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Covers story: “I shot the sheriff” di Eric Clapton

La storia di una canzone e delle sue versioni
Covers story: “I shot the sheriff” di Eric Clapton

I SHOT THE SHERIFF
Eric Clapton (1974)
Originale: The Wailers (1973)

Probabilmente a causa della maggiore popolarità di cui, nel 1974, godeva Eric Clapton rispetto agli Wailers di Bob Marley, "I Shot The Sheriff" riuscì a entrare in classifica solo quando il chitarrista britannico scelse di registrare la sua versione per l’album "461 Ocean Boulevard".
Eric Clapton veniva da un periodo difficile di dipendenza dall’eroina a cui fece seguito una riabilitazione presso una fattoria inglese. Se i problemi con la droga lo tennero lontano dalla musica per circa tre anni, il periodo di recupero gli fece tornare la voglia di suonare. Era un momento critico che Clapton affrontò dedicandosi all’ascolto di molta musica, tra cui vecchi album
di blues e qualche disco di reggae incluso "Burnin’" degli Wailers.
Il chitarrista fu incoraggiato a rimettersi in pista dal produttore Tom Dowd che organizzò nei minimi dettagli le session per l’album presso i Criteria Studios di Miami.
Sapeva che Eric era particolarmente fragile e così si occupò di ingaggiare i musicisti e anche di affittare per lui una casa all’indirizzo che poi sarebbe diventato il titolo dell’album. Il disco, con l’eccezione di tre sole canzoni scritte di pugno da Clapton, era una raccolta di cover scelte tra quelle ascoltate nel suo periodo di riabilitazione e "I Shot The Sheriff" era una di quelle maggiormente amate dal musicista.


Gli Wailers in quel tempo erano un’istituzione in Giamaica ma ancora lontani dai fasti mondiali di cui avrebbero goduto solo qualche anno più tardi. A conoscerli erano in pochi tra cui di molti musicisti, in particolare inglesi, che stimavano in particolare l’autore e leader Bob Marley.

Clapton, che era sicuramente tra questi, decise di includere nel disco una sua versione di "I Shot The Sheriff", per altro senza snaturare troppo la l’intenzione originaria e mantenendol’impianto reggae che gli piaceva molto, rendendola un successo planetario.

La canzone chiudeva la prima facciata dell’album ma il suo potenziale commerciale non sfuggì a Robert Stigwood, all’epoca A&R della Polydor, che la scelse per un’uscita su 45 giri (accorciandola di circa un minuto) che arrivò al numero 1
della Billboard Hot 100 (e di svariate altre classifiche in tutto il mondo) accendendo anche la curiosità del pubblico su Bob Marley e la sua band che, nel giro di qualche mese, avrebbe conquistato il mondo.

Questo testo è tratto, per gentile concessione di Crac Edizioni, dal libro “Cover and over again”, di Joyello Triolo.

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