Il disco del giorno: Gavin Bryars, "Three String Quartets"

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro

Gavin Bryars
Three String Quartets (Cd Black Box BBM 1079)

«Nulla che muova la banderuola del vento, nessuna brezza/solo un cane lungo un viale di alberi silenziosi/che porta a spasso un uomo attraverso una pioggia di foglie».
Il senso di malinconia così tipicamente anglosassone che traspare da questi versi di Simon Armitage (tratti da "Five Eleven Ninetynine", trad. di Luca Guerneri) è perfetto per descrivere la tocante atmosfera presente in questo disco, che raccoglie l’integrale quartettistica del compositore inglese Gavin Bryars.
Uno svolgersi terso di note e colori, che non utilizza effetti spettacolari: profondamente intimo, autentico dialogo interiore.

Bryars non teme di utilizzare sia stilemi del passato che tecniche esecutive tipiche della scrittura d’avanguardia per raggiungere un risultato di grande espressività sempre coinvolgente. Ascoltate lo stupendo finale del Primo Quartetto, basato interamente su armonici che creano un senso di sospensione aerea immateriale, oppure la tensione melodica del Terzo Quartetto, certo il più fruibile della serie, dalla cantabilità immediata (anche se ovviamente ci troviamo in perfetta atmosfera British, del tutto priva di sentimentalismo).

Bryars è diventato negli ultimi vent’anni un autore molto popolare anche presso il pubblico che normalmente non segue la musica contemporanea grazie alla limpidezza di scrittura e alla comunicativa delle sue opere, che pur rifuggendo ogni facile ammiccamento riescono a centrare il bersaglio evitando anche inutili slanci retorici e concentrandosi sul dare intensità a ogni frase. L’esperienza maturata a fianco di autori come Cardew e Cage ha dato a Bryars una forte consapevolezza del proprio artigianato musicale, la sua musica andrebbe additata ad esempio presso quegli autori che confondono l’accessibilità con lo sbracamento melodico sanremese o la New Age.

Tra questi paesaggi sonori di cristallo la compostezza non esclude la commozione ma anche quando Bryars abbandona i suoi tipici andamenti inclini alla lentezza per tentare un approccio maggiormente dinamico (come nella parte centrale del Secondo Quartetto) non c’è mai spazio per l’ebbrezza dionisiaca del ritmo sfrenato; il controllo intellettuale del compositore è ferreo, e il contrasto tra l’incandescente cantabilità del materiale e la razionalità che lo organizza è una delle caratteristiche più affascinanti di questa musica.
 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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