Solo Ginevra può far convivere Mahmood con gli Autechre

Esce il primo album "Diamanti", con lo zampino di Mahmood e un sample degli Autechre: l'intervista.

“E pensare che credevo di essere stata molto più pop del solito, in questo disco”, sorride Ginevra. Deve avere un’idea tutta sua di pop per credere che “Diamanti”, il suo disco d’esordio, che esce oggi, sia un disco di canzoni da alta rotazione: “Ci sono pezzi come ‘Torino’, ‘Asteroidi’, ‘Diamanti’ che in qualche modo, dal punto di vista della scrittura, al mio orecchio sembrano vicini a certi canoni della forma canzone. Altri, non lo nascondo, sono volutamente più pazzerelli. Il mio linguaggio, alla fine, è pop. Però le influenze e la ricerca che hanno caratterizzato la composizione e la produzione di questo album non possono dargli una sola etichetta”, chiarisce la 29enne cantautrice torinese. Ambire ad entrare nella stazione dei bottoni del pop italiano, evidentemente, a Ginevra Lubrano non basta: “Con ‘Glicine’ è cambiato tutto: è stata la mia prima esperienza come autrice per altri artisti di ambito pop e mi ha spalancato tante porte. Quello dell’autoraggio è un mondo che mi affascina e che sto continuando a esplorare – dice, parlando della hit firmata per Noemi, con la quale ha vinto da autrice un Disco di platino – ma io nasco come cantautrice. E quasi tutto questo disco l’ho scritto pensando a me”.

Quasi tutto, appunto. “Asteroidi”, firmata insieme all’amico Mahmood, con il quale condivide il team di lavoro (la direzione artistica di “Diamanti” è di Francesco Fugazza, da anni tra i principali collaboratori della voce di “Soldi”), era originariamente destinata a un altro interprete: “L’abbiamo scritto a più mani con artisti, autori e produttori, che ammiro molto ma che ho anche la fortuna di chiamare amici, come lo stesso Francesco Fugazza, Riccardo Schiara e Marcello Grilli. Inizialmente pensavamo potesse essere adatto alla voce di qualcun altro. Ma aveva caratteristiche nella scrittura che erano troppo legate al mio mondo. Così alla fine l’ho incisa io. È una ballad con un tiro incisivo, più spinto rispetto al ritmo lento di una ballata classica. A livello di sound, come forse tutto il disco, risente molto degli Anni ’90, con rimandi un po’ a Madonna e un po’ alle All Saints”. Fugazza, oltre a curare la direzione artistica di “Diamanti”, ha anche prodotto tutti i brani del disco, talvolta insieme a musicisti come Frenetik&Orang3 (il duo già dietro al successo dei principali esponenti della scena rap e indie italiana, da Coez e Venerus, passando per Achille Lauro) e Suorcristona (aka Marco Fugazza, il fratello di Francesco, collaborazioni all’attivo con Meg e Nava). Una squadra tutta al maschile: “Sicuramente i numeri e le statistiche confermano che effettivamente c’è un problema nel settore musicale con le autrici, le produttrici e le musiciste. Non abbiamo vita facile. È un argomento che mi sta a cuore, perché faccio parte anch’io della categoria. C’è da dire che rispetto ad altri periodi, comunque, oggi c’è una varietà e una pluralità di progetti femminili che mi rende orgogliosa. Meritiamo più attenzione”.

In “Oceano” c’è un sample di “Nine”, un brano del duo di musica elettronica sperimentale britannico degli Atechre, culto per gli appassionati del genere: “Sono tra le influenze principali del disco, insieme a Aphex Twin, ai Massive Attack, ai Tame Impala. Tutto il progetto ha un imprinting molto britannico. Gli abbiamo chiesto il permesso di poter campionare in ‘Oceano’ il loro brano e ci hanno risposto di sì. Quando è arrivata la risposta in studio abbiamo fatto festa”, racconta Ginevra. “Non mi sento parte di una scena, ma il mio progetto fa parte di una serie di proposte che negli anni si sono un po’ staccate da un’estetica più canonica, attingendo a fonti internazionali. Una su tutte, quella di Venerus. Sono stata fortunata, fino ad oggi: gli addetti ai lavori hanno compreso la mia diversità e mi hanno valorizzata per questo”, spiega la cantautrice.

Nel 2020 arrivò a un passo dalla partecipazione al Festival di Sanremo – tra le “Nuove proposte” – con “Vortice”. L’anno scorso lo ha fatto da autrice, con “Glicine” (che nonostante il quattordicesimo posto in classifica la sera della finale si è poi presa la sua rivincita nelle classifiche, nei mesi successivi al Festival – Ferzan Özpetek l’ha voluta pure nella colonna sonora della serie de “Le fate ignoranti”, su Disney+). Quest’anno il palco dell’Ariston l’ha calcato da ospite, cantando con La Rappresentante di Lista, Cosmo e Margherita Vicario durante la serata delle cover “Be my baby” delle Ronettes. Nel 2023 la vedremo in gara, direttamente tra i big? “No, macché (ride). Non ho fretta, onestamente. Non voglio bruciare le tappe. Mi prendo il mio tempo: vorrei che questo disco facesse il suo corso”.

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