L’intenzione è quella di “dissotterrare l’osso”, tra istinto e ragione. Così ha spiegato Vinicio Capossela, presentando alla stampa il nuovo corso dello Sponz Fest, il festival da lui ideato e diretto che quest’anno arriva alla sua nona edizione. In un 2021 ancora pieno di timori e di incertezze, il territorio dell’Alta Irpinia e lo Sponz stesso diventano adesso un’occasione per proporre una riflessione sulle cosiddette "terre dell'osso" dell’Italia, secondo una visione verticale della geografia, che non fa più distinzione tra il nord e il sud ma tra le aree urbanizzate e la spina dorsale del nostro Paese.
“Se c’è stato nel corso di oltre un intero secolo un processo di spopolamento, c’è ora un tentativo di ripensare queste aree anche in conseguenza del rivolgimento sociale che la pandemia ha generato” ha precisato l’istrionico Vinicio, aggiungendo come “le politiche e le tecnologie possono creare quelle condizioni per cui le persone scelgono di rimanere, di ritornare o anche di arrivare per la prima volta in un territorio che solitamente è un luogo di partenza”. Una possibilità che l’artista ha colto anche dal quarantennale del terremoto che nel 1980 sconvolse l’Irpinia. Esattamente come in seguito a quell’evento disastroso c’era un futuro da reinventare, anche oggi le sfide del nostro tempo richiedono di prendere consapevolezza su quale potrebbe essere il ruolo delle aree appenniniche nei prossimi anni.
Per questo, lo Sponz Fest, ribattezzato per l’occasione “Sponz All'Osso - Per un manifesto delle aree interne”, si propone con il contributo della Regione Campania di portare in un luogo, quello di Calitri, in provincia di Avellino, un festival che riunisce in una forma compiuta di esistenza e resistenza le diverse esperienze che hanno dato voce a una geografia che, nonostante tutto, non teme il vuoto. Inseriti in questo modo in un programma ad ampio raggio, gli eventi combinano il classico invito a “sponzarsi” con riflessioni, poesia dialettale, scompaginazioni artistiche, epica di frontiera e vecchi fantasmi, passando ovviamente per la musica.
Un festival all’osso
Suddiviso in cinque giornate, lo “Sponz All’Osso” mette così in cartellone appuntamenti alquanto differenti eppure tra loro interconnessi, come lo show di Iosonouncane, a supporto del suo ultimo album “IRA” in una versione, naturalmente, all’osso, e poi, ancora, le “Meditations On Bones” del leggendario chitarrista Marc Ribot, il punk-western di Dome La Muerte, il nero denso delle malie notturne di Matt Elliott e Daniel Blumberg, al pari di Asso Stefana e la Banda Della Posta che, con il loro “Calitri-Mex”, riannodano quel filo in grado di correre tra le musiche da ballo e gli scenari di confine tipici della fisarmonica di Flaco Jiménez.
Non mancheranno nemmeno i tributi, quello a Bob Dylan, in una versione intima e scarnificata, chitarra e voce, proposto da Pietro Brunello e quello della cantante spagnola Martirio che, oltre a ricordare Franco Battiato - con cui aveva preso parte al film “Perduto Amor” - renderà omaggio alle sanguigne ballate d’amore e di tormento di Chavela Vargas e alla cultura messicana, che con le ossa ha sempre avuto a che fare.
Infine, il concerto del sabato è “All’Osso”, ça va sans dire, in un una serata “happening” con la presenza dello stesso Capossela e un repertorio che ne declina tutto l’immaginario possibile, in compagnia di ospiti quali Asso Stefana, Marc Ribot e Peppe Leone con un set di ossa e pietre, fino al canto all’alba per tibie e zampogne.
Tra tibie e frontiera
“È un’occasione di esperienza essere all’osso”, ha affermato quindi Vinicio Capossela, precisando che si tratta di “un concetto che ci obbliga a prendere decisioni e naturalmente gli orpelli sono i primi a cadere. Ci riguarda tutti perché in un momento in cui ci sono meno possibilità di scelta, bisogna fare necessariamente delle scelte e capire cosa sia veramente indispensabile e cosa più fittizio”.
In chiusura dell’incontro, sul tema del festival, il cantautore ha in ultimo aggiunto: “c’è moltissima musica legata alle ossa, a partire dall’idea di suonare in formazioni molto ridotte, stringate, come avviene per gran parte degli artisti coinvolti, oppure dalle tensioni stesse generate da certa musica come il blues e la ranchera, come pure dalla polvere e dal senso della frontiera, perché anche nell’osso c’è da rosicare!”.
Il programma completo di “Sponz All’Osso” è disponibile al sito www.sponzfest.it