Francesco Guccini, la storia di "Piccola città"

L'album "Radici" sta per compiere 50 anni, lo rileggiamo canzone per canzone

"Radici" di Francesco Guccini è stato pubblicato cinquant'anni fa, nell'ottobre del 1972. Ripercorriamo l'album canzone per canzone, in ordine di tracklist.


Piccola città

«Nascere a Modena non è stata colpa mia. Appena ho potuto l’ho abbandonata». E pure con livore, a giudicare da questa feroce dedica fatta canzone, la prima davvero autobiografica, con richiamo armonico alla "Ballata di Easy Rider" di Roger McGuinn.

Piccola città bastardo posto
Appena nato ti compresi
O fu il fato che in tre mesi
Mi spinse via

«Notate l’amore che porto per questo luogo» ironizza l’autore nei concerti. «Neppure il filtro del ricordo» annota Gabriella Fenocchio in "Canzoni", «riesce ad attutire gli elementi di una disaffezione a quel luogo e a quel tempo legata non solo alle difficoltà del periodo postbellico ma anche a quelle di un ambiente ritratto nella sua chiusura asfittica e nel suo orizzonte bigotto».

Se penso a un giorno, a un momento
Ritrovo soltanto malinconia
È tutto un incubo scuro
Un periodo di buio gettato via

Così Guccini ci scoperchia i turbamenti e gli orizzonti del lui ragazzino per chiudere con una personale versione dell’"Essere e tempo" di Heidegger, che lo accompagnerà sempre e ovunque.

Angoli di strada testimoni degli erotici miei sogni
Frustrazioni, amori a vuoto mai compresi
Correva la fantasia verso la prateria
Fra la via Emilia e il West

Sarà anche “piccola” e “bastarda”, Modena è comunque una città universitaria di quasi duecentomila abitanti dalle “radici” antiche e, per quel che vale, vanta tre Patrimoni dell’Umanità secondo l’Unesco: il Duomo romanico, il suo campanile della Ghirlandina e la medievale Piazza Grande.

Guccini nasce qui, in mezzo alla guerra, il 14 giugno 1940 e ancora bambino si installa dai nonni sull’Appennino nel podere “a metà fra Toscana ed Emilia, e si è preso un po’ di qua e un po’ di là”, appunta in "Tralummescuro". Il “bigino” della sua gioventù emiliana ce lo consegna direttamente l’interessato affidandolo, come una biografia autorizzata, al sito ufficiale francescoguccini.it, ricca fonte di archivi e ispirazioni. 
Anni Cinquanta: si iscrive all’Istituto Magistrale a Modena.

1957: comincia suonare la chitarra e a comporre le prime innocenti canzoni.

1958: si iscrive alla Facoltà di Lingue e Letterature straniere; in ottobre diventa istitutore in un collegio di Pesaro ma due mesi dopo viene licenziato per “incompatibilità”.

1959: lavora per un anno nella redazione della «Gazzetta di Modena» esordendo con un’intervista a Domenico Modugno (che non gradisce).

1961: la famiglia Guccini si trasferisce a Bologna e Francesco si esibisce nelle balere con i Marinos,
poi Gatti. 1

962: parte per il servizio militare.

1963: ha la possibilità di entrare nell’Equipe 84 ma preferisce riscriversi all’Università.

1964: compone i primi successi per l’Equipe ("L’antisociale", "Auschwitz", "È dall’amore che nasce l’uomo").

1965: diventa docente di italiano nella succursale bolognese del College americano Dickinson e collabora con l’agenzia
pubblicitaria dell’amico Guido De Maria. Invia alle case editrici le prime stesure dei suoi romanzi scritti in italiano misto dialetto ma le risposte non sono incoraggianti e così si butta nella canzone d’autore.

1966: avvia la collaborazione con Caterina Caselli e con i Nomadi creando successi come "Noi non ci saremo", "Dio è morto", "Per fare un uomo".

1967: esce il suo primo («e ultimo» spergiura Guccini) album "Folk Beat N. 1". Modena è già bella che ripudiata. Ci tornerà per l’"Incontro" più famoso e struggente della canzone italiana.


Questo testo è tratto da "Tutto Guccini" di Federico Pistone, pubblicato da Arcana, per gentile concessione dell'autore e dell'editore. (C) 2020 Lit edizioni s.a.s.  

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