Tommaso Paradiso vuole rifare il Festivalbar

Il cantante torna in tour: "Solo grandi successi", dice. E si ispira ad un vecchio modello...

Si, vabbè, è il momento delle canzoni estive, dei tormentoni, delle hit che terranno il banco per i prossimi due o tre mesi. C’è chi di canzoni estive non ne può proprio più, e chi invece, come Tommaso Paradiso, non riesce a farne a meno. “Io sono un fanatico dell’estate”, ci racconta, “è il periodo dell’anno in cui ricomincio a vivere. Durante l’inverno vado in letargo e poi quando arriva la bella stagione risuscito”. Paradiso sta caricando le batteria in Spagna, prima di ripartire con un lungo tour estivo che lo vedrà protagonista, e con uno show carico di tutti i suoi più grandi successi: “Sto facendo un bel viaggio in Spagna, mi sto preparando al tour insieme alla band e a tutto lo staff che ci produce i concerti. Sarà davvero una bella cosa, non vedo l’ora di iniziare, dal 9 luglio si riparte”.

Estate, canzoni, ripartenza, anche questo sta diventando un tormentone…
“Ma è un tormentone buono. Siccome siamo stati, come ormai abbiamo ripetuto fino alla noia, chiusi in casa per un bel po’ di tempo, tanto per usare un eufemismo, questa è davvero l’estate della rinascita, del ritorno alla vita per questo paese, per le persone. Noi vorremmo contribuire a portare un bel sentimento di gioia, di libertà, di leggerezza, in un tour che serva a far divertire e rilassare le persone, senza pensieri, con allegria”.

Quindi solo grandi successi?
“Si, un tour completamente dedicato a tutti i singoli e alle hit che e ho scritto in questi anni, tutte canzoni che in qualche modo la gente ha sentito e conosce, anche se non è un vero fan, perché magari le ha trasmesse la radio. E’ un modo di riconoscersi e stare insieme”. 

Com’è che Tommaso Paradiso è così legato al concetto, all’idea di estate?
“E’ molto semplice: innanzitutto sono nato il 25 giugno, sono un figlio del mare, ho una famiglia che non ha mai andata in montagna, non ha mai sciato e mai amato il freddo. Siamo legati al sole, al mare, all’estate, alle spiagge, alle vacanze estive, è nel mio dna. E la musica dell’estate per me rappresenta proprio il momento più bello dell’anno, lo stare insieme, la libertà, il divertimento. Per questo mi sono ispirato per il tour a quello che era il vecchio Festivalbar, un momento in cui tutte le famiglie stavano davanti al televisore per vedere e sentire le hit estive, tutti riuniti.
Vorrei cercare di portare in giro quello spirito. Ed è bello, perché secondo me le persone, dopo un anno in cui tutti si sono sbattuti nel lavoro, facendo sacrifici, per arrivare con fatica a fine mese con qualche soldo in tasca, quando arriva l’estate vogliono vivere il loro sogno, qualsiasi esso sia, anche quello della macchina piena di valige e con il coccodrillo gonfiabile pronto all’uso.  D’estate siamo tutti uguali, vogliamo godercela e siamo uniti da questo sentimento. Le canzoni rappresentano questo, ci ricordano questo. Non è un caso che alla fine sono quelle che ricordiamo di più, che ci riportano ad una stagione precisa, che accompagnano la vita e scandiscono non solo eventi ma anche sentimenti. Questo mi piace molto, l’estate è un periodo piacevole della vita ed è molto importante”.

Ma ci devono per forza piacere anche le canzoni brutte solo perché sono estive?
“No, è ovvio. Ma forse non è vero che sono brutte. Dietro a un grande tormentone c’è una lavoro gigantesco, sembra una cosa semplice ma quando hai davvero una hit estiva dietro c’è stato un lavoro immenso. Io penso che sia più semplice fare il cantautore, mettere in scena la propria fragilità, così com’è, mentre invece è molto più difficile scrivere una cosa che piaccia a tutti. E poi fare qualcosa di nuovo dopo che sono state scritte due miliardi di canzoni di questo genere è difficilissimo. Il mistero delle hit estive è proprio li, nel trovare quel punto preciso in cui mentre una famiglia è in macchina  una cosa nazional popolare che piace a tutti dopo due miliardi di canzoni, è difficile portare una cosa nuova, invece il mistero è proprio li, quando riesce a piacere a un’intera famiglia mentre è in macchina sotto al sole. Certo non stiamo parlando di “La sera dei miracoli”, quelle sono opere imparagonabili, ma non bisogna dimenticare che le canzoni estive accompagnano dei momenti importanti nella vita delle persone”. 

