La prova del nove di Olivia Rodrigo (che domani arriva a Milano)
Il boom di “Drivers license”, la pioggia di Dischi di platino in ogni continente, i tre Grammy Awards vinti lo scorso aprile grazie all’album di debutto “Sour”. Tutto bellissimo, ma la vera prova del nove per Olivia Rodrigo, la 19enne cantautrice statunitense passata in una manciata di mesi da “next big thing” ad artista forse più influente della sua generazione, arriva ora. Il pop da cameretta delle canzoni che compongono il disco uscito un anno fa, già un best seller che nei soli Stati Uniti ha venduto 3 milioni di copie, esce da quella dimensione per conquistare i palchi dei club e delle arene del tour mondiale. Che domani sera arriva in Italia per un’unica data, quella che vedrà Olivia Rodrigo esibirsi sul palco del Fabrique di Milano (sold out).
La scaletta del concerto, basta dare un’occhiata a quelle delle ultime date, è fissa e non prevede chissà quali sorprese: è inevitabilmente incentrata sui brani di “Sour”, da “Brutal” (il brano che apre il disco e con il quale Olivia Rodrigo ha scelto di entrare sul palco all’inizio dei concerti) a “Good 4 u”, passando per “Jealousy, jealousy”, “Hope ur ok”, “1 step forward, 3 steps back” (nei crediti compaiono i nomi di Taylor Swift e del suo produttore Jack Antonoff, perché la canzone contiene un sample di “New year’s day” della popstar della Pennsylvania), “Happier”, “Deja vu” e la stessa “Drivers license”, che su Spotify ha superato da tempo il traguardo del miliardo di ascolti a livello mondiale. Canzoni scritte prima della grande popolarità internazionale e diventate in questi mesi dei manifesti generazionali, ma nelle quali la Rodrigo – cresciuta fin troppo in fretta – ammette di non riconoscersi più: “Mi sento distante, anche se sono orgogliosa di ciò che ho scritto e mi diverto a cantarle – ha confessato la cantautrice in una recente intervista concessa al magazine Elle – erano pezzi tristi, ma il fatto di averli condivisi con la gente aiutando le persone a sentirsi meglio ha fatto sentire meglio anche me. È una cosa molto potente”.
Il nuovo album non ha ancora un titolo né una data d’uscita. D’altronde il tour in supporto a “Sour”, che è partito il 5 aprile scorso da Portland, due notti dopo il trionfo della popstar ai Grammy Awards (si è portata a casa il premio come Best New Artist, quello come Best Pop Solo Performance con “Drivers license” e quello come Best Pop Vocal Album con “Sour”), andrà avanti almeno fino a luglio, quando chiuderà con uno show all’Eventim Apollo di Londra: da Bruxelles a Parigi, da Amsterdam a Dublino, da Glasgow a Manchester, tutte le date sono già sold out. “Non sono più triste come quando ho scritto ‘Sour’. Sono entusiasta di essere al lavoro sul nuovo disco, che mi vedrà esplorare più atmosfere, storie e sentimenti e crescere ancora di più come essere umano”, ha anticipato Olivia Rodrigo.
La fulminea ascesa al successo della cantautrice è stata raccontata all’inizio dell’anno da “Olivia Rodrigo: Driving Home 2 u (A Sour film)”, film-documentario uscito in streaming su Disney+. Diretto dalla neozelandese Stacey Lee, che prima del progetto si era cimentata per lo più nella realizzazione di spot per brand, il film racconta i mesi che hanno stravolto la vita della 19enne enfant prodige del pop internazionale, che riporta le lancette del tempo indietro di un anno. Nel documentario Olivia accompagna il pubblico in un viaggio che parte da Salt Lake City, dove iniziò a scrivere le canzoni di “Sour”, e che finisce a Los Angeles, la capitale dell’industria dell’intrattenimento. "Se scrivo ancora in cameretta? Sì. Non penso che cambierà. Scrivere per me è prima di tutto un modo per elaborare i miei pensieri, i miei sentimenti, e quello è il posto in cui mi viene meglio", dice lei.