È forse la canzone più iconica tra tutte quelle incise da Raffaella Carrà. Il testo fu scritto dal suo maestro Gianni Boncompagni e Daniele Pece, su musica di Paolo Ormi. Era il 1978 e nell'Italia bigotta dell'epoca Raffaella Carrà - scomparsa ieri all'età di 78 anni - cantava: "Com'è bello far I'amore da Trieste in giù / L'importante e farlo sempre con chi hai voglia tu / E se ti lascia lo sai che si fa? / Trovi un altro più bello / Che problemi non ha". "Tanti auguri", questo il titolo corretto del brano, diventò presto un manifesto di libertà universale, un inno riempipista, la colonna sonora fissa dei pride della comunità lgbtq+. Tradotta in spagnolo con il titolo di "Hay que venir al sur", ebbe successo anche sul mercato iberico e latino. Ora è tra le canzoni più ascoltate e condivise dopo la notizia della scomparsa della grande artista bolognese. Ecco il testo completo e il significato della canzone:
Il brano era la sigla del programma di Rai1 "Ma che sera", che nel 1078 segnò il ritorno di Raffaella Carrà in tv dopo tre anni di tour e alcuni programmi realizzati per varie tv estere. Vide la showgirl apparire per la prima volta a colori anche sul piccolo schermo italiano. Si trattava di un varietà classico, scritto dallo stesso Boncompagni: Raffaella presentava, cantava e ballava, affiancata spesso da grandi ospiti.
La canzone venne pubblicata come singolo (sul lato b c'era la sigla di chiusura, "Amoa") e ottenne sin da subito un grandissimo successo. Venne inclusa nell'album "Raffaella", dalle sonorità eurodisco: dentro c'erano anche "California", "Luca" (che parlava di un ragazzo gay), "Sono nera". Fu distribuito anche in Spagna, Colombia, Venezuela, Uruguay, Stati Uniti con il titolo di "Hay que venir al sur", quello scelto per la versione spagnola della stessa "Tanti auguri".
"Tanti auguri" è un inno all'indipendenza. Non solo femminile (qualcuno ha scritto che Raffaella Carrà ha contribuito all'emancipazione delle donne negli Anni '70 più delle stesse femministe che in piazza bruciavano i reggiseni). Ma universale. Che ha reso Raffaella Carrà un'icona dell'emancipazione e del mondo gay. Nel 2017 in un'intervista al Corriere della Sera la showgirl disse:
"L’ho chiesto a un amico gay, direttore di una rivista in lingua spagnola: 'Que te gusta de mi persona?'. Lui mi ha guardato come se fossi una torta al cioccolato: “Todo”. La verità è che morirò senza saperlo. Sulla tomba lascerò scritto: 'Perché sono piaciuta tanto ai gay?'".
La sigla di "Ma che sera", di fatto poi diventata una sorta di videoclip ufficiale di "Tanti auguri", venne girata nel parco tematico dell'Italia in miniatura, a Rimini: aveva per protagonista, naturalmente, la stessa Raffaella Carrà, che cantava la sua canzone intorno ai principali monumenti in miniatura delle città italiane... da Trieste in giù.