Francesco Guccini, storia di "Canzone della bambina portoghese"

L'album "Radici" sta per compiere 50 anni, lo rileggiamo canzone per canzone

"Radici" di Francesco Guccini è stato pubblicato cinquant'anni fa, nell'ottobre del 1972. Ripercorriamo l'album canzone per canzone, in ordine di tracklist.


Canzone della bambina portoghese 

Complessa, affascinante, doppia. La prima parte, lampeggiata dalla chitarra elettrica di Gigi Rizzi, è il falò delle vanità (“Gente viene qui e ti dice di saper già ogni legge delle cose”), è la prigionia delle certezze (“Tutti chiusi in tante celle fanno a chi parla più forte”). La seconda parte, un lento country new age dove subentrano il banjo della Kooperman e il mellotron di Vandelli, è l’innocenza, simboleggiata da una bambina che si affaccia sull’ultima roccaforte dell’Europa, perdendosi nell’infinito oltre l’oceano.

Sentì che era un punto al limite di un continente
Sentì che era un niente l’Atlantico immenso di fronte

Quasi mezzo secolo dopo, Guccini rivela: «A quei tempi, certi amici e conoscenti giuravano sulla fede politica, avevano la verità in tasca. La bambina portoghese ha un’intuizione, sa di poter arrivare vicino alla realtà, ma senza mai toccarla».

Spartito quasi sinfonico nella sua complessità – "La locomotiva" sembra di un’altra epoca – con le parole che fluttuano senza tempo e senza riferimenti come le onde dell’oceano infrante sulla costa lusitana. 

Questo testo è tratto da "Tutto Guccini" di Federico Pistone, pubblicato da Arcana, per gentile concessione dell'autore e dell'editore. (C) 2020 Lit edizioni s.a.s.  

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