Nada ora balla davvero tra le stelle accese

Il pulcino è diventato un cigno nero, che racconta il suo presente: la recensione del concerto.

Tu combatti sempre e sempre vai da sempre controcorrente”, canta in “Noi resteremo uniti”, una delle dieci canzoni contenute nel suo nuovo album. In fondo è un perfetto autoritratto che in poche parole riassume l’attitudine anticonformista, ribelle, a tratti anche punk, di una signora della canzone italiana che ad un certo punto del percorso si è stufata di cantare le canzonette che i discografici le suggerivano di incidere. E ha cominciato a fare di testa sua. Reinventandosi antidiva che ai bagni di folla preferisce l’intimismo dei piccoli club, dove da anni si esibisce: “Da sempre vi canto di malesseri, di ossa rotte, di amori disperati. Ma non è vero niente – racconta Nada sul palco del Monk di Roma, tra una canzone e l’altra della scaletta del tour de “La paura va via da sé se i pensieri brillano”, appena arrivato nei negozi – mi invento tutto: io sto bene. Ma ho una voce interiore che incoraggia il mio lato oscuro. Sin da bambina. Quel lato oscuro è cresciuto con me, è dentro di me”. Non allude a problemi di salute mentale, ma proprio a quella sua attitudine eversiva: “È nella mia anima, nel mio carattere”, sorride l’ex “pulcino di Gabbro”, il soprannome che le venne affibbiato dalla critica ai tempi della partecipazione al Festival di Sanremo nel ’69 con “Ma che freddo fa”.

All’epoca Nada Malanima aveva appena 15 anni. Oggi ne ha 68. Di parlare del passato non ha voglia, anche se poi a fine concerto non mancherà di cantare la canzone che cinquantatré anni fa diede inizio alla sua favola, riarrangiandola in chiave quasi ska. Il pulcino è diventato un cigno nero che sul palco porta il suo presente, raccontando la sua continua evoluzione stilistica. È riconoscibile, autentica: rock nell’anima, nell’attitudine, nel suo essere controcorrente. Lo è anche nel suono della band che l’accompagna, composta da Andrea Mucciarelli alla chitarra, Francesco Chimenti al basso, Franco Pratesi alle tastiere, Luca Cherubini Celli alla batteria, che riproducono le atmosfere dell’ultimo album, il ventunesimo della sua carriera, frutto della rinnovata collaborazione con il britannico John Parish, già braccio destro di PJ Harvey, Eels, Tracy Chapman. Da “Un viaggio leggero” a “Tu non mi chiedi mai di me”, passando per “In mezzo al mare”, “Io ci sono”, “Chi non ha”, “Noi resteremo uniti”, Nada fa ascoltare uno dietro l’altro i brani contenuti ne “La paura va via da sé se i pensieri brillano”. Gioia, inquietudine, amore, paura: lo ying e lo yang che alberga in tutti noi, messo a nudo e offerto dalla cantautrice toscana in un rito laico di condivisione. Su “Banane city” vira verso la psichedelia: “Queste sono le mie visioni. In questo infinito universo i percorsi sono ignoti, il pensiero diventa impalpabile. Si crea un panico”, dice.

Di tanto in tanto fa qualche incursione nel passato recente, quello di “Dove sei sei” del ’99 (da lì arrivano “Guardami negli occhi” e “Correre”), quello di “Tutto l’amore che mi manca” del 2004 (“Chiedimi quello che vuoi”) o quello di “Luna in piena”, sempre struggente come la prima volta che la cantò in gara al Festival di Sanremo nel 2007, la sua ultima partecipazione alla kermesse. Tra i fan, nel parterre del locale romano, ci sono – tra gli altri – Motta e Carolina Crescentini e il regista Matteo Garrone. Gabriele Mainetti nel 2015 mise la sua “Ti stringerò” nella colonna sonora del suo “Lo chiamavano Jeeg Robot”. L’anno successivo Paolo Sorrentino fece riscoprire al pubblico “Senza un perché”, uscita dodici anni prima nello stesso “Tutto l’amore che mi manca”, inserendola in “The Young Pope”: “Io penso che le cose che hanno un senso prima o poi da qualche parte arrivano. Magari a volte ci mettono un po’ più di tempo. Non per colpa nostra. Ma per qualcosa che non ci permette di far arrivare quelle cose. Ma prima o poi quel qualcosa arriva. Ed è fantastico”.

Nelle vesti di artista di culto, che negli anni si è rintanata in una nicchia tutta sua, ci sta bene. Quando su “Ma che freddo fa” e “Amore disperato” si scatenano anche i ventenni nel parterre, le sfugge un sorriso. Quello di chi con il proprio passato ha fatto pace. E ora balla davvero tra le stelle accese. Al Sassofono Blu come in qualsiasi altro locale in cui farà tappa il tour.

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