Mdou Moctar: il rock psichedelico che arriva dal deserto
Ispirato da Eddie Van Halen e dalle melodie tradizionali Tuareg, fra scariche elettriche e soffi del vento del deserto, Mdou Moctar è cresciuto ad Agadez, in Niger, imparando a suonare una chitarra che lui stesso aveva costruito. Carismatico sin dalla nascita, dopo un iniziale successo, ha conosciuto fama internazionale producendo e recitando nel primo film in lingua Tuareg: un remake del classico di Prince, “Purple Rain”. Dopo molti anni di gavetta, si è attirato addosso i riflettori internazionali. E questo grazie soprattutto all’ultimo lavoro, “Afrique Victime”: un gioiello di psichedelia rock e desert blues, finito nella lista dei best album 2021 della stampa internazionale, dal Guardian a Pitchfork, passando per Economist e Wire. L’artista, sabato 30 luglio arriva in Italia per un concerto in prima nazionale per il festival Electropark ai Giardini Luzzati di Genova.
Le meditazioni poetiche su amore, religione, diritti delle donne, disuguaglianza e lo sfruttamento dell'Africa occidentale sono i temi protagonisti delle canzoni del nuovo progetto. Il disco è nato dagli sforzi congiunti di Mdou Moctar e dei membri della sua band: il chitarrista Ahmoudou Madassane, al suo fianco dal 2008, anche mentore della prima band di chitarre Tuareg al femminile “Les Filles De Illighadad”, il giovane batterista Souleymane Ibrahim e il bassista Mikey Coltun, americano di Brooklyn. Quest’ultimo è anche road manager, produttore e ingegnere del suono. “Afrique Victime” è un album ricco di colori e sfumature desertiche, che per la prima volta include molte chitarre acustiche e un dolce feeling crepuscolare: i brani non hanno confini, viaggiano liberi e si modificano a seconda di emozioni e sensazioni, mettendo argomenti profondi e politici.
“Voglio far sapere che stiamo facendo musica per promuovere la pace nel mondo e per essere tutti allo stesso livello, combattendo contro il razzismo – ha raccontato Mdou Moctar – tutti i colori e i generi sono uguali. Donne, uomini e bambini: tutti soffrono nel deserto a causa della colonizzazione della Francia. Nella nostra terra mancano strutture fondamentali come ospedali, acqua potabile e scuole”. Le esigenze di Agadez, città natale di Mdou Moctar, sono una parte importante di ciò che lo guida come artista: attraverso la musica vuole rivendicare diritti, promuovere i giovani della sua regione e portare avanti una causa collettiva. “So che cosa significa esser stati in quella posizione di disagio – ha proseguito Mdou Moctar – ricevo molto supporto dalle generazioni più giovani proprio perché li aiuto e cerco di dare voce alle loro istanze. Quando torno da un tour, regalo a loro l’attrezzatura che ho comprato in modo che possano formare più facilmente le proprie band e far sentire in giro la loro musica”.