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Il disco del giorno: Donald Fagen, "The Nightfly"

Consigliato e raccontato da Carlo Boccadoro
Il disco del giorno: Donald Fagen, "The Nightfly"

Donald Fagen
The Nightfly (Cd Warner Bros 7599-23696-2)

«Le canzoni di questo disco rappresentano alcune fantasie che potrebbero essere state concepite da un giovane cresciuto nei sobborghi remoti di una città del Nord-Est tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta» scrive Donald Fagen sulla copertina del disco; eccolo lì, infatti, chiuso negli studi di una stazione radio alle quattro e dieci del mattino nel ruolo di disc-jockey, impegnato in un programma chiaramente dedicato al jazz (nella foto si intravede la copertina di "Sonny Rollins and the Contemporary Leaders"), in un’atmosfera impregnata di fumo. Il pacchetto di Chesterfield Kings è destinato ad esaurirsi presto, e dai microfoni della stazione WJAZ Fagen/Nightfly trasmette una serie di canzoni formidabili, con testi criptici, densi di rimandi al mondo del noir e ad una certa middle class americana che credeva ancora di potersi difendere dai raggi atomici buttandosi per terra e tenendo gli occhi chiusi. Fagen è il perfetto cantastorie di questi Stati Uniti ancora foderati di maccartismo e intolleranza razziale eppure ricchi di un fascino indelebile legato ai film gangster della Warner Bros, al jazz di Mulligan e ai romanzi di Mickey Spillane.

Terminata (almeno temporaneamente) con il gioiello "Gaucho" l’avventura degli Steely Dan, Fagen realizza con la sua consueta
certosina pazienza un pannello ricchissimo di colori e timbri, intrecciati dai più grandi artigiani del genere, da Larry Carlton a
Marcus Miller, da Jeff Porcaro a Michael Brecker. Ogni nota è lucidata a specchio, gli arrangiamenti e il missaggio sono privi della minima sbavatura; la voce di Fagen sembra sempre quella di uno che passa di lì per caso, non ha nulla dell’egocentrismo di molte rockstar (e anche di alcuni cantanti jazz).

Fagen racconta con naturalezza e un apparente cinismo, dietro cui spesso si nascondono vaste aree di malinconia, le infinite storie di questa America unendo la propria sensibilità pop (che permette a brani come "I.G.Y." e "Maxine" di fare centro imprimendosi subito nella coscienza di chi ascolta) al gusto per gli accordi sofisticati dal sapore bebop, anche se il jazz qui viene solo evocato, mai preso di petto. La cover riarmonizzata di "Ruby Baby" ci riporta agli albori del rock’n roll mentre lo shuffle di "Walk Between Raindrops" strizza l’occhio a Louis Jordan e chiude il disco con una sciolta capriola.
 

Carlo Boccadoro, compositore e direttore d’orchestra, è nato a Macerata nel 1963. Vive e lavora a Milano. Collabora con solisti e orchestre in diverse parti del mondo. E’ autore di numerosi libri di argomento musicale.

Questo testo è tratto da "Lunario della musica: Un disco per ogni giorno dell'anno" pubblicato da Einaudi, per gentile concessione dell'autore e dell'editore.

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