Forse si era “perso nel buio”, come cantava un anno fa nel singolo con Madame, raccontando il senso di smarrimento provato dopo il boom di “Malibu”, per arrivare sul palco del Palazzo dello Sport di Roma con quaranta minuti di ritardo rispetto all’orario di inizio dello show. Poco male. Quando le luci del palasport capitolino finalmente si spengono il livello di hype è sufficientemente alto, tra cori e urla delle ragazzine con fascetta rosa d’ordinanza stretta intorno alla nuca. Una telecamera – la clip è pre-registrata – segue Sangiovanni mentre percorre il tragitto che divide il camerino dal palco. L’ingresso è da popstar americana: il 19enne cantautore vicentino salta fuori da sotto il palco, tramite una botola, circondato dal fumo. “Questa vita è già tutta una pubblicità / ti innamori di un sogno che lasci a metà / puoi buttarti dal cielo senza paracadute / solo per dire ‘adesso che cosa si fa?’”, canta Sangiovanni nei versi di “Fluo”, l’ultimo singolo, i titoli di testa perfetti del suo show. Due anni fa a quest’ora Giovanni Pietro Damian – è il suo vero nome – salutava mamma e papà, lasciava la sua vita da ragazzino di provincia, quella vicentina, e si preparava ad entrare nella scuola più popolare d’Italia, quella di “Amici” di Maria De Filippi. La sua vita, lui ancora non lo sapeva, sarebbe cambiata drasticamente nei sei mesi trascorsi all’interno della casetta del talent. Oggi sul palco, di fronte a 5 mila spettatori, dato dell'organizzatore (i club avevano cominciato a stargli già stretti – le undici date della tournée della scorsa primavera erano sold out da mesi, al momento del debutto, e con i concerti estivi il numero di biglietti venduti con il primo tour è salito a quota 80 mila), racconta la storia di un adolescente diventato grande troppo in fretta: “Non è più questo il mondo, non ci sto più dentro / mi sento sempre all’angolo / un meteorite addosso, anche se mi sposto / non lo posso evitare”, canta in “Se mi aiuti”, tra le canzoni più intime e personali di “Cadere volare”, l’album con il quale dopo Sanremo ha raccontato la reazione al successo post-Amici, tra pressione, attenzioni non richieste, critiche e ansia da prestazione.
Il primo dei due concerti nei palasport con i quali Sangiovanni ha scelto di chiudere il tour legato a “Cadere volare” – domenica 23, dopo Roma, sarà al Forum di Assago, a Milano – non è solamente un greatest hits dal vivo che mette in fila i vari successi che nell’ultimo anno e mezzo hanno permesso al cantautore vicentino di diventare l’ultimo dei teen idol. C’è un filo conduttore invisibile che lega tra loro le venticinque canzoni in scaletta ed è proprio il racconto di come il successo abbia messo a dura prova la salute mentale di un 17enne – Sangiovanni non era ancora maggiorenne quando è entrato ad “Amici” – sì determinatissimo e con le idee ben chiare, ma forse non ancora pronto ad affrontare i lati oscuri della vita da popstar: “Grazie a me stesso perché non ho ancora mollato”, dice al centro del palco, dopo aver fatto ascoltare un brano struggente come “Amica mia” e averne raccontato la storia. “Parla della mia relazione con l’ansia. A volte mi parla, a volte mi fa male, a volte mi lascia stare. Penso che nella mia vita ci siano solo due cose che non mi lasciano mai da solo, l’ansia e il cielo. Questo testo è descrittivo. Mi piace perché penso di essere riuscito in qualche modo a far sembrare l’ansia sembrare una persona: volevo avesse delle sembianze umane”, spiega, mentre alcuni ballerini legati al mondo di “Amici” – c’è anche Giulia Stabile, la sua fidanzata, conosciuta l’anno scorso proprio nel talent – danzano sul palco.
Poi, certo, c’è anche il Sangiovanni ultrapop di “Scossa”, “Corto circuito”, “Lady” (“Ho una proposta sexy da farti: cresciamo insieme?” resta uno dei versi più paraculi degli ultimi anni), “Farfalle” (la hit sanremese che dopo aver vinto 4 Dischi di platino in Italia ora punta al mercato latino: la versione spagnola, “Mariposas”, in duetto con la popstar catalana Aitana, è da due settimane in testa alla classifica dei pezzi più suonati dalle radio iberiche), l’inedito “Serial killer”, “Raggi gamma”, “Guccy bag” e “Tilt” (senza Mecna e Coco, che cantano su disco), quello che non si dà arie, non si dà toni, che in una scena di fenomeni – o presunti tali – ostenta la sua leggerezza. “La mia musica ad un primo ascolto può sembrare leggera nel senso più superficiale del termine, ma questa è anche la mia forza. Io ricerco la leggerezza e, per farlo, spesso devo scavare in profondità per trovare le mie emozioni. Il mio obiettivo in musica è comunicare sensazioni profonde con leggerezza”, è sempre stato il suo motto. Con lui, sul palco, c’è una mini band composta da Mista P alla consolle, Carmine Landolfi alla batteria e Riccardo Scirè al pianoforte, alle chitarre e alla direzione musicale: “Da quando ho iniziato due anni fa mi sembra impossibile tutto questo”, dice Sangiovanni prima di “Cadere volare”, la title track del suo ultimo album, cronaca fumettistica degli alti e bassi di questi mesi.
Su “Cielo dammi la luna” gli spalti del Palazzo dello Sport si trasformano in una distesa di flash. È uno dei momenti più emozionanti del concerto, con Sangiovanni che sul palco, a torso nudo, dopo essersi tolto la felpa e averla gettata in un angolo, interpreta la ballata accompagnato solamente dal pianoforte, circondato dalle luci dei cellulari: “Se mi libero, mi libero, mi libero / e precipito, precipito, precipito / e ci sei tu per me / come posso ricambiare”. È un crescendo cantato in coro con i fan nel parterre e seduti sugli spalti del palasport romano: “Cielo, dammi la luna / solo per stasera, stasera / poi te la riporto qua / poi te la riporto in mano”. Passano pochi istanti prima che l’umore cambi completamente, per il finale. Sui maxischermi compaiono disegni di palme e spiagge tropicali. “Son le parole tue, no? Tu non bisticci mai?”: basta l’intro del brano per mandare su di giri i fan. “Malibu-Malibu-Malibu”, urlano in coro, sapendo bene che in fondo manca solamente una canzone, e mica una qualunque, ma quella che ha permesso al loro idolo di arrivare in un anno e mezzo ai suoi primi palasport. Mentre Sangiovanni canta la hit da 7 Dischi di platino, nella sua testa scorrono idealmente i flash di questi mesi: “Sono stati due anni incredibili, abbiamo costruito tantissime cose e stasera le abbiamo portate qui su questo palco – dice il cantautore, rivolgendosi al pubblico – è bello perché questo show chiude un cerchio e riapre un nuovo capitolo. Io spero di avere sempre voi con me”.