Bruciare per una passione, ardere nel nome della vita e dell’amore. Con una certezza: non essere mai artisticamente e umanamente uguali. Il nono album degli Afghan Whigs, in uscita venerdì 9 settembre, si intitola “How Do You Burn?”: segue i precedenti “Do to the Beast” del 2014 e “In Spades” del 2017, e riprende tutto esattamente da dove la band si era fermata dopo la reunion avvenuta nel 2012. I componenti del gruppo hanno iniziato a lavorare sull’album nel settembre del 2020, dopo che il frontman e cantautore Greg Dulli era stato costretto a rinunciare al tour per promuovere il suo ultimo disco solista “Random Desire” per colpa del Covid.
E proprio a causa della pandemia, la band si è ritrovata a registrare da remoto: Dulli, il suo co-produttore Christopher Thorn e il batterista Patrick Keeler si trovavano in California, il bassista John Curley, il chitarrista Jon Skibic e il polistrumentista Rick Nelson erano rispettivamente a Cincinnati, in New Jersey e a New Orleans. “Il fatto che il disco sia nato in parte a distanza, è uno degli elementi che lo caratterizza – racconta Dulli – qualche cosa di simile era già successo per ‘She Loves You and Powder Burns’ con gli ‘Twilight Singers’, che è stato registrato a New Orleans all'indomani dell'uragano Katrina. Il disco mi è servito per scappare dalla realtà di tutti i giorni, per ascoltare, darmi da fare, trovare qualche cosa di bello durante un periodo difficile e triste per tutti. La musica per me è stata come una medicina durante la pandemia”. Perché rimettere in piedi gli Afghan Whigs? “Le band a volte si fermano senza particolari motivi, ma semplicemente perché c’è chi segue i propri progetti, chi ha un figlio, chi si mette al lavoro in studio. Non è mai stata mia intenzione chiudere il gruppo dopo il ritorno sulle scene, infatti appena c’è stata l’occasione di fare qualche cosa insieme, è stato tutto di nuovo molto semplice”, ammette l’artista.
Dulli, per lavorare al progetto, ha chiamato una serie di collaboratori, tra cui l’amico fraterno e compianto Mark Lanegan, anche lui membro dei Twilight Singers, partner di Greg in The Gutter Twins. “La mia concezione di band è particolare, per prima cosa a me piace suonare di tutto, lavorare su ogni dettaglio del suono, mi piace collaborare con chi in quel momento è davvero pronto e ha voglia di mettersi in gioco – ammette Dulli - anche per questo motivo le formazioni talvolta sono cambiate: è una questione di sensibilità nel presente, di connessione con i musicisti. Questo avviene sia quando lavoro su progetti miei che in una dimensione più collettiva, in quest’ultima ci sono più tempi ed equilibri da rispettare”. Poi, ricordando Mark Lanegan, il timbro di voce cambia e si fa ancora più profondo.
“Mark Lanegan mi ha suggerito il titolo del disco – ricorda Dulli - ha lavorato su alcune voci, è sempre stato il mio confidente, il mio consigliere per tutto quello che aveva a che fare con la musica. È stato un mio grandissimo amico. Quello che ricordo di lui era il suo senso dell’umorismo, oltre alla sua dolcezza. Quello che mi ha trasmesso è la voglia di cercare sempre di essere curioso. Per me la vita e l’arte non vanno vissute nella ripetitività: bisogna viaggiare, fare esperienze, mettersi in discussione. Mark è sempre stato un esempio di come ‘differenziarsi’ dalla massa possa portare a una crescita umana e artistica”. E tutto questo si riverbera nella musica. “A me non piace mai fare le stesse cose – ammette - nel disco ci sono delle ballate come ‘Please, Baby, Please’, ma anche pezzi più strani e inaspettati. La sperimentazione ha sempre fatto parte del mio percorso. Ci sono ottime band che sono molto riconoscibili, io ho sempre preferito tentare di non ripetermi perché credo che la vera libertà della musica sia proprio quella del non porsi limiti”.
Il gruppo partirà nei prossimi mesi per un lungo tour a supporto del nuovo progetto, una tournée che prevede anche due date italiane: il 25 ottobre in Santeria Toscana 31 a Milano e il 26 al Largo Venue di Roma. “‘Domino and Jimmy’ è una delle mie canzoni preferite del nuovo progetto – conclude Dulli - è nata con me al piano e la finestra aperta. Mi sono lasciato ispirare dalla luce del sole, dal paesaggio, da quella giornata meravigliosa. Tante cose mi portano a scrivere canzoni, anche storie strampalate come quella di un ingegnere che ha sposato un robot, tutto è utile per uscire dalla quotidianità e fuggire dai momenti bui”.