Porta sempre gli occhiali da sole, ma è un grandissimo e acuto osservatore. A confermarlo c’è la sua carriera, composta da brani sagaci che uniscono il rap al cantautorato con incursioni nell’elettronica e nel pop. Il brano con cui si è presentato al Festival di Sanremo, “Dove si balla”, è un’iniezione dance scatenata con un pizzico d’attualità. Dal cilindro della kermesse arriva anche un nuovo album, il decimo per Dargen D’Amico. Il titolo è già tutto un programma: “Nei sogni nessuno è monogamo”, uscirà il prossimo 4 marzo. “Questo disco serve a chiudere un cerchio – racconta Dargen – avevo tante cose da dire e le ho trasformate tutte in musica. Le ho condensate in questi brani che per me significano tanto. Lo dico subito: non ci sono collaborazioni. Non ce n’è stata occasione e neppure la volontà. Mi prendo tutta la consapevolezza di quello che dico, lo faccio io, senza mediazioni o ingressi di altri. Penso che sia importante farlo, che la musica a volte abbia anche questa responsabilità, quella di essere diretta, senza l’intervento di più voci”.
Poi sul Festival: “Sanremo è un luogo per essere osservato – dice Dargen - per due-tre minuti sei al centro dell’attenzione, hai i riflettori puntati addosso. La gente scherza anche su di te, vieni preso per il culo. Beh, essere presi per il culo è liberatorio. Serve a riequilibrarsi, a lasciare andare via il superfluo. Quello che mi dispiace è non essere riuscito a passare del tempo con altri artisti. Siamo stati isolati negli alberghi e questo non lo ha permesso. È un peccato perché possono sempre nascere situazioni interessanti. Un esempio: un giorno, al ritorno da un viaggio a Sanremo con Rkomi, abbiamo scritto ‘Maleducata’ per il suo nuovo progetto”.