Le sue canzoni estive memorabili?
“Per me “Mare mare” di Luca carboni è l’apice assoluto. E’ una canzone cantautorale che vince il Festivalbar, in cui lui parla di se stesso, racconta che prende la molto da Bologna per andare a cercare lei, è una canzone romantica, una hit estiva, ma un pezzo da grande cantautore. Come “Vento d’estate” di Gazzè e Fabi, clamorosa. Certo, oggi tutti si buttano sul reggaton…”

Quindi cosa non sopporta delle canzoni estive?
“Non le sopporto quando non parlano veramente di nulla. Io con “Piove in discoteca” ho provato a raccontare una storia sofferta d’amore, ispirata a “Travolti da un insolito destino…” con Mariangela Melato, Giancarlo Giannini e la regia di Lina Wertmuller, due persone totalmente diverse, nobildonna e marinaio, che vivono questo miracolo che succede non a caso d’estate, quando tutti gli schemi vengono sballati, come tante storie d’amore che durano solo dal 1 al 31 agosto. E’ incredibile, ma l’amore fa veramente grandi scherzi e la mia canzone si riferisce a quel mondo la”. 

Tommaso Paradiso, comunque, è cambiato, cresciuto, non è più lo stesso dei The Giornalisti…
“L’ho sempre detto, sono sempre in crescita, ma le fragilità sono sempre le stesse e ogni giorno ti metti in discussione. Credo che lo faccia ogni artista, anche Vasco, perché diventa ogni giorno più difficile, perché questo l’ho già scritto e questo l’ho già detto, per andare avanti ci vuole il fuoco sacro che illumini la vita. Detto questo sono molto contento di dove sono adesso, ho un pubblico che ancora mi vuole molto bene, stiamo per iniziare un nuovo tour dove arriveranno tante persone e ho tante canzoni da cantare”. 

E il cinema?
“Io sono un grande appassionato di cinema, vedo più o meno trenta film al mese, forse conosco il cinema persino meglio di quanto conosca la musica. Però io vivo per scrivere canzoni, mi sveglio con l’ossessione di scrivere canzoni. E’ iniziata quando avevo diciotto anni e adesso ne ho trentanove, è l’unica strada percorribile. Se mi ricapiterà di avere un occasione al cinema non mi tirerò indietro, ma per adesso l’orizzonte è tutto musicale”. 

Ha imparato a restare in equilibrio?
“L’equilibrio aiuta a non perdere la testa, ma ogni tanto perderla va bene, senza equilibrio saremmo tutti persi per strada, ma ogni tanto avere dei momenti in cui uno è perso è fondamentale, soprattutto per il mio mestiere. Non ho mai conosciuto un cantautore perfettamente sicuro di se stesso, è giusto perdersi, avere angoscia, momenti di ansia, paura del futuro, sennò non scriveremmo canzoni. Ma è fondamentale mantenere l’equilibrio tra la serenità senza la quale non possiamo vivere, e lo sconforto che ci produce emozioni. D’estate, però, divertiamoci: veniamo da anni senza concerti, c’è una grande gioia nell’aria, voglia festa tra la gente. Però non dimentichiamoci di quello che è successo, specialmente alla musica: lo stato italiano fa tanto per il cinema, invece non ha speso una parola per la musica. Invece guardate i tour, guardate la gente, ha voglia di stare li a cantare, anche con gli artisti giovani, con i piccoli e non solo con i big. La gente è rinata con la musica, e senza la musica non ce l’avrebbe fatta”. 

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