un cameo nei panni di Babbo Natale): “Avevo cominciato a pensare a cosa mi piaceva del Natale. Luci, regali, caminetti accesi. Amavo il Natale fin da bambina, ma sono sempre stata senza soldi e dunque non ho mai potuto vivere la festa come i miei coetanei. Venendo da una famiglia disfunzionale volevo che il mio Natale fosse perfetto. Così quando l’ho scritta ci ho messo ogni grammo del mio voler cercare di ricostruire un attimo perfetto”, ha raccontato la popstar. Che nella sua autobiografia “The meaning of Mariah Carey”, pubblicata nel 2020, ha rivelato di aver composto “la maggior parte della canzone su una piccola tastiera Casio a buon mercato” (gli accordi furono poi sviluppati nell’arrangiamento dal suo braccio destro Walter Afanasieff): “Volevo che la canzone catturasse una precisa atmosfera. C’è una dolcezza, una purezza. Avevo 22 anni, ma non ero così lontana dall’essere una bambina. Registrai un intero disco natalizio, fu un rischio. All’epoca MTV non passava video di canzoni di Natale. Era una cosa inedita per chiunque, registrare una canzone originale di Natale”.
Il successo
Il brano fu il singolo di lancio dell’album “Merry Christmas”, nell’ottobre del ‘94. Non fu un successo immediato, tutt’altro: per conquistare per la prima volta la vetta della Billboard Hot 100 – la classifica relativa alle canzoni più popolari negli Stati Uniti – dovrà aspettare fino al 2019, complice l’ubiquità delle playlist delle piattaforme di streaming, da Spotify in giù, per la stagione delle feste. Nel corso degli anni “All I want for Christmas is you” – inclusa nel 2003, dieci anni dopo la sua uscita, nella colonna sonora di “Love actually”, classico natalizio contemporaneo, nel quale a interpretarla era la teenager Olivia Olson – ha raggiunto il primo posto in ventisei paesi diversi: dal Regno Unito (dove solo nell’ultima settimana è stata ascoltata 10,8 milioni di volte) all’Australia, passando per la Lettonia, la Lituania, Singapore, la Grecia e pure l’Italia. In radio, nei centri commerciali, negli spot pubblicitari in tv, alle feste: in questo periodo “All I want for Christmas is you” è ovunque. E in tutto il mondo.
"All I want for Christmas is you" e la psicanalisi
Il New Yorker ha definito “All I want for Christmas is you” come “una delle poche moderne aggiunte di valore al canone musicale delle canzoni natalizie”, forse a pari merito con “Last Christmas” degli Wham!, uscita dieci anni prima (che questa settimana nella Spotify Global è quarta con 31,520,346 streams – nella top ten c’è un altro classico natalizio, un po’ più datato: è “Rockin’ round the Christmas tree”, incisa da Brenda Lee nel ‘58). Ma cos’è che differenzia la hit di Mariah Carey da tutte le altre canzoni natalizie? Lo ha sintetizzato bene The Atlantic, che ha definito il brano come “una sorta di dialettica hegeliana sui desideri natalizi”. Il Natale è un periodo di eccessi materiali e affettivi (di assembramenti, verrebbe da dire). Eppure in “All I want for Christmas is you” Mariah Carey canta l’opposto. Lo dice già il titolo. Si chiama specificità del desiderio. Cercate l’espressione su Google e troverete come risultati i saggi di Freud e Lacan, tra gli altri. Ma perché affidarsi alla psicanalisi quando c’è Mariah Carey? “I don’t want a lot for Christmas / there is just one thing I need”, “Non voglio chissà cosa per Natale / c’è solo una cosa di cui ho bisogno”, dice la popstar nei primissimi versi della canzone.
A pensarci bene è anche una risposta al materialismo del Natale: “I don’t care about the presents underneath the Christmas tree / I just want you for my own”, “Non mi interessa dei regali sotto l’albero / ti voglio tutto per me”. Fun fact: dal ’94 ad oggi “All I want for Christmas is you” avrebbe fatto fruttare a Mariah Carey più di 60 milioni di dollari di royalties, circa 2,5 milioni ogni Natale